CAGNOLI, Barnaba (Barnaba da Vercelli)
Nato a Vercelli, forse intorno al 1262 (D. A. Mortier, III, p. 72 n. 2), entrò nell'Ordine domenicano in età matura, già con il titolo di "doctor iuris canonici"; nel 1305 si trovava come lettore nel convento di Genova, allorché fu chiamato a reggere la provincia della Lombardia superiore in un momento in cui l'Ordine era gravemente impegnato nella lotta contro gli eretici. Nel 1307 frate Emanuele Testa, inquisitore a Novara, aveva sconfitto fra' Dolcino, ripristinando in quei luoghi un'apparente tranquillità; quattro anni dopo il C. convocò il capitolo provinciale nel convento di Novara. Ciò offerse ai seguaci di Dolcino l'occasione per la vendetta: essi assalirono il convento malmenando i frati ivi convenuti; il C. riuscì a riparare a Como, dove chiese l'aiuto del legato pontificio, senza tuttavia riuscire ad avere ragione degli avversari che nel frattempo si erano ritirati in Piemonte. Il capitolo generale di Metz del 1313 esonerò il C. dalla carica di provinciale, alla quale tuttavia egli fu richiamato nel 1319. Nel frattempo, il 5 ott. 1317, era stato designato come inquisitore per la diocesi di Asti e per tutto il Piemonte e nel 1319 fu inquisitore contro i vuldesi delle valli della Stura. Nel dicembre 1321 insieme con frate Pace da Vedano, frate Giordano da Montecucco e frate Onesto da Pavia fu nominato inquisitore nel processo contro i Visconti per la controversia suscitata da Aicardo d'Antimiano, designato dal pontefice come arcivescovo di Milano 3 contro Matteo Visconti (F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra, IV, Venetiis 1719, coll. 202-06). Il 3 giugno 1324 il capitolo generale convocato a Bordeaux lo eleggeva maestro generale: si è discusso se tale elezione in territorio francese di un generale italiano sia stata determinata da sentimenti antifrancesi o se il prestigio del C. gli abbia conciliato quell'unanimità testimoniata da Bernard Gui.
L'attività del C. nella suprema carica fu rivolta soprattutto a ristabilire la disciplina decaduta: cercò di riportare l'Ordine alla povertà, revocò esenzioni e privilegi che precedentemente erano stati concessi in fatto di vitto, vestiario e abitazione, vietò che si potesse accedere alle cariche o agli alti gradi degli studi per pressioni esterne o per raccomandazioni. Diede nuove disposizioni per la predicazione e la liturgia; in conformità alle decisioni di altri precedenti capitoli, stabilì che il tomismo fosse la dottrina ufficiale dell'Ordine e si preoccupò di incrementare gli studi teologici, disciplinando l'accesso e la permanenza agli studi generali e gli uffici dei frati al ritorno da essi. Ordinò per il 7 marzo la celebrazione della festa di s. Tommaso, canonizzato nel 1323 da Giovanni XXII.
Nel conflitto tra il pontefice e Lodovico il Bavaro il C. si schierò contro quest'ultimo, difendendo strenuamente le ragioni di Giovanni XXII ed esponendo sé e i confratelli a non pochi pericoli. Per i disordini provocati in Germania dalle vicende politiche convocò a Venezia il capitolo generale che avrebbe dovuto riunirsi a Erfurt nel 1325. Nel 1326 celebrò il terzo capitolo a Parigi e il quarto a Perpignano nel 1327. Era il tempo in cui i fraticelli, sostenuti da Lodovico il Bavaro, diffondevano le loro dottrine: il C. fu l'animatore della resistenza contro questa eresia. In questo capitolo stabilì anche che i conventi di Pera e di Chio accogliessero i "fratres peregrinantes" al ritorno dalle loro missioni. Nello stesso periodo dovette intervenire in difesa dei domenicani e dei francescani contro il clero secolare di Bordeaux che, con il consenso dell'arcivescovo, negava ai fedeli di ricorrere direttamente ai frati per messe, funerali e altre cerimonie, senza il permesso dei curati. La questione fu portata davanti al papa che la definì in favore dei frati con due successive bolle del 23 genn. 1327 e del 28 giugno 1328. Al capitolo generale celebrato a Tolosa nel 1328 Giovanni XXII chiese cinquanta religiosi che potessero essere inviati come predicatori tra gli infedeli: il C. diede disposizioni ai provinciali e ai priori perché li scegliessero secondo determinati requisiti e li associò ai "fratres peregrinantes". In questo capitolo prese posizione ufficialmente contro Lodovico il Bavaro e i suoi sostenitori, imponendo ai confratelli l'obbedienza al pontefice. Nel 1329 il capitolo si riunì a Sisteron: qui la lettera del papa, che riconosceva i grandi meriti dell'Ordine, fu diffusa in sostituzione dell'epistola del generale. Nel 1330, secondo le disposizioni del capitolo precedente, i padri si riunirono a Colonia, ma dovettero ben presto lasciare la città per l'opposizione, pare, del clero secolare fedele a Lodovico, e celebrarono il capitolo a Maastricht. Qui furono adottati provvedimenti disciplinari contro i partigiani di Lodovico il Bavaro, Michele da Cesena e Pietro da Corvara.
