barbiturici
Classe di farmaci anestetici, antiepilettici e ipnotici derivati dall’acido barbiturico, che hanno in comune un’azione reversibile di depressione del sistema nervoso centrale. I b. che producono induzione dell’anestesia sono il tiopentale sodico, il tiamilale, il metoesitale: producono perdita dello stato di coscienza in meno di mezzo minuto; il loro dosaggio dipende dal peso corporeo e dall’eventuale premedicazione con benzodiazepine o oppioidi. Durante l’anestesia da b. si verificano nell’- SNC una diminuzione del metabolismo, del flusso ematico e della pressione intracerebrali; per vasodilatazione si abbassa anche la pressione arteriosa e, per depressione dei centri respiratori, diminuisce la ventilazione. Per quanto riguarda la loro azione antiepilettica, i b. sono di elezione nel trattamento di emergenza nelle convulsioni non epilettiche, quali quelle tetaniche, nell’eclampsia, nell’emorragia cerebrale e nell’intossicazione da farmaci convulsivanti. L’effetto ipnotico-sedativo dei b. è stato, dagli ultimi decenni del 20° secolo, progressivamente abbandonato a causa del largo uso delle benzodiazepine. Alcuni b. (fenobarbital, butabarbital) vengono utilizzati per neutralizzare gli effetti eccitanti centrali di efedrina e ketamina; sono molto efficaci nella sindrome da astinenza di sedativi ipnotici. Avvelenamento da b.: la diminuzione degli avvelenamenti da b. è diminuita nel tempo, parallelamente al minor uso come ipnotici; nei pochi casi, sono tuttavia possibili manifestazioni cliniche gravi, fino alla morte. Inizialmente viene compromessa la respirazione, poi la stato di coscienza; il coma è caratterizzato da grave ipotensione e shock, anossia, edema polmonare, insufficienza renale. Il trattamento è di supporto, non esistendo antidoti specifici per i barbiturici.