Barbato
Usato da D. una sola volta, col significato di " radicato ", " abbarbicato " (v. BARBA), in contesto metaforico: e 'l mio disio però non cangia il verde, / sì è barbato ne la dura petra / che parla e sente come fosse donna (Rime CI 5).
È degno di considerazione che i versi citati appartengano alla sestina Al poco giorno e al gran cerchio d'ombra, dove dichiaratamente D. segue le orme di Arnaldo Daniello (cfr. VE II X 2). In realtà i versi danteschi efficacemente ricalcano i versi iniziali della sestina arnaldiana: " Lo ferm voler q'el cor m'intra / no m pot ies becs escoissendre ni ongla / de lausengier ". Già usato, in senso proprio, da Brunetto Latini (Tesoretto 443 " e 'n ella [terra] fece e mise / ogne cosa barbata che 'n terra è radicata "), compare in contesto metaforico in Guittone (Lettere 73), ove gli amori " non radicati in buono " son paragonati a " biado barbato in sasso ". V. anche DIBARBARE.