BARDI MAGALOTTI, Bardo
Nacque a Firenze il 15 giugno 1629, da Vincenzo, gentiluomo del granduca di Toscana Ferdinando II, e da Paola di Giulio Magalotti. Nel 1640 fu chiamato a Parigi da uno zio matemo, Lorenzo Magalotti, militare al servizio dell'esercito francese, con il grado di maestro di campo di cavalleria.
Il Magalotti, assai bene introdotto alla corte, ottenne per il nipote la carica di paggio presso il cardinale di Richelieu e, alla morte di questo, nel 1642, presso il cardinale Mazzarino. Quando anche il Magalotti morì, all'assedio di La Mothe, il 30 giugno 1645, fu l'onnipotente ministro italiano, largamente incline a favorire i connazionali, ad assumersi la protezione del giovane fiorentino.
Il B., infatti, nominato erede del patrimonio dello zio, ottenne l'autorizzazione regia ad unire al proprio cognome quello di Magalotti (è con questo che molto spesso figura nelle fonti) e, con patente del 28 dicembre di quello stesso anno, il grado di portainsegna nel reggimento delle guardie francesi. In questi anni egli, appena adolescente, acquistò grande dimestichezza con il re, più giovane di lui di nove anni; a Luigi XIV rimase vicino durante gli anni delle guerre della Fronda, cosi da conservare poi per tutta la vita "liberté avec lui", come ricorda nei suoi Mémoires il duca di Saint-Simon.
Il B. fece la sua prima prova del fuoco nella campagna delle Fiandre contro gli Spagnoli, nella quale il corpo speciale delle guardie francesi giocò un ruolo assai importante con il suo leggendario ardimento: fece così un'esperienza che formò per sempre il suo carattere audace, orgoglioso e spregiudicato, tipico degli alti capi militari del mai pacifico regno di Luigi XIV. Nel giugno del 1646 fu a Courtrai allorché quella piazzaforte fu assalita dal duca d'Orléans; poi all'assedio di Bergues e, con il duca d'Enghien, a quello di Dunkerque, nel settembre e nell'ottobre dello stesso anno; nel 1647 partecipò all'assedio posto dal maresciallo di Gassion a La Bassée e a quello di Lens. L'anno successivo ottenne il grado di luogotenente delle guardie nella compagnia di A. de Grammont e partecipò nell'esercito del principe di Condé alla conquista di Ypres (27 maggio), poi alla sanguinosa battaglia di Lens, nella quale i Francesi ebbero la meglio sull'armata, numericamente assai superiore, dell'arciduca Leopoldo d'Asburgo (20 agosto), obbligando così gli Imperiali ad abbandonare il conflitto. Il 19 ag. 1649 prese parte, nuovamente contro gli Spagnoli, rimasti a contrastare i Francesi, alla conquista della città e del castello di Condé, compiuta dall'Harcourt.
Quando, nel 1651, la corte fu costretta dalla rivolta dei principi e del parlamento ad abbandonare Parigi, il B. rimase con il suo reggimento al fianco del re e di Anna d'Austria, prendendo poi parte alla guerra contro il Condé e Gastone d'Orléans nell'esercito del Turenne. Partecipò all'assedio di Sainte-Menehould, nell'ottobre e nel novembre del 1653, quando l'esercito reale, al comando del maresciallo Du Plessis-Praslin, investì e conquistò quella piazzaforte strenuamente difesa dal duca di Montal: in questa occasione il B. si distinse respingendo con un piccolo distaccamento di guardie una sortita degli assediati. Il 27 ag. 1654 combatté sotto Arras contro l'esercito spagnolo dell'arciduca Leopoldo e i ribelli del Condé, travolti dal Turenne. Il valoroso comportamento e la protezione del re e del Mazzarino gli ottennero nel settembre successivo il comando delle compagnie di Rouvray, d'Hervilliers e di Laugnac, secondo quanto comunicava il Mazzarino al Grammont in una lettera del 7 settembre; il 27 novembre ottenne la patente di capitano delle guardie. Nel giugno del 1655 era di guarnigione a Guyse, al comando di 350 coscritti delle guardie, nel luglio col Turenne alla conquista di Landrecies, poi, nell'agosto, alla presa di Condé, partecipando infine alla campagna nello Hainaut contro gli Spagnoli. Nel giugno del 1656 era all'assedio di Valenciennes, difesa dal conte di Bournonville: partecipò alla battaglia contro i soccorsi spagnoli di don Giovanni d'Austria e del Condé, cadendo prigioniero cm gli altri quattromila francesi che il Turenne dovette lasciare nelle mani degli avversari in quella sfortunata giornata. Perché il B. fosse liberato intervenne personalmente il cardinale Mazzarino, con una lettera del 3 ott. 1657- Poté così prendere parte ai principali fatti d'arme del 1658: nel maggio all'assedio di Dunkerque e il 24 giugno alla battaglia delle Dune, nella quale il Turenne, con l'aiuto degli Inglesi, poté prendere una clamorosa rivincita su don Giovanni d'Austria e sul Condé. Caduta Dunkerque, il B. fu ancora con il Turenne agli assedi di Bergues, Gravelines, Menin e Ypres; poi, il 26 settembre, alla conquista di Mouzm.
