barbaro
Due volte è usato nella Commedia, sempre con valore di sostantivo e con preciso riferimento storico. La prima in Pg XXIII 103 Quai barbare fuor mai, quai saracine, / cui bisognasse, per farle ir coperte, / o spiritali o altre discipline?, in cui sembra evidente il riferimento a donne non tanto di imprecisate popolazioni primitive (" le barbare, le quali sono sì partite da' nostri costumi ", chiosa l'Ottimo), quanto particolarmente di Barberia, cioè dei territori arabi dell'Africa settentrionale compresi fra la Tripolitania e il Marocco, distinti da quelli orientali ai cui abitanti si attribuiva piuttosto il nome di Saraceni. La seconda volta il sostantivo è usato in Pd XXXI 31 Se i barbari, venendo da tal plaga / ... veggendo Roma e l'ardüa sua opra, / stupefaciensi, in cui si allude particolarmente alle popolazioni germaniche che invasero l'Italia dal nord provocando la caduta dell'Impero romano, con un valore corrispondente quindi a quello tradizionale romano. In entrambi i casi, in conformità con la tradizione, è implicita una valutazione negativa sul piano culturale - e nel primo caso anche morale - di coloro che storicamente vengono definiti ‛ barbari ' proprio e soltanto perché fuori della civiltà romana e cristiana.
Bibl. - U. Bosco, D. vicino, Caltanissetta-Roma 1966, 164-165.