baraccopoli
baraccòpoli s. f. invar. – Insieme di casupole costruite con materiali di recupero, spesso illegale e non riconosciuto, privo di infrastrutture primarie (acqua potabile, servizi igienici e fognature, smaltimento dei rifiuti, elettricità ecc.), talvolta realizzato su terreni geologicamente instabili, solitamente nella periferie delle grandi aree urbanizzate. Diffuse in diverse aree geografiche, le b. assumono, corrispondentemente, nomi diversi: in Brasile, per es., vengono chiamate favelas. Il primo di tali insediamenti sorse a Rio de Janeiro, su di un terreno collinare di quella che era allora la capitale occupato da reduci della guerra di Canudos (1895-1896, nello Stato di Bahia) in segno di protesta contro il governo che aveva smesso di pagarli: la collina, che si chiamava Morro da Providência, fu denominata Morro da favela (dal nome di una pianta - favela o faveleira, bot. cnidoscolus quercifolius - diffusa nelle zone dove era stata combattuta la guerra). Molti degli abitanti erano anche ex-schiavi, liberati in seguito alla legge Aurea del 1888, che vi si trasferirono nel tempo. Le favelas, diffusesi poi in molte città brasiliane, sono spesso costruite su terreni collinari resi franosi in seguito ai disboscamenti e sono solitamente abitate da fasce di popolazione estremamente povere in fuga dalle aree pianeggianti più soggette ad alluvioni. Il degrado sociale è spesso all’origine di comportamenti criminosi. A Rio de Janeiro, in particolare, la diffusione delle favelas è stata particolarmente rapida negli anni Settanta del 20° secolo, ma costituisce ancora un grave problema, sia sociale sia urbanistico. Nei Paesi francofoni africani e caraibici le b. prendono invece il nome di bidonvilles – dal francese bidon, «bidone», e villes, «città» –, mentre in Colombia di callampas, in Perù di pueblos jovenes, in Turchia di gecekondular, in Indonesia di permukiman liar o kampung liar, nelle ex colonie britanniche di slums (ma anche di vijiji in Kenya o di johpadpatti in India), in Sudafrica di townships, shanty towns o squatter camps ecc. Ciascuna parola ha tuttavia origini e, di conseguenza, sfumature semantiche diverse. Slum ha, per es., una connotazione evidentemente dispregiativa; township nasce invece come denominazione amministrativa che, in Sudafrica in generale e a Johannesburg in particolare, ha assunto connotazioni negative per le condizione di degrado che vi si riscontrano. Il rapporto The challenge of slums, global report on human settlements, pubblicato nel 2003 da UN-Habitat, l’agenzia dell’ONU per gli insediamenti umani, ha offerto per la prima volta un accurato quadro globale del fenomeno.