Alla fine di questa campagna il B. poteva vantare, benché non ancora trentenne, un curriculum militare singolarmente prestigioso, avendo partecipato a ventiquattro assedi e a tre battaglie campali. Significativo del favore che egli godeva in questo momento alla corte è il fatto che il Mazzarino lo volle nel suo seguito, durante le trattative all'isola dei Fagiani con il ministro spagnolo Luis de Haro (1659), preliminari alla pace dei Pirenei, così come la sua partecipazione alla missione del duca di Grammont in Spagna nello stesso anno, per chiedere la mano dell'infanta Maria Teresa a nome di Luigi XIV. E non meno significativo del suo prestigio militare è il compito, affidatogli nel 1660, di curare l'addestramento di un nuovo reparto speciale, quello dei "mousquetaires noirs".
Nei brevi anni di pace che seguirono il B fu tra i personaggi più in vista della corte innalzata a nuovo splendore da Luigi XIV, ormai libero dalla tutela del Mazzarino: i documenti lo mostrano impegnato nelle riviste e parate così care al gusto barocco e militaresco del re Sole.
L'inizio della guerra di devoluzione richiamò presto il B. sul terreno che gli era più congeniale: nel 1667 prese parte alla campagna nella Franca Contea, segnalandosi all'assedio di Charleroi, quindi, nel giugno, allo spettacolare assedio di Toumai, posto dal duca d'Aumont in presenza di Luigi XIV e della corte, infine a quello di LWe, con il Turenne. Contro la vigorosa difesa opposta dal conte di Bronay, "le sieur Magalotti, se signalant à son ordinaire, fut blessé d'un coup de mousquet au travers du corps", come segnalava la Gazette de France (H. Tausin, p. 8).
Il 30 apr. 1670 ottenne il grado di brigadiere ed esercitò il comando in Linguadoca. L'anno successivo Luigi XIV lo incaricò di reclutare in Italia e di organizzare un reggimento che assunse il nome di "Royal-Italien". Il B. ne ricevette il comando, anche se soltanto nominale e onorifico poiché in realtà continuò a servire nel corpo delle guardie francesi. Nel 1671, nel quadro dei preparativi militari in vista della ripresa delle ostilità con l'Olanda, egli ricevette il grado di ispettore della fanteria (3 novembre); all'inizio della campagna (15 apr. 1672), quello di maresciallo di campo agli ordini del Condé, e successivamente del Turenne. Partecipò all'assedio di Amheim, nel giugno 1672, e successivamente a quello di Nimega, dove "eut un doigt d'une main emporté et fut blessé aussi à l'autre", secondo il comunicato della Gazette de France (H. Tausin, p. II). In conseguenza di questa ferita Luigi XIV lo gratificò di un premio di 3 .000 lire, il 30 luglio. Riprese però il suo posto nell'armata nel giugno dell'anno successivo, in qualità di maresciallo di campo del principe di Condé e trovò ancora modo di distinguersì, alle chiuse di Ameyden, gettandosi nella mischia alla testa della brigada di La Mothe contro l'avanguardia del principe d'Orange. Ebbe quindi il comando della piazzaforte di Kempen, che mantenne sino a quando l'intera armata francese non fu costretta a evacuare i territori conquistati in Olanda e nella regione del Reno. Nel 1674 passò agli ordini del duca di Lussemburgo, nell'esercito spintosi sino a Philippeville per fronteggiare l'avanzata degli Imperiali.
