ARESE, Bartolomeo
Nacque a Milano il 23 ott. 1590 da GiuIio, presidente del Senato. Dopo essere stato alunno del collegio dei gesuiti di Brera, appena quattordicenne si recò a studiare giurisprudenza a Pavia. Iscritto al collegio dei dottori legisti di Milano a ventidue anni, due anni innanzi l'età prescritta, esercitò l'avvocatura con notevole valentia.
Morto il padre nei primi mesi del 1627, ne ereditò il titolo di conte di Castellambro, confermatogli da Filippo IV con decreto dell'i i marzo, e il 26 aprile anche il posto vacante nel Consiglio dei Sessanta Decurioni di Milano.
Nel 1636 venne nominato capitano di giustizia; il 19 sett. 1638 questore del Magistrato ordinario. Il 29 marzo 1641 era eletto senatore e il 17 luglio membro del Consiglio segreto, indi presidente del Magistrato ordinario; fu anche reggente onorario nel Supremo Consiglio d'Italia.
La sua carriera, culminata con la nomina a presidente del Senato il 17 nov. 1660, fu favorita dalla posizione del padre, ma anche dalla lealtà verso la Spagna, nelle turbinose vicende della guerra dei Trent'anni che vide risvegliarsi nello Stato di Milano molte simpatie filofrancesi. Nel complotto antispagnolo che si accompagnò alla presa di Vigevano da parte dei Francesi nel 1645, l'A. fu tra quelli che consigliarono il govematore, marchese di Velada, a intervenire militarmente e a riconquistare Vigevano.
Pur rimanendo in buoni rapporti con tutti i governatori, l'A. non mancò talvolta di prendere atteggiamenti risoluti in difesa degli interessi milanesi, specialmente durante il governo del duca d'Ossuna (1670-74), che provocò a Milano molti risentimenti. Durante la sua presidenza del Senato si verificò a Milano una recrudescenza di misfatti e di vendette private, contro cui intervenne energicamente, reprimendo soprattutto i duelli.
L'attività politica e le incombenze dei suoi uffici non gli impedirono di darsi al maneggio degli affari, tanto che accumulò un ingentissimo patrimonio in terreni, ville e case. Ampliò e arricchì il suo palazzo patrizio di Porta Vercellina (ora palazzo Litta in corso Magenta), costruì una splendida villa a Cesano Maderno e, con l'animo del benefattore e del mecenate, ricostruì chiese, dotò monasteri e luoghi pii.
L'A. morì il 23 settembre 1674.
Nel testamento fatto due anni innanzi lasciò alle due figlie, Giulia, maritata col conte Renato Borromeo, e Margherita, sposata al conte Fabio Visconti (un figlio maschio, Giulio, era morto prematuramente), terre per diverse. decme di migliaia di pertiche con annessi diritti feudali, case e botteghe in Milano, e redditi su diverse sorte di entrate: sul pane bianco, sul perticato rurale, sul dazio delle carni fresche, sul mensuale di Pavia.
Non sembra abbia molto nociuto alla sua fama la Vita di B. A. pubblicata anonima dal libertino milanese Giovanni Gerolamo Arconati Lamberti e attribuita a G. Leti, piena di livore contro i gesuiti, dai quali l'A. era stato educato, di equivoche lodi sulla sua abilità nel disbrigo degli affari e di ingiuriose insinuazioni sulla prematura morte del figlio Giulio.
Fonti e Bibl.: Due lettere dell'A., dell'anno 1655, sono in Arch. di Stato di Milano, Autografi, cart. 211; altri documenti ivi, Cancelleria Spagnola, Cart. generale ad annum; Famiglie, cart. 8, e soprattutto Uffici regi, p. a., cart. 39 e 697. La maggior parte dei manoscritti contenenti le "allegazioni," cioè i pareri legali e le relazioni delle cause, di cui parla l'Argelati (Bibliotheca scriptorum Mediolanensium, I ,2, Mediolani 1745, pp. 86 s.), sono attualmente irreperibili.
Sull'A., cfr. Panegyricus Caroli Proserpii I. C. Comiti B. A. Magistratus Presidi designatoque apud R. M. Regenti dictus, Mediolani 1654; G. Gualdo Priorato, Relatione della città e stato di Milano sotto il governo dell'ecc.mo sig. don Luigi de Guzman Ponze di Leone, Milano 1666, pp. 185-187; G. Leti, Il governo del duca d'Ossuna e la vita di B. A., nuova ed., Milano 1854 (la prima ed., in volumi separati, venne stampata a Colonia, rispettivamente nel 1678 e nel 1682): insieme con molte notizie interessanti i due lavori contengono imprecisioni, stramberie e maldicenze, tanto che suscitarono vive reazioni, di cui è esempio H. Enea Spalma, In ordine alle azioni del Marchese Annibale Porroni la verità svelata e la bugia flagellata, Venetia 1684; C. A. Vianello, Il Senato di Milano organo della dominazione straniera, in Arch. stor. lombardo, LXII, 1 (1935), p. 49; R. Quazza, Preponderanze straniere, Milano 1938, pp. 208, 393; F. Arese, Elenchi dei magistrati patrizi di Mediolano..., in Arch. stor. lombardo, LXXXIV (1957), PI). 165, 185; B. Caizzi, Le classi sociali nella vita milanese, in Storia di Milano, XI, Milano 1958, pp. 350 S.