Vedi BARI dell'anno: 1958 - 1994
BARI (v. vol. I, p. 980)
Anche in quest'ultimo trentennio, come in passato, le scoperte archeologiche nell'ambito del territorio dell'antica B. sono state in gran parte fortuite; tuttavia non sono mancate alcune ricerche programmate, connesse con il restauro di monumenti medievali del centro storico.
Al 1962 risale la scoperta, in Via Amendola, ai margini dell'attuale centro urbano e sulla via per Taranto, di un nucleo di nove tombe indigene, assegnabili al V e al IV sec. a.C. Nella stessa zona, nel 1969, fu recuperata un'altra tomba, contenente, insieme al resto del corredo abbastanza modesto, un raro cratere a colonnette, a figure nere, di imitazione attica, risalente ai primi decenni del V sec. a.C. Nell'ambito del centro medievale e quindi della città antica sono state effettuate, negli anni 1972-1978, numerose campagne di scavo all'interno del complesso monumentale di S. Scolastica che hanno fornito risultati notevoli, nonostante le ampie distruzioni dei livelli antichi provocate dalle strutture profonde degli edifici medievali. In quest'area sono stati ritrovati resti dell'insediamento dell'Età del Bronzo (XVI-XII sec. a.C.), da tempo individuato nella contigua area di S. Pietro. Questo florido villaggio di cultura appenninica, le cui tracce sono attestate anche in altre zone della penisoletta attualmente occupata dalla città vecchia e che non risulta estraneo a qualche contatto con il mondo egeo (un frammento mesoelladico, altri riferibili al Miceneo III Β, III C), sembra essere scomparso verso la fine del XII sec. a.C., parallelamente all'abbandono o alla distruzione violenta di numerosi altri abitati pugliesi, nella tormentata fase di passaggio dal Bronzo Recente a quello Finale. Per un lungo periodo, corrispondente al Bronzo Finale e alla fase iniziale della prima Età del Ferro (XI-prima metà del IX sec. a.C.), non abbiamo alcuna traccia di frequentazione della penisoletta di Bari. Infatti è solo a partire dall'avanzato IX sec. che riappaiono le tracce di un'occupazione del sito, sia nell'area di S. Scolastica, sia in quelle non lontane di S. Francesco della Scarpa (scavi 1979) e di S. Maria del Buon Consiglio (scavi 1982-1984), dove sono stati scoperti anche i resti del precedente insediamento dell'Età del Bronzo.
Il nuovo villaggio dell'Età del Ferro è documentato soprattutto da ceramica geometrica iapigia, i cui frammenti tendono a essere più numerosi nel corso dell'VIII sec. a.C. La documentazione offerta dagli scavi di S. Scolastica continua, pur con ampie lacune, con un gruppo di sei tombe, databili nel V e nel IV sec. a.C. Il dato più nuovo e interessante offerto da questo scavo è però costituito dal ritrovamento di un tratto delle fortificazioni urbane della città preromana, erette sul lato orientale, verso l'estremità della penisola a pochissima distanza dal mare, alle quali saranno poi allineate le fortificazioni cinquecentesche. Il muro antico era costruito in opera quadrata, in blocchi di tufo disposti su due cortine, con riempimento di terra e pietrame. Alla costruzione delle mura di cinta, databile alla fine del IV sec. a.C. sulla base dei corredi di alcune tombe vicine, corrisponde la nascita della città, secondo un fenomeno abbastanza diffuso nella Puglia centro-settentrionale.
Proprio in questo periodo, infatti, si assiste alla trasformazione del vecchio sistema insediativo indigeno, per nuclei sparsi di abitato, in una nuova organizzazione del territorio con la convergenza della popolazione in pochi centri urbani. Il crescente sviluppo della città in età ellenistica e romana, legato soprattutto allo scalo portuale, adombrato/già da qualche fonte letteraria antica (Liv., XL, 18,8), si intravede ancora poco, attraverso l'esame della documentazione archeologica, soprattutto numismatica ed epigrafica. Nella seconda metà del III sec. a.C. la città confederata emette monete di bronzo recanti l'iscrizione ΒΑΡΙΝΩΝ, oppure, nella forma abbreviata, BAPI, BAPIN.
La documentazione epigrafica, riferibile all'età romana, ci dà un quadro ancora molto lacunoso della città, essendo costituita soprattutto da dediche funerarie, da cui traspare, comunque, la presenza abbondante di personaggi di origine greco-levantina, propria di un vivace centro mercantile. Alle scarse testimonianze della città romana già note, consistenti in materiali reimpiegati negli edifici medievali, si è aggiunta, di recente (1979), una notevole quantità di ceramica sigillata romana, recuperata nell'area del convento di S. Francesco della Scarpa e attualmente in corso di studio.
Bibl.: I. Baldassarre, Bari antica. Ricerche di storia e di topografia, Bari 1966; A. Fornaro, Ricerche archeologiche nel complesso di S. Scolastica in Bari (Relazione preliminare sugli scavi in corso), in Rassegna tecnica pugliese - Continuità, XIII, 1979, pp. 111-122; E. M. De Juliis (ed.), Il museo archeologico di Bari, Bari 1983; G. Andreassi, S. Cataldi, in BTCGI, III, 1984, pp. 406-428 s.v.; G. Andreassi, F. Radina (ed.), Archeologia di una città. Bari dalle origini al X secolo (cat.), Bari 1988, passim; F. Tateo (ed.), Storia di Bari dalla preistoria al mille, Bari 1989.
(E. M. De Juliis)
Periodo paleocristiano. - Fino alla metà del V sec. non si hanno notizie documentarie e archeologiche sulla presenza di una comunità cristiana a B. e della relativa sede vescovile. Si deve giungere al 465 per trovare attestato il vescovo Concordio che, assieme a Felice di Siponto, Palladio di Salpi e Probo di Canosa, partecipa al Concilio Romano indetto da papa Ilaro I (461-468).
Una testimonianza dell'esistenza di un vescovo e di una cattedrale in età paleocristiana emerge dal ritrovamento, al di sotto della cattedrale odierna di età romanica, di alcuni muri relativi a un edificio ecclesiastico e di un vasto pavimento a mosaico con un'iscrizione dedicatoria in cui viene ricordato un vescovo di nome Andrea.
L'edificio, a tre navate, monoabsidato e forse affiancato da due piccoli ambienti, è stato ascritto tra il V e il VI sec. mentre il pavimento, con la relativa iscrizione, è datato nell'ambito del VI sec., mostrando precisi richiami stilistici a decorazioni pavimentali musive soprattutto di area greca. Dall'arredo mobile della cattedrale paleocristiana provengono, probabilmente, due plinti reimpiegati come basi di colonne nel protiro dell'ingresso settentrionale della cattedrale attuale, decorati con motivi a losanghe e fiore centrale. Al periodo tra il V e il VI sec. vanno ricondotti numerosi capitelli reimpiegati nella cattedrale e nella Basilica di S. Nicola, di cui alcuni, importati, di chiara fattura orientale. Ancora frammenti di lastre decorati con croci e databili al VI sec. sono conservati nell'esaforato della Basilica di S. Nicola.
La presenza di una comunità ebraica tra VI e VII sec. è attestata dal ritrovamento di una piccola catacomba in contrada S. Lorenzo sulla strada per Carbonara, nell'immediata periferia della città.
Bibl.: G. Bertelli, Per una storia di Bari paleocristiana. Note sul mosaico sotterraneo della cattedrale, in VeteraChr, XVIII, 1981, pp. 393-421; ead., Sul reimpiego di elementi architettonici bizantini a Bari, ibid., XXIV, 1987, pp. 375- 397; G. Andreassi, F. Radina (ed.), Archeologia di una città, Bari 1988, pp. 405-421, 426-432, 507-518; G. Otranto, R. Cassano, Le origini della diocesi, in F. Tateo (ed.), Storia di Bari, Bari 1989, pp. 233-254; C. Colafemmina, Gli ebrei di Bari, ibid., pp. 305-311; G. Otranto, Note su Bari paleocristiana, in Quaeritur inventus colitur. Miscellanea in onore di U. M. Fasola, II, Città del Vaticano 1989, pp. 501-511; P. Belli D'Elia, M. S. Calò Mariani, L. Todisco, Architettura e arti figurative: dai Bizantini agli Svevi, in F. Tateo (ed.), Storia di Bari. Dalla conquista normanna al ducato sforzesco, II, Bari 1990, pp. 276-278, 342-370; G. Bertelli, in EAM, III, 1992, pp. 82-91, s.v..
(G. Bertelli)