BAROCCI, Baroccino (Bocino)
Eretico senese degli inizi del sec. XIV, appartenne a una di quelle famiglie dell'oligarchia popolare e mercantile, che deteneva il potere in Siena dal 1287 propugnando una politica guelfa e di amicizia con Firenze. Entrato nel Consiglio generale del Comune nel 1321 (il primo della famiglia che ne aveva fatto parte era stato Cione di Baccio nel 1309), il B. era uno dei Nove governatori e difensori per il bimestre ottobre-novembre di quello stesso anno, quando venne accusato di essere eretico e di propagandare idee contrarie alla vera fede dai dottori dello Studio bolognese i quali, allontanatisi dalla città di S. Petronio insieme ai loro scolari per protestare contro l'esecuzione di Iacomo da Valenza, avevano trovato calda accoglienza e molti privilegi a Siena.
Davanti all'intero corpo accademico riunitosi nel palazzo del Comune, dietro invito e sotto la presidenza dei Nove, il B. espose la sua dottrina, che provocò le vivaci reazioni "di quegli venerabili dottori, e, quai erano venuti da Bolognia" : costoro infatti la giudicarono apertamente "fuore de, l'ordine della fede". E poiché il B. si rifiutava di accettare questo giudizio, ne nacque una discussione in cui molti dei suoi contradditori entrarono direttamente per confutare, passi scritturali alla mano, le sue teorie e per dimostrargli i suoi errori: "I dottori venerabili, che v'erano di sagra teologia e d'Altre facultà, pregavano il detto Baroccino che si dovesse levare da quella resìa, mostrandoli co, ragioni e per iscritture, come lui era 1, resia". Così Agnolo di Tura del Grasso nella sua Cronaca. Ma il B., pur minacciato dei rigori di legge, continuò a sostenere "con aldacia" le sue opinioni, accettando e rispondendo al contradditorio, tanto che i Nove finirono col rendere la cosa di pubblica ragione, decidendo di applicare la legge: il processo fu così demandato al podestà, Simone Guidi di Battifolle, il quale, tratto in arresto il B., lo fece nuovamente esaminare, dopo un giorno di carcere, dal vescovo, dall'inquisitore, dai dottori dello Studio "sichondo che comanda la legie". Infine, non avendo voluto riconoscere d'essere in errore, il B. fu dichiarato eretico e degno di esser punito "sichondo la legie che condanna nel fuoco"; e la condanna fu eseguita probabilmente lo stesso giorno in cui fu pronunziata, il 16 nov. 1321, in località Valdimontone, fuori della città di Siena.
Non sappiamo con precisione in cosa consistesse l'errore del B.: l'Anonimo senese che, in una sua cronaca, per primo fa cenno a lui parla solo di "atto d'idolatria", aggiungendo che "questo era gienerato già più di vinti anni"; mentre Agnolo di Tura del Grasso - il quale dall'Anoniino riprende la narrazione, aggiungendovi alcune precisazioni cronologiche e qualche particolare - non si cura (o non vuole curarsi) di specificare meglio. Il silenzio dei due cronisti - tanto più doloroso in quanto riguarda uno dei primi eretici toscani del Trecento, eretico che dovette avere anche un certo seguito tra i suoi concittadini - si spiega facilmente pensando alla posizione goduta dalla famiglia del B. ed allo scandalo che dovette provocare il processo e l'esecuzione di uno dei Nove. ]á indicativo, a questo proposito, il fatto che in un primo tempo si fosse cercato di far passare la cosa sotto silenzio, tentando, in "camera charitatis", di convincere il B. ad abiurare, e che solo la sua ostinazione provocò l'intervento dell'inquisitore e del vescovo. Ma uno spiraglio di luce può venirci proprio dalla narrazione dell'Anonimo il quale, parlando della persecuzione e della predicazione iniziate dai dottori "di sagra teologia" dello Studio, subito dopo la morte del B., contro i di lui seguaci, scrive che questi ultimi "non conoscievano direttamente che modo dovesIno tenere a salvare le anime loro". Questo passo, insieme all'Accenno agli atti di idolatria ed alla discussione condotta sui testi sacri, la notizia che la predicazione del B., all'epoca del processo, durava da già venti anni, il fatto che a riconoscerne il contenuto ereticale siano stati i dottori provenienti dallo Studio di Bolo;gna, tutto ciò potrebbe riportarci agli inizi del secolo, alle eresie d'indirizzo cataro e manicheo proprie dell'Ambiente bolognese ed ai processi contro gli eretici catari celebrati a Bologna negli ultimi decenni del sec. XIII.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Siena, ms. A. 2.30, C. 294; Cronaca senese d'Autore ignoto, in Rer. Italic. Script., 2 ediz., XV, 6, a cura di F. Lisini, pp. 121 s.; Agnolo di Tura del Grasso, Cronaca Senese, ibid., DP. 389 s. Per i processi di Bologna contro i catari, cfr. E. Duprè-Theseider, in Studi in onore di G. Volpe, I, Firenze 1960, pp. 383-444.