BARMECIDI (arabo Banū Barmak o al-Barāmikah)
Famiglia persiana che diede ai primi califfi ‛abbāsidi una serie di uomini di stato. La tradizione li vuole discesi dal sommo sacerdote di un tempio buddhistico della Battriana; il primo di essi che rivestì uffici pubblici fu Khālid ibn Barmak, consigliere dei due primi ‛abbāsidi Abū'l-'Abbās e al-Manṣūr, che gli affidarono il comando di imprese militari nell'Asia centrale, la direzione delle finanze dell'Impero, finalmente il governo di Mossul. Anche maggiori furono l'influenza e il potere del figlio di Khālid, Yaḥyà, il quale fu consigliere di al-Mahdī e precettore del figlio di lui, Hārūn ar-Rashīd. Quando questi divenne califfo (170 èg., 786 d. C.), Yahyà al-Barmakī ebbe il titolo di vizir e fu, per diciassette anni, il vero capo dell'Impero musulmano; i suoi due figli al-Faḍl e Gia‛far (il primo dei quali era fratello di latte del califfo) ebbero anch'essi prestigio e autorità quasi senza limite, al-Faḍl soprattutto nelle provincie orientali, dove ebbe varî governatorati e compì imprese militari, Giaf‛ar come governatore dell'Egitto, poi della Siria, finalmente dal Khurāsān e del Sigistān, ma, soprattutto, come favorito e confidente del califfo, presso il quale risiedette quasi sempre, tenendo solo per brevissimo tempo i governi affidatigli. Il colmo della potenza di Gia‛far fu dato dal suo matrimonio con ‛Abbāsah, sorella di Hārūn; ma la sua disgrazia giunse fulminea, e con improvvisa risoluzione il califfo lo fece crudelmente giustiziare (nel 187 èg., 803) e gettò in carcere il padre Yahyà, il fratello al-Faḍl e altri due fratelli, ordinando la confisca delle loro immense ricchezze: Yaḥyà e al-Faḍl morirono in prigione, il primo nel 190 èg. (805), il secondo 193 (808).
La causa della catastrofe (che colpì straordinariamente l'opinione pubblica) è indicata dalla leggenda nell'infrazione di Gia‛far e ‛Abbāsah al divieto del califfo, il quale avrebbe combinato il matrimonio del favorito con la propria sorella soltanto per dar modo a questa di esser terza nei suoi colloqui con Giaf‛ar senza violare la legge musulmana relativa alla segregazione delle donne, e avrebbe proibito che le nozze fossero mai consumate; in realtà Hārūn dovette temere l'eccessivo potere dei Barmecidi e prestar ascolto alle suggestioni dei loro avversarî, tra i quali il più influente era Faḍl ibn ar-Rabī‛, più tardi nominato vizir al posto di Yaḥyà; forte a screditare i Barmecidi contribuì la fama di essere poco zelanti nella religione e di favorire i Persiani contro gli Arabi.
Numerosissimi sono, nelle letterature araba e persiana, gli aneddoti sui Barmecidi, citati a esempio della caducità della fortuna, ricordati per la protezione da essi data alle lettere e alle arti (specie al canto e alla musica); la figura di Gia‛far ha poi subito la stessa trasformazione di quella del suo sovrano Hārūn ar-Rashīd in uno dei cicli di novelle delle Mille e una notte (v.).
Bibl.: L. Bouvat, Les B. d'après les historiens arabes et persans, in Revue du monde musulman, XX (1912), pp. 1-132 (con bibl. prec.).