BARONI, Eleonora (Leonora, Lionora), detta anche l'Adrianella o l'Adrianetta
Figlia di Muzio, gentiluomo calabrese, e di Adriana Basile, la "bella Adriana", nacque a Mantova nel dic. 16 11, e il nome le venne imposto in ricordo della duchessa di Mantova, Eleonora de' Medici, morta poco tempo prima, che tanto aveva beneficato la famiglia Baroni. La sua notorietà come cantante da camera superò forse quella raggiunta dalla madre, da cui dovette certo ricevere a Mantova i primi rudimenti dell'arte musicale e che ella accompagnò, ancor giovanissima, in varie tournées artistiche, cantando assieme a lei e, più tardi, anche con la sorella minore, Caterina. Pur non possedendo l'avvenenza fisica della "bella Adriana", con la grazia del suo canto seppe conquistare, dopo il ritorno della sua famiglia a Napoli, loro città di origine, l'aristocratica società napoletana, sicché, a 16 anni, era proclamata dal principe Alfonso Gaetano d'Aragona, duca di Laurenzana,"soggetto da innamorar Giove". Nel 1630 era in viaggio con la madre, diretta a Genova, e il principe Mattias de' Medici, in una lettera del 23 aprile indirizzata al fratello Gian Carlo da Lucca, ricorda di aver ascoltato la "Adriana e sua figliola... a cantare mille galanterie di canzonette ed una in particolare dove entra il Zizì, che diede grandissimo gusto a una mano di belle dame...". Pochi giorni dopo esse giunsero a Firenze ed il 3 maggio, e poi ancora il 7, si recarono ad ossequiare la granduchessa Maria Maddalena d'Austria "e cantomo tutte e due diverse arie", come riferisce un diarista fiorentino, Cesare Tinghi (in Solerti, Musica ... ). A Roma - dove pare che la famiglia Baroni si trasferisse nel 1633 - la B. riscosse ancora plausi, sicché, secondo quanto è scritto negli Avvisi di Roma del 10 ott. 1639, veniva a lei tributata la lode "di superare tutti nel canto e nella grazia del portare la voce". Ciò suscitava le gelosie e i risentimenti dei musici, specie quelli di Marc'Antonio Malagigi, che era al servizio del cardinale Antonio Barberini, dispiacíuto "che il cardinale tenga protezione delle Adriane (così venivano chiamate la "bella Adriana" e le due figliole Eleonora e Caterina), che le mantenga a sue spese in Roma, che vada frequentemente da loro e che abbia sempre in bocca Leonora, i suoi meriti e la sua virtuosa conversazione".
Durante il soggiorno romano del Milton (1638-1639) la B. ebbe modo di conoscerlo e, proprio per i suoi stretti legami di amicizia con uno dei più grandi poeti del tempo, che a lei dedicò tre epigrammi m latino, e - più tardi - con un papa, venne di frequente chiamata "la Leonora di Milton e di Clemente IX".
Vincenzo Costaguti pubblicò a Roma nel 1639 una raccolta di compominenti, gli Applausi poetici alle glorie della signora L. B.:è un omaggio quanto mai significativo che, alle eccezionali capacità interpretative della "virtuosa", tributarono i poeti allora alla moda, più o meno noti (F. Testi, F. Bracciolini, L. Guidiccioni, C. Achillini, ecc.), e i più bei nomi dell'aristocrazia e dell'alta prelatura, fra cui figura, con uno dei migliori sonetti, monsignor Giulio Rospigliosi, il futuro papa Clemente IX.
A casa Baroni convenivano nobili, artisti, letterati: un resoconto dei trattenimenti poetici e musicali si ha nell'Idea della veglia (Roma, CorbeRetti, 1640).
Il 27 maggio 1640 Eleonora sposò un segretario del cardinale Francesco Barberini, Giulio Cesare Castellani, e il cardinale Mazzarino, suo intimo amico - nel periodo del suo soggiorno romano si era molto legato all'ambiente musicale gravitante nell'orbita di Antonio Barberini -, le scriveva da Torino il 12 genn. 1641, per congratularsi con lei del suo matrimonio. Nel febbr. del 1644 la B. venne chiamata a Parigi alla corte di Anna d'Austria, grazie all'intervento decisivo del Mazzarino, facilitato in questo dalla larga risonanza che aveva avuto la Response faite à un curieux, sur le sentiment de la musique d'Italie,del violista André Maugars (inviata il 10 ott. 1639, da Roma, al card. A. du Plessis de Richelieu e pubblicata in Francia nel 1640), nella quale la B. figurava fra le personalità più rappresentative del nuovo stile "recitativo", stile "non ancora usato in Francia" .
