baratto
Non si trova mai nel senso odierno di " scambio di beni con altri beni senza uso di moneta ", ma, per lo più, col significato di " truffa ", " illecito guadagno " (vedi pertanto Barattiere). Una sola volta, in If XI 60, è usato al plurale, ma, secondo i commentatori antichi (Buti, Landino) e anche alcuni moderni (Siebzehner), vale per " barattieri ", poiché nell'elenco di Virgilio si alternano le colpe ai peccatori: ipocresia, lusinghe e chi affattura, / falsità, ladroneccio e simonia, / ruffian, baratti e simile lordura.
Nel senso più generico di " inganno " b. si trova quattro volte nel Fiore: in XCII 5 dice Falsembiante: Con mio baratto ciaschedun affondo, cioè " con i miei inganni mando tutti in rovina "; più oltre (C 4) lo stesso Falsembiante dice: I' fo sì fintamente ogne mio fatto / che Proteusso, che già si solea / mutare in tutto ciò ched' e' volea, / non seppe unquanche il quarto di baratto (" Io agisco in modo così falso, che Proteo, il quale soleva mentire in tutto ciò che voleva, non conobbe neppure la quarta parte degl'inganni che io so "). In CXIX 7 è personificato: Così il conciò la moglie di Baratto, che è l'Ipocrisia, moglie dell'Inganno; la stessa personificazione in CXXIX 10: Falsembiante in mano un bordon di ladorneccio / portava, il qual le donò ser Baratto.