Il 28 marzo 1675 il B. ricevette il grado di luogotenente colonnello del reggimento delle guardie francesi. Nello stesso anno si distinse ancora nella campagna dei Paesi Bassi, all'assedio di Huy sur la Meuse, al fianco del marchese di Rochefort, poi all'assedio della città e della fortezza di Limbourg, dove era accorso con un contingente di fanteria in aiuto del duca d'Enghien. Il 25 febbraio dell'anno seguente, nominato luogotenente generale, partecipò all'assedio di Condé, nell'aprile; a quello di Bouchain, a fianco del duca d'Orléans, nel maggio; alla conquista di Soty e all'assedio di Aire, con il maresciallo d'Humières. Nel 1677 partecipò all'assedio di Valenciennes, dando "de grandes preuves de son expérience, de sa capacité et de sa valeur, particulièrement en ouvrant la tranchée, le 10 mars, par ordre du Roi, et à l'attaque du chemin couvert où, bien qll'il n'ait pas été commandé pour cela, H alla se mettre à la téte des gardes frangaises", così comunicava la Gazette de France (H. Tausin, p. 19), secondo la quale Luigi XIV, "reconnaissant de tant de services", avrebbe assegnato al fiorentino il governatorato della città appena conquistata. Questa carica, affidata al B. per un triennio, gli fu poi rinnovata regolarmente sino alga morte. Egli ottenne anche una pensione annua di 1.500 lire.
Sul finire del 1677 partecipò ancora all'assedio di Saint-Guislain. Fu questa la sua ultima impresa militare. Da allora visse sempre a Valenciennes, esercitandovi il suo ufficio di governatore. L'8 marzo 1681 si ritirò dal servizio attivo: pare che a questa decisione non fosse estranea l'animosità nutrita per lui dal marchese di Louvois, a causa, secondo quanto riferisce il Saint-Simon, dell'amicizia del fiorentino per il duca di Lussemburgo, Francesco Enrico di Montmorency, inviso all'onnipotente ministro.
Non è però improbabile che l'atteggiamento del-Louvois fosse motivato da un'altra ragione di indole più generale: il B. aveva compiuto tutta la carriera favorito dai privilegi di cui godeva la guardia regia, che poteva vantare una tradizione di grande coraggio e d'indiscussa fedeltà al sovrano, ma anche di indisciplina e di personalismo, contro cui tenacemente lottava il Louvois nel suo intento di severa riforma militare. È anche verosimile che il ministro della Guerra avesse trovato spesso sul proprio cammino l'ostacolo dell'amor proprio e dello spirito di corpo del Bardi Magalotti. Secondo la testimonianza del duca di SaintSimon, il rancore del ministro non si sarebbe acquietato nemmeno dopo il ritiro del B. dal servizio attivo, giacché nel 1688 avrebbe impedito che egli fosse insignito dell'ordine dello Spirito Santo.
A questa ostilità contro il B., che nel 1672 aveva ottenuto la naturalizzazione francese, fanno però riscontro le numerose anncizie e simpatie che egli poteva vantare a corte: il Saint-Simon lo definisce "homme delicieux et magnifique, aimé et consideré"; madame de Sévigné ne parla come di "un homme de mérite, un homme du monde..., un homme dont les perfections sont connues de toute la court".
Il B. morì a Parigi il 10 apr. 1705.
Fonti e Bibl.: Paris', Bibliothèque Nationale, Dossier bleu 53, Notice biographique de B. di B. Magalotti; P. L'Hermite de Soliers, La Toscane francaise, Paris 1661, pp. 131-134; Mercure de France,maggio 1705, pp. 25-29; P. Bayle, Lettres choisies avec des remarques, I, Rotterdam 1714, p. 54; Lettres de Madame de Sevigné, de sa famille et de ses amis,a cura di M. Monmerqué, II, Paris 1863, p. 157; Lettres du cardinal de Mazarin,a cura di A. Cheruel, VII, Paris 1893, p. 624; VIII, ibid. 1894, pp. 640-650; Mémoires de Saint-Simon,a cura di A. de Boislisle, XII, Paris 1896, p. 452; S. Lamoral Le Lippre de Noeufville, Histoire de la Maison du Roi, III, Liège 1735, pp. 66-69; M. Le Chevalier de Courcelles, Dictionnaire historique et biographique des généraux francais, I, Paris 1820, pp. 334-336; A. Dinaux, Siège et prise de Valenciennes en 1677 par Louis XIV,Valenciennes 1856, passim; H. Tausin, Notice historique de B. di B. Magalotti, lieutenant général des armées du Roi et gouverneur de Valenciennes, Paris 1903; P. de Ségur, La jeunesse du maréchal de Louxembourg, Paris s.d., p. 432; Dictionnaire de biographie franpaise, V, coll. 402 s.