BARNABA da Reggio
Medico del sec. XIV, della sua vita si hanno poche notizie; egli stesso si chiama "Barnabas de Riathinis reginus": è possibile perciò che appartenesse alla famiglia De Riatinis o De Reatinis attestata in Reggio nell'emilia negli anni della sua attività.
I due trattati di medicina per i quali B. da Reggio è noto, dedicati rispettivamente a Simone da Correggio e a Beltrando di San Genesio (patriarca di Aquileia dal 1334 al 1350), furono scritti il primo a Mantova, il secondo a Venezia, dove B. fece parte del Collegio medico e nel 1338 fu tra i membri di una Commissione per l'esame di ammissione al Collegio medico di un certo Nicolò di Gisellabella o di Vianova, fisico di Bologna. B. morì, forse a Venezia, intorno al 1365.
B. è oggi ricordato essenzialmente come oculista, in quanto fu pubblicato soltanto il suo secondo trattato, riguardante la sanità degli occhi, da G. Albertotti (in Mem. d. R. Accad. di scienze lettere ed arti di Modena, S. 2, sezione di scienze, XI (18951, pp. 339-357); tuttavia, egli non ebbe praticamente alcuna qualifica specialistica, tanto che a Venezia fu "magister physicus", con attribuzioni tassativamente designate dal Comune, di cui i giustizieri, allo scopo di "caute providere qualiter medici physice et cyrologye eorum artem legaliter quilibet exercere valeat sine peccato", avevano formulato un curiosissimo capitolare, che facevano giurare (Albertotti, p. 105).
I due trattati di B. si trovano in un codice del sec. XIV, appartenente al fondo Zeno della Biblioteca di S. Marco, e citato nel catalogo dei codici latini della Marciana del Valentinelli; il prùno, scritto nel 1331, inizia con le parole Libellus de conservanda sanitate aggregatus... e riguarda essenzialmente l'igiene e la medicina generale; il secondo, scritto nel 1340, reca il titolo Libellus de conservanda sanitate oculorum e tratta esclusivamente delle malattie degli occhi e delle loro cure, nonché dei modi per prevenirle. In questo secondo trattato B. accennò anche alla condizione di maturità necessaria per operare la cataratta, che definì "panniculus occupans totam pupillam"; tuttavia, non fece mai menzione degli occhiali, sicuramente citati da altri autori in opere precedenti, e talvolta omise anche di indicare le origini delle sue citazioni. Nel complesso, il trattato, frammentario e alquanto ingenuo, appare soltanto un confuso accostamento scolastico di aforisnú, sentenze e pregiudizi di diversa origine, senza alcun contributo personale dell'Autore; pertanto, più che un'opera scientifica, esso può essere considerato un documento storico della igiene oculare.
Bibl.: G. Albertotti, Magister Barnabas De Regio ed il suo "Libellus de conservanda sanitate oculorum", Codice Marciano del sec. XIV, in Annali di ottalmologia, XXV (1896), pp. 103-112; A. Castiglioni, Storia della medicina, Milano 1936, p. 317; G. Ovio, Storia dell'oculistica, Cuneo 1950, 1- 1). 193; Enciclopedia Italiana, VI, p. 202.