barbiturico
Derivato alchilico dell’acido barbiturico (un derivato pirimidinico chiamato anche malonilurea) usato in terapia come sonnifero. Il nome fu coniato dal chimico ted. A. von Baeyer che nel 1863 preparò l’acido barbiturico scaldando l’acido malonico (estratto dalla barbabietola) con urea. Fra i più importanti b. sono il barbital, il propanal, il fenobarbital (che ha un’energica attività antiepilettica). I composti tiobarbiturici (solfoderivati), fra cui il thiopental, hanno azione sonnifera particolarmente intensa, rapida e breve e sono usati per l’anestesia generale per via endovenosa. I b. agiscono elettivamente sulla sostanza reticolare del ponte e del mesencefalo, deprimendola e modificando la reazione di risveglio; parallelamente agiscono su tutto il sistema nervoso centrale modificandone i processi di conduzione e di eccitabilità. A dosi alte danno fenomeni tossici e hanno importanza medico-legale, perché sono causa frequente di avvelenamenti e di suicidio (è varia la resistenza individuale alle dosi tossiche).