ROLLAND d'ERCÉVILLE, Barthélemy-Gabriel
Nato nel 1734, morto a Parigi il 20 apriie 1794, fu uno fra i più eminenti uomini politici e membri dei "parlamenti" di Francia, presidente del parlamento di Parigi. Tenace avversario dei gesuiti, contribuì notevolmente alla loro rovina, con la pubblicazione di un'opera che suscitò al suo apparire una larga eco di consensi e di polemiche, le Assertions dangereuses et pernicieuses soutenues par les jésuites. L'espulsione dei gesuiti nel 1762, ch'era stata opera soprattutto dei parlamentari, costrinse questi ultimi ad affrontare con la massima energia e decisione la grave crisi di disorganizzazione che essa aveva provocato in particolar modo nella scuola media. Guardati con sospetto e gelosia dall'università e dalla stessa monarchia decisamente avversati dall'alto clero, i parlamentari tentarono di assolvere con le loro sole forze il gravoso compito della riforma, sia con l'assumere direttamente la direzione e l'amministrazione dei collegi (il R., p. es., partecipò attivamente alla riorganizzazione del più celebre collegio di Francia, il Louis-le-Grand di Parigi), sia col dibattere e difendere pubblicamente con gli scritti le loro idee novatrici.
Uno dei documenti più notevoli e caratteristici dì questa loro attività pedagogico-politica è stato certamente il Compte rendu des papiers trouvés chez les Jésuites, presentato dal R. alle camere riunite del parlamento di Parigi il 13 maggio 1768 e pubblicato nel 1770: in esso sono esposte le linee fondamentali del nuovo indirizzo che i parlamentari volevano imprimere all'insegnamento rinnovato. Idee che furono poi ribadite nel Recueil de plusieurs ouvrages sur l'education del 1783 e nel Plan d'éducation del 1784.
Il R. propugnava il supremo controllo dello stato su tutti gli istituti educativi, da affidare a un consiglio superiore governativo; la laicizzazione del personale ("l'esperienza attesta che i religiosi si sentono più legati al loro ordine che alla loro patria"); la creazione di un istituto per la formazione del personale insegnante delle scuole medie, idea cara ai giansenisti, che il R. tentò di attuare nel collegio Louis-le-Grand, ma che fu realizzata soltanto dalla Convenzione e da Napoleone; l'estensione a tutti i cittadini del primo insegnamento elementare, il rinnovamento dell'insegnamento medio umanistico con l'introduzione in esso della storia e della lingua nazionale e delle scienze, da affidare, come pure le matematiche, non più all'insegnante di filosofia, ma ad un professore speciale; la riduzione di numero delle università e la netta distinzione fra alcune di esse, complete e riccamente provviste di tutte le cattedre e dei mezzi richiesti dallo stato delle scienze e della società, e le altre, ridotte in limiti molto ristretti.
La reazione e lo scioglimento del parlamento non permisero al R. e ai suoi colleghi di condurre in porto le loro riforme; ma essi avevano ormai richiamato l'attenzione dei loro concittadini su parecchi problemi vitali e in particolar modo sulla funzione educatìva dello stato e sulla laicizzazione dell'educazione.
Bibl.: L. Liard, L'Enseignement supérieur en France, I, Parigi 1888; P. Dupuy, l'École normale de l'an III, ivi 1895.