Durante lo scisma l'Ordine domenicano subì persecuzioni e fu insieme travagliato dalle discordie interne per le resistenze incontrate dall'opera di riforma promossa dal generale: nel 1330 la provincia teutonica, che già in sede di capitolo generale aveva ricevuto ammonizioni disciplinari, convocò un capitolo provinciale a Maastricht contro il maestro generale; il provinciale, Enrico da Cigno, sì appellò contro di lui al pontefice, ma l'anno seguente fu destituito e al suo posto fu eletto Bernard Carrière, tolosano.
Dopo che il C. ebbe celebrato il suo ultimo capitolo generale a Vitoria in Spagna, nel 1331, il papa gli vietò il ritorno in Italia. Secondo le più antiche testimonianze tale avversione del pontefice per chi aveva assunto le sue difese con tanto impegno sarebbe dovuta al fatto che il C. si oppose alle opinioni professate da Giovanni XXII a proposito del problema della visione beatifica. Il C. prese allora la via della Francia e a Parigi morì, nel convento di S. Giacomo, il 10 genn. 1332, il giorno di s. Paolo Eremita, come risulta dalla lettera che il priore del convento parigino diffuse per annunziare la morte del generale (lo spostamento della celebrazione di tale festività causò in seguito qualche incertezza circa la data della morte del C.).
Del C. sono rimaste cinque lettere encicliche che fecero seguito ai capitoli generali di Bordeaux (1324), Parigi (1326), Perpignano (1327), Maastricht (1330) e Vitoria (1331). L'edizione completa di tali lettere e di quella del priore di S. Giacomo è in B. M. Reichert, Litterae encyclicae Magistrorum Generalium Ordinis Praedicatorum ab anno 1233 usque ad annum 1376, in Mon. Ordinis Fratrum Praedicatorum Historica, V, Romae 1900, pp. 237-250, 331 s. Gli atti dei capitoli da lui presieduti sono stati pubblicati dallo stesso Reichert, ActaCapitulorum Generalium Ordinis Praedicatorum, II, ibid., IV, Romae 1899, pp. 151-215.
Fonti e Bibl.: Galvagnus de la Flamma, Cronica Ordinis Praedicatorum, in Monumenta Ordinis Fratrum Praedicatorum Historica, II, 1, a cura di B. M. Reichert, Romae-Stungardiae 1897, pp. 106-111; G. Odetto, La Cronaca maggiore dell'Ordine domenicano di Galvano Fiamma, in Archivum fratrum praedicatorum, X(1940), pp. 338 s., 372; J. Quétif-J. Echard, Scriptores Ordinis Praedicatorum, I, Lutetiae Parisiorum 1719, p. 554; Bullarium Ordinis FF. Praedicatorum, II, Romae 1730, passim; Année dominicaine, I, Lyon 1883, pp. 577-585; C. Douais, Les frères prêcheurs en Gascogne au XIIIe et au XIVe siècle, in Archives histor. de la Gascogne, I (1875), nn. 7-8, pp. 43-52, 218 s.; [D. A.] Mortier, Histoire des maîtres généraux de l'Ordre des frères prêcheurs, II, Paris 1905, p. 542; III, ibid. 1907, pp. 1-86; P. von Loë, Statistisches über die Ordensprovinz Teutonia, in Quellen und Forsch. zur Geschichte des Dominikanerordens in Deutschland, I, Leipzig 1907, pp. 25, 28, 34; G. Biscaro, Inquisitori ed eretici lombardi (1292-1318), in Misc. di storia ital., s. 3, XIX (1922), pp. 486, 487, 556; F. Bock, Die Beteiligung der Dominikaner an den Inquisitionsprozessen unter Johann XXII., in Arch. fratrum praedicatorum, VI(1936), p. 313; Id., Studien zum politischen Inquisitionsprozess Johanns XXII., in Quellen und Forsch. aus italien. Archiven und Bibliotheken, XXVI(1935-36), pp. 44 s.; Dict. d'Histoire et de Géogr. Ecclés., VI, coll.853-854.