GRÉGOIRE, Baptiste-Henri
Nato a Vého (Meurthe) il 4 dicembre 1750, morto a Parigi il 26 maggio 1831. Compiuti gli studî teologici a Nancy, fu nominato vicario e poi curato d'Embermesnil, ove il G., attivo e dotato di notevole cultura, si dedicò all'educazione popolare e fece prova di idee riformatrici, ispirate al gallicanismo giansenista. Austero e pio, desideroso di mutamenti nella vita interna della chiesa, fu in corrispondenza, tra gli altri, con Scipione De' Ricci. Eletto deputato del clero agli Stati generali fu tra i primi a provocare "la rupture des deux clergés", radunando attorno a sé i curati democratici e unendosi al terzo stato nella lotta contro i privilegiati e la corte. Chiese il 13 luglio 1789 la punizione dei responsabili del rinvio del Neker; il 4 agosto votò l'abolizione dei privilegi; combatté il diritto di veto assoluto del re e fu favorevole alla costituzione civile del clero, che giurò per primo. Dopo la fuga di Varennes chiese che il re fosse posto in stato d'accusa; si oppose al censo elettorale. Vescovo costituzionale di Blois e amministratore del dipartimento di Loir-et-Cher resse per dieci anni la sua diocesi con zelo esemplare (1791-1801). Deputato alla Convenzione appoggiò la proposta di Collot d'Herbois per l'abolizione della monarchia. In politica estera sostenne la tesi del raggiungimento dei confini naturali, come quando propose di accettare la richiesta dei Savoiardi di unirsi alla Francia (27 novembre 1792). Commissario della Convenzione nei dipartimenti del Monte Bianco e delle Alpi Marittime, fu assente al processo del re. Al suo ritorno fu eletto membro del comitato per la pubblica istruzione, nel quale si distinse per la conservazione e l'accrescimento del patrimonio artistico e svolse opera intesa a imporre l'unità della lingua contro i dialetti locali e le lingue straniere. Combatté la schiavitù dei Negri e lottò in favore degli Ebrei; partigiano della libertà dei culti, rifiutò di rinunciare alla sua diocesi e alla sua fede. Dopo Termidoro fu membro del Consiglio dei cinquecento. Cercò allora invano di far trionfare la sua idea di una chiesa gallicana. Accettò Brumaio e divenne membro del Corpo legislativo (1800) e del Senato conservatore (1802), pur restando fedele all'ideale repubblicano. Fu contrario al Concordato napoleonico e perciò dovette abbandonare la sua diocesi, limitandosi a rivendicare la legittimità della sua nomina. Si dichiarò anche contrario alla costituzione di tribunali eccezionali; fu dei 5 senatori avversi alla proclamazione dell'impero; osteggiò il ristabilimento dei titoli nobiliari e il divorzio dell'imperatore. Napoleone lo nominò commendatore della Legion d'onore e conte dell'Impero (1808) senza riuscire a disarmarne l'opposizione. Durante gli ultimi anni dell'Impero viaggiò molto in Germania e in Inghilterra e tornò agli studî (Histoire des religieuses, 1810), che continuò dopo che la restaurazione l'ebbe cacciato dall'Institut e privato d'ogni assegno. (Da ricordare tra le sue numerosissime opere: De la constitution française de l'an 1814, 1814, commento liberale alla Carta; Essai historique sur les libertés de l'église gallicane, 1818; Histoire du mariage des prêtres, 1826). La sua elezione a deputato dell'Isère suscitò paura e scandalo grandi nel 1819. Il governo la fece annullare; nel 1824 fece addiruttura cancellare il nome del G. dalle liste elettorali. Anche la monarchia di luglio lo lasciò in disparte. Sul letto di morte chiese i conforti religiosi e li ottenne, malgrado il divieto dell'arcívescovo di Parigi.
Bibl.: Oltre la Grégoireana, au résumé général de la conduite, des actions et des écrits de M. le comte H. G., pubbl. da Cousin d'Avalos, Parigi 1821, e i Mémoires, editi da H. Carnot, in H. G., évêque républicain, Parigi 1837 (2ª ed. 1882), v.: L. Maggiolo, La vie et les œuvres de l'abbé G., voll. 3, Nancy 1884; L. Pingaud, Correspondance de Le Coz et G., 1800-1815, Besançon 1906.