Giunta col marito a Parigi nel marzo del 1644 ella si trattenne alla corte di Anna d'Austria per un solo anno; il 10 apr. 1645 lasciava già la Francia (non ultima ragione della sua partenza dovette essere una certa gelosia di mestiere verso il sopranista Atto Melani, da quattro mesi alla corte e particolarmente favorito dalla regina) assieme a Marco Marazzoli, per far ritorno in patria.
Una interessante documentazione sull'attività della B. in Francia e sulla, considerazione di cui godeva alla corte si ha in alcune lettere che l'abate Agostino Scaglia diresse, fra il marzo e l'aprile 1645,a "Madama Reale Cristina di Francia Reggente di Savoia". "Che ella abbia voce eccellente - scrive fra l'altro l'abate il 10 marzo 1645 - non v'è chi non l'accordi; alcuni la dissero al principio più propria del teatro e della chiesa, che della stanza, e che la maniera sua italiana riuscisse all'orecchio dura: opposizioni che cessarono subito che la Regina ebbe detto, che non si poteva cantar meglio...". E in Francia, se ragioni di salute non l'avessero trattenuta, aveva intenzione di ritomare, come si apprende da una lettera della "virtuosa" del 17 sett. 1646,diretta a Cristina di Francia (cfr. AdemoRo, I primi fasti..., pp. 12-14).
A Roma, da dove non si mosse più, riprese una vita da gran dama, frequentando la migliore società del luogo, e la sorte le fu favorevole soprattutto quando, nel 1667 (ne fanno fede varie testimonianze dell'epoca) venne eletto papa Giulio Rospigliosi. Il residente della Repubblica di Genova a Roma, Ferdinando Poggi, nel suo resoconto di quegli anni, dà frequenti notizie della "Lionora", che ormai cercava di far dimenticare il suo passato di "virtuosa canterina" e che spesso si intratteneva con il papa assieme ai membri della famiglia Rospigliosi, ai quali era intimamente legata. La casa della B., anche dopo la morte del marito avvenuta il 4 genn. 1662, continuava ad essere un luogo di convegno di nobili ed artisti: quivi il 23 marzo 1669 "si è fatta una rappresentazione in musica - ricorda ancora il Poggi - ove sono intravenuti tutti i Rospigliosi... Cantò Lionora... essa è sempre stata la favorita del papa in tutti li stati e adesso è più che mai, e chi vuol grazia ricorra a lei" (cfr. Ademollo, La Leonora..., pp. 13-14). Poco dopo, però, decedeva papa Clemente IX e la stessa B. moriva, a soli 58 anni, il 6 apr. 1670. Venne sepolta, accanto al marito, nella chiesa romana di Santa Maria della Scala.
Particolarmente indicativo del valore dell'arte della B., e delle doti eccezionali che ne fecero uno degli idoli del suo tempo, è la descrizione che dà di lei il Maugars, musicista di vaglia egli stesso. "La sua voce è alta, inisurata, sonora, armoniosa, - scrive tra l'altro il violista nella Response già citata - modulata e rinforzata senza stenti e senza contorsioni... Nel passare da un tono all'altro fa talvolta sentire le divisioni dei generi cromatico ed enarmonico con tanta abilità... che non vi è alcuno che non rimanga estasiato di fronte a questo bello e difficile metodo di canto...". Nelle sue esecuzioni canore l'artista si avvaleva dell'accompagnamento del liuto e della tiorba, di cui era anche valente suonatrice; ma, oltre ad essere particolarmente edotta nell'arte musicale, viene ricordata dai contemporanei come una donna di grande cultura. Conosceva molte lingue, fu forse anche poetessa, ed era quindi perfettamente in grado di muoversi a suo agio nell'ambiente aristocratico e mondano di Roma.
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