ALBERTI, Bartolomeo
Figlio di Caroccio di Lapo, fu degli Alberti che maggiormente cooperarono alla prosperità della famiglia. Dette il nome alla "Compagnia lacopo e Bartolomeo di Caroccio degli Alberti e compagni", e poi alla "Compagnia Bartolomeo di Caroccio degli Alberti e compagni", da lui creata nel 1350. Si recò in Avignone, nel Brabante e in Fiandra. Fu priore dal 10 novembre alla fine di dicembre 1371; console della Zecca per l'Arte di Calimala nel 1351, nei 1366, nel 1373. Nel 1347 era stato procuratore a ricevere l'assegnazione del credito dei Bardi (falliti e debitori degli Alberti) verso il re d'Inghilterra. Nel gennaio 1349 aveva sposato Avegnente di messer Bindaccio Ricasoli (morta poi il 14 sett. 1398). Nel 1360 fu deputato a trattare col vescovo di Rimini per far togliere l'interdetto a Firenze, che non aveva versato al papa 5.000 formi d'oro depositati da Antonio dell'Orso e destinati per la Terra Santa: l'A. risolse la questione anticipando per la Signoria, insie.me con altri uomini d'affari a lui legati, la somma più gli interessi maturati. Nel 1370 fu dei Dodici Buonomini e nel 1372 dei Gonfalonieri delle compagnie. Morì il 10 ag. 1374. Il suo Libro di ricordanze, pubblicato nel 1952, ha contribuito a porre in maggior rilievo l'attività economica e commerciale di Bartolomeo.
Fonti e Bibl.: I libri degli Alberti del Giudice, a cura di A. Sapori, Milano 1952, pp. XC e 301-309; L. Passerini, Gli Alberti di Firenze..., I, Firenze 1869, pp. 201-202.