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BARTOLO di Fredi

di S. Castri - Enciclopedia dell' Arte Medievale (1992)
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BARTOLO di Fredi

S. Castri

Pittore senese, attivo nella seconda metà del sec. 14°, figlio di un maestro Fredi pittore. Per la ricostruzione della sua attività artistica ci si può basare su un numero inconsuetamente folto di documenti e fonti, raccolti in primis da Della Valle (1782) e Milanesi (1854-1898, I).Nato intorno al 1330, B. affittò una bottega insieme ad Andrea Vanni nel 1353 (13 dicembre), per esercitarvi la sua arte. Risulta iscritto al Breve dell'Arte nel 1355. Nel 1357 sposò Bartolomea di Cecco; dal matrimonio nacquero vari figli, due dei quali morirono nella peste del 1363, un altro nel 1374 e una figlia nel 1396. L'unico figlio che gli sia sopravvissuto pare fu Andrea, che collaborò a lungo con il padre a partire dagli anni ottanta e che è noto come Andrea di Bartolo. Nel 1361 (18 luglio) B. era al lavoro nella sala del Consiglio del Palazzo Pubblico di Siena (opere perdute); nel 1363 il suo nome compare nel Libro delle Capitudini; nel 1364 firmava e datava la Madonna della Misericordia, oggi nel Mus. della Cattedrale di Pienza ma probabilmente ivi trasferita da Siena solo in un secondo tempo. Nel 1366 (21 ottobre) venne incaricato di raffigurare, nella sala del Consiglio sangimignanese, due frati delle comunità monastiche olivetana e agostiniana, quale memoria infamante per aver rifiutato di pagare una tassa sui beni ecclesiastici imposta dal Comune; un altro episodio di pittura infamante impegnò B. nel 1390, quando il Comune di Siena gli affidò il compito di affrescare i Ribelli al Comune nella sala del Consiglio (entrambi i dipinti sono perduti). Nel 1367 firmò gli affreschi con Storie del Vecchio Testamento sul fianco sinistro della collegiata di San Gimignano, a fronte del ciclo del Nuovo Testamento dipinto poco prima da Lippo Memmi e 'chompagni'; la data esatta, 1367 appunto, fu ritrovata da Carli (1949), a seguito dei restauri degli affreschi, estesamente ridipinti nel corso dell'Ottocento, e smentì definitivamente la datazione al 1356 riportata nella vasariana vita di Taddeo di Bartolo e fino ad allora ritenuta veritiera. Del 1367 (25 giugno) è un documento che attesta il pagamento da parte dell'Arte dei Fornai e di un tal Francesco di Vannuccio a B., per una pala d'altare per la cappella dei Magi in duomo: una nuova interpretazione del documento (Moran, 1976) identifica suggestivamente tale pala dei Fornai con la più celebre opera di B., l'Adorazione dei Magi della Pinacoteca Naz. di Siena. Anche le due scene della Vita di s. Lorenzo, ivi conservate, sarebbero parte della predella della tavola (s. Lorenzo era il patrono dei fornai), mentre Francesco di Vannuccio non sarebbe da identificare con l'omonimo pittore ma con l'Operaio dell'Opera del duomo, ricordato in varie occasioni dalle fonti. Nel 1368 (1 marzo) B. si impegnò ad affrescare la cappella di S. Ansano in duomo, insieme a Mino del Pellicciaio. Dal 1369 B. fu membro politico del governo nuovo dei Riformatori. Nel 1372 (novembre e dicembre) fu capitano del popolo del terzo di Camollia, così come nel marzo-aprile 1381; nel marzo-giugno 1382 ne è invece priore. Nel 1374 era compensato per lavori nella cappella dei Maestri di pietra in duomo. Nello stesso anno, secondo una notizia di Romagnoli (1830), che vide l'opera in una cappella del chiostro di S. Domenico, B. firmò un grande polittico, con al centro una Natività, in San Gimignano, forse identificabile con l'Adorazione dei pastori oggi a New York (Metropolitan Mus. of Art, The Cloisters; Traldi, 1977; A Catalogue, 1980). Sempre nel 1374 comprò una casa a Siena. Dall'ottobre 1376 al gennaio 1377 venne nominato castellano di Massa Marittima. Dal 1377 al 1380 risiedette a Volterra, dove venne impiegato in vari lavori in duomo. Di questa attività rimangono attualmente soltanto i frammenti di un imponente Giudizio universale affrescato nella cappella maggiore del transetto, con l'episodio del Combattimento dell'arcangelo Michele con il drago apocalittico e la Caduta degli angeli ribelli (Traldi, 1980); nel 1380 una vera e propria battaglia legale venne intrapresa dalla magistratura senese contro quella di Volterra, che aveva dilazionato oltre ogni limite il pagamento del triennio volterrano di B., del quale venivano prese sollecite e accalorate difese nelle tre lettere rimaste sulla vertenza. Sempre al 1380 viene assegnata una lettera in cui il pittore informava tempestivamente il Comune di Siena del passaggio della temuta compagnia di ventura degli Italiani dai territori di Montescudaio, a pochi passi dai confini senesi, e delle misure difensive già approntate dai Fiorentini (Moran, 1975-1976; Traldi, 1977). Nel 1381 un senatore senese gli commissionò uno scudo e un vessillo con lo stemma della città.Durante la prima metà degli anni ottanta B. risulta completamente assorbito da commissioni montalcinesi per la decorazione di varie cappelle della chiesa di S. Francesco. Intorno al 1380 si colloca il polittico per l'altare Griffi-Cacciati nella cappella di S. Pietro, identificato con la Madonna e santi del Mus. Civ. di Lucignano (prov. Arezzo), che comprendeva anche la predella (dipinta in collaborazione con il figlio Andrea) con Storie di santi e Adorazione dei Magi della Pinacoteca Naz. di Siena, altre due tavole laterali con S. Pietro e S. Lucia a tutt'oggi non rintracciabili e cinque cuspidi (Freuler, 1985a; 1985b). Per la cappella privata della Compagnia di s. Pietro, nel coro, B. dipinse una pala tra il 1381 e il 1383. In quest'ultimo anno eseguì la pala per la famiglia di Cristoforo Costanti, nella cappella Ciardelli, composta da una Deposizione affiancata da quattro tavolette con Storie del Battista e del beato Filippo Ciardelli, oggi conservate nel Mus. Civ. di Montalcino (prov. Siena), e da una predella con Storie della Passione di Cristo.Del 9 maggio 1383 è il documento di commissione di una pala per la Compagnia di s. Pietro nella cappella dell'Annunciazione sempre in S. Francesco a Montalcino. L'aspetto originario (ricostruito da Kanter, 1983, e Freuler, 1985b) era quello di un trittico con al centro l'Incoronazione della Vergine (Montalcino, Mus. Civ.) e ai lati quattro pannelli con Storie della Vergine (Siena, Pinacoteca Naz.); nel registro superiore erano una Natività (Roma, Mus. Vaticani, Pinacoteca), un'Adorazione dei Magi (Polesden Lacey, Nat. Trust) e, al di sopra, due cuspidi con l'Annunciazione (Los Angeles, County Mus. of Art) e una cuspide centrale con l'Assunzione (Siena, Pinacoteca Naz.). La predella comprendeva altre scene della Vita della Vergine variamente divise tra Siena (Pinacoteca Naz.), Roma (Mus. Vaticani, Pinacoteca) e Cracovia (Państwowe Zbiory Sztuki na Wawelu) e i Ss. Antonio Abate e Macario (Siena, Pinacoteca Naz.). Il polittico era infine 'retto' dai pilastri laterali sfaccettati con figure di santi del Mus. Civ. di Montalcino. Opera assai elaborata e complessa, richiese ca. cinque anni per essere completata - così come attesta la data del 1388 iscritta sul margine inferiore della tavola centrale - con un ampio intervento della bottega, stanti gli impegni politici dell'artista, che si mantennero fittissimi: nel 1382 fece parte del Consiglio dei Ventiquattro, per il suo terzo, e dal settembre al dicembre di quell'anno del Concistoro; dal novembre 1384 a tutto il 1385 prese attivamente parte alle tumultuose vicende del governo dei Riformatori.Nel 1389 gli venne commissionata, insieme al figlio Andrea e a Luca di Tommè, la pala d'altare per la cappella dell'Università dei Calzolari, nel duomo di Siena. Nel 1390 iniziò a dipingere una pala per i frati della chiesa di Monteoliveto fuori porta Tufi, ma l'incarico gli venne prorogato per consentirgli di concludere i lavori intrapresi nel Palazzo Pubblico di Siena, ove rimangono visibili l'affresco con l'Annunciazione e la figura del beato Andrea Gallerani, nella cappella dei Nove, al piano terra. Nel 1392-1393 dovette dipingere una 'tavola di S. Pietro' per una cappella del duomo, forse quella completata da Paolo di Giovanni Fei nel 1398, raffigurante la Presentazione della Vergine al Tempio, oggi nella Nat. Gall. of Art di Washington (van Os, 1985); della stessa opera si pensa possano far parte le due figure di santi nel Nelson-Atkins Mus. of Art di Kansas City e nel Mus. des Beaux-Arts di Quimper. Nel 1393, con Cristofano di Bidoccio e Meo di Pietro, restaurò il celebre Mappamondo semovente di Ambrogio Lorenzetti. Sempre con Cristofano, e con Giusaffà di Filippo, affrescò sulla facciata del Palazzo Pubblico la biscia viscontea; ancora nel 1395, con Meo di Pietro, vi aggiunse altre armi di Gian Galeazzo Visconti, conte di Virtù. Tali dipinti furono certamente distrutti subito dopo la fine del dominio visconteo sulla città (1404). Nel 1397 B. venne pagato per un S. Vittorio dipinto in un tabernacolo nel coro del duomo. Lo stesso anno, nella cappella Malavolti della chiesa di S. Domenico a Siena, su un altare a tabernacolo affrescato in alto con un coro angelico da Paolo di Giovanni Fei, B. inserì la pala con la Trinità, la Visitazione, i Ss. Domenico e Cristoforo (già Coll. Bourget, oggi a Chambéry, Mus. d'art et d'histoire, Mus. des Beaux-Arts); tale complesso di rivoluzionaria strutturazione precorreva l'aspetto e le finalità espositive delle pale toscane del Quattrocento (Freuler, 1987; de Botton, Boucher de Lapparent, 1988). Da questa data al 26 gennaio 1410, giorno della sua morte, i documenti finora riesumati tacciono sull'attività del longevo artista, di cui rimane però il testamento del 3 agosto 1407, stilato in favore di Andrea.Il catalogo delle opere di B., dopo un primo sovraffollamento operato da studiosi dell'inizio del Novecento, si è venuto via via sfoltendo e precisando nelle sue articolazioni interne soprattutto in questi ultimi decenni, rendendo possibile, oltre a un ordinamento cronologico delle opere prodotte nella sua attivissima bottega, anche una lettura più attenta e convincente del suo ruolo, che fu primario e trainante, nel panorama della produzione artistica senese successiva al 1348. Fin dai suoi esordi B. si mostra pittore legato a una personale ma convinta osservanza martiniana - postavignonese - attorno alle cui caratteristiche tuttavia va elaborando ben presto un proprio inconfondibile stile, a tratti trapunto di richiami lorenzettiani o di artisti più 'conservatori' della generazione a lui precedente, quali Bulgarini. Nelle sue stesure tali prestiti però si incrudiscono in forme di arcaicismo e impoverimento sintattico, soprattutto per la formulazione dello spazio, architettonico e non. Sue caratteristiche primarie sono la duttilità di segno , che sa piegarsi con immediatezza alle esigenze espressive richieste dal soggetto narrato, gli accostamenti inconsueti, a volte violenti, di certe gamme cromatiche, usati con funzione espressiva, la predilezione per oggetti e fogge 'esotiche'.Possono considerarsi opere giovanili l'affresco con Madonna in trono e santi di S. Francesco a Cortona, la Madonna, firmata, della chiesa di S. Biagio a Cusona (prov. Firenze), la predella con Crocifissione dello Staatl. Lindenau-Mus. di Altenburg, gli affreschi della chiesa di S. Lucchese presso Poggibonsi (1367), gli affreschi in S. Agostino a San Gimignano, con Storie della Vergine e il frammento con teste femminili del Mus. Civ. della stessa città, il trittico con la Madonna in trono e santi della Gall. Naz. dell'Umbria di Perugia, oltre all'intervento di completamento della Maestà di Lippo Memmi nella sala del Consiglio del palazzo comunale di San Gimignano. Intorno agli anni settanta si collocano opere quali l'Adorazione dei pastori di New York (Metropolitan Mus. of Art, The Cloisters), il trittico con l'Adorazione dei pastori nella chiesa di Torrita di Siena e la replica nel Mus. du Petit Palais di Avignone, forse gli affreschi in S. Agostino a Montalcino, gli affreschi in S. Francesco a Lucignano, forse il trittico con la Madonna in trono e il S. Antonio (Firenze, Mus. Bardini) e Giovanni Battista (già Coll. Platt) a cui potrebbero legarsi, almeno per contemporaneità, le due tavole con S. Lucia (New York, Metropolitan Mus. of Art) e S. Caterina d'Alessandria (Assisi, Sacro Convento, Coll. Mason Perkins). Negli anni ottanta il pittore, ormai affermato, attese probabilmente, oltre che ai polittici documentati, anche alla pala con l'Adorazione dei Magi della Pinacoteca Naz. di Siena.Oltre a un certo numero di opere variamente attribuitegli vanno considerati di B.: il pinnacolo con l'Assunzione della Vergine di Saint-Jean-Cap-Ferrat (Mus. Ile-de-France), la testa della Vergine di Francoforte (Städelsches Kunstinst. und Städt. Gal.), la Madonna con il Bambino di Montalcino (Mus. Diocesano di Arte Sacra), la Circoncisione del Louvre, gli scomparti di polittico con i Ss. Pietro e Paolo della chiesa di Saint-Louis-en-l'Ile a Parigi, l'Adorazione dei Magi di New York (Metropolitan Mus. of Art, Robert Lehman Coll.), un frammento della quale è a Digione (Mus. des Beaux-Arts).

Bibl.:

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Boucher de Lapparent, Le Retable de la Trinité de Bartolo di Fredi à Chambéry, RLouvre 38, 1988, pp. 218-229.S. Castri

Vedi anche
Lippo Mèmmi Mèmmi, Lippo. - Pittore senese (notizie dal 1317 al 1348). Si formò nella bottega del padre, Memmo di Filippuccio (notizie dal 1294 al 1317), probabile collaboratore di Giotto ad Assisi e pittore civico a San Gimignano (affreschi nelle chiese di S. Jacopo e S. Pietro e, di soggetto profano, nel palazzo ... Luca di Tommè Luca di Tommè. - Pittore (n. Siena 1330 circa - m. dopo il 1389). Influenzato da P. Lorenzetti e S. Martini, collaborò con Niccolò di Ser Sozzo Tegliacci; autore di molte opere, ricordiamo fra quelle datate: un polittico nella Pinacoteca Comunale di Siena (1362); una Crocifissione nel Museo Nazionale ... Taddèo di Bartolo Taddèo di Bartolo (o Taddeo Bartoli). - Pittore (Siena 1362 circa - ivi 1422). Attraverso Jacopo di Mino del Pellicciaio guardò a Simone Martini e si mantenne fedele alla sua formazione trecentesca che arricchì con nuovi contatti; in Liguria (1393; 1397) da Barnaba da Modena riprese le arcaiche lumeggiature ... Niccolò di Ser Sozzo Niccolò di Ser Sozzo. - Pittore e miniatore senese (notizie dal 1334 al 1363), cui è stato attribuito erroneamente il cognome Tegliacci. Firmò, con Luca di Tomé, il polittico con la Madonna in trono col Bambino e santi (a Luca di Tomé si devono, probabilmente, i ss. Giovanni e Benedetto), datato 1362 ...
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Altri risultati per BARTOLO di Fredi
  • Bàrtolo di Fredi Battilori
    Enciclopedia on line
    Pittore senese (n. 1330 circa - m. Siena o San Gimignano 1410). La sua maniera, che si rifà ai modi sia di S. Martini sia dei Lorenzetti e di L. Memmi, rappresenta, alla fine del Trecento, il perdurare di una tradizione senese ormai impoverita nelle qualità più propriamente creative, ma pur sempre di ...
  • BARTOLO di Fredi
    Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 6 (1964)
    Enrico Castelnuovo Figlio di un maestro Fredi, pittore, nacque verso il 1330. Della sua vita si conoscono numerosi episodi grazie alle ricerche d'archivio dei padre Della Valle, del Gaye e soprattutto del Milanesi e del Borghesi. Nel 1353 (13 dicembre) apre una bottega in Siena assieme al pittore Andrea ...
  • BARTOLO di Fredi
    Enciclopedia Italiana (1930)
    Pittore senese, figlio di un maestro Fredi della famiglia Battilori, nacque a Siena intorno il 1330, e vi morì nel 1410. Nel 1353 apriva in patria una bottega con Andrea Vanni; e forse nel 1356 affrescava nella collegiata di S. Gimignano le storie del Vecchio Testamento ora assai danneggiate; una certa ...
Vocabolario
frédo
fredo frédo s. m. [lat. mediev. fridus o fredum, dal germ. frithu; cfr. ted. Friede «pace»]. – Nell’antico diritto penale franco, la somma che, in aggiunta a quella pagata all’offeso o alla sua famiglia a titolo di composizione, doveva...
bartolista
bartolista s. m. (pl. -i). – Seguace del giurista Bartolo da Sassoferrato (1313 o 1314-1357); in partic., furono così chiamati, spec. dall’inizio del sec. 15° in poi, i giuristi fedeli al modo italiano d’insegnare il diritto, prevalentemente...
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