BARTOLINI BALDELLI, Giovan Battista
Figlio primogenito di Francesco, segretario del granduca di Toscana Ferdinando I, e di Maria Alberighi, entrò assai giovane, nel 1604, in servizio nella segreteria di Stato, per l'appoggio del padre e ancor più di un suo zio, l'influente primo consigliere e segretario Belisario Vinta. Coerentemente con questi inizi, la successiva carriera del B. nell'amministrazione medicea fu, pur nella sua relativa modestia, un tipico esempio del nepotismo dilagante nella corte granducale, così come del resto lo furono anche quelle dei suoi fratelli, Alessandro e Matteo. I Bartolini Baldelli potevano contare infatti su vaste relazioni familiari, influenti non soltanto a Firenze, ma anche, durante la reggenza di Maria de' Medici, alla corte di Francia, ed essi non mancarono di metterle a partito. Ancora per la protezione del Vinta, nell'agosto del 1608, il B. fu nominato segretario d'ambasciata presso la corte di Spagna, alle dipendenze del residente Orso Pannocchieschi d'Elci, genero dello stesso Vinta. A Madrid egli rimase fino al febbraio del 1612, sostituendo il Pannocchieschi in missioni secondarie di rappresentanza presso i sovrani e, soprattutto, nel disbrigo della normale corrispondenza diplomatica.
La modestia di questi compiti non scoraggiò le ambizioni del B., che ritenne di poter aspirare alla più impegnativa carica di residente alla corte di Francia se non per meriti, almeno per le amicizie su cui poteva contare nelle due corti. In effetti ottenne l'approvazione del suo progetto da parte del granduca, indottovi sia dalle pressioni del solito Vinta, sia dalla necessità di sostituire comunque il residente in carica, Matteo Botti, poco gradito alla corte francese. A Parigi, d'altra parte, si espresse in favore del B. la stessa regina, su richiesta dell'onnipotente Concino Concini, anche lui, per ragioni di parentela, disposto a favorire il Bartolini Baldelli. Senonché, quando già sembrava imminente il suo trasferimento all'ambasciata parigina, sopravvenne una nuova circostanza a modificare la situazione: in seguito alla morte di Francesco Bartolini Baldelli, che dal 1607 esercitava la carica di maestro generale delle Poste con diritto di trasmetterla a un figuo, una patente granducale dei 24 nov. 1611 attribuì quell'ufficio al B.: questi accettò senz'altro la nuova lucrosa sistemazione; mentre brigava con successo per trasferire il proprio ufficio madrileno al fratello Alessandro, non rinunziava neppure all'ambasciata francese, prodigandosi alacremente perché vi fosse destinato il fratello Matteo. A questo fine si fece autorizzare dal suo governo a trattenersi a Parigi durante il viaggio di ritorno dalla Spagna, con la missione, inutile di per se stessa e puramente pretestuosa, di attendere in quella corte lettere e commissioni provenienti dall'Inghilterra. In realtà il suo scopo era di non deludere la regina Maria e di preparare il terreno al fratello .
La permanenza del B. in Francia si protrasse, contro ogni suo desiderio, piuttosto a lungo, a causa delle resistenze che il Botti frapponeva al proprio licenziamento. Il B. partì da Parigi nell'ottobre del 1613: non ancora, tuttavia, per Firenze, ma per un breve viaggio di diporto in Inghilterra, anch'esso mascherato da una incombenza diplomatica di cui non gli fu avara l'immancabile benevolenza della corte granducale: si trattava, questa volta, di affiancare l'agente diplomatico Andrea Cioli nelle trattative di matrimonio tra Enrico, principe di Gares, e una sorella del granduca, progetto al quale era ostilissimo, per motivi religiosi, il pontefice Paolo V. Conclusasi felicemente la missione, alla quale peraltro non diede alcun contributo, il B. ripartì il 16 febbr. 1614 col Cioli e prese servizio a Firenze, dove nel frattempo era stato a supplirlo il fratello Matteo, il quale finalmente poté essere inviato in Francia.
Il B. rimase di lì in poi a Firenze dove, oltre alla carica di maestro generale delle Poste, ebbe anche dal 1615 le mansioni di segretario della granduchessa. Non si conosce l'anno della sua morte.
Le sue corrispondenze diplomatiche sono di scarso interesse: quelle dalla Spagna in quanto egli aveva mansioni del tutto secondarie, poco più che di copista e di momentaneo sostituto del suo superiore; quelle dalla Francia e dall'Inghilterra, perché trattano soprattutto interessi privati.
Fonti: Archivio di Stato di Firenze, Mediceo del Principato, filze 1455-58,..'1700, 4941-42, 4624, 4624a, 4626-29, 5974, 6022, 6049-59; Ibid., Spogli rossi, n. 372. La corrispondenza del B. dalla Francia è stata in larga misura riprodotta da B. Zeller, La minorité de Louis XIII, Paris 1897, passim.