BAYGUERA, Bartolomeo (Baiguera, Bartholomeus de Baygueris)
Nato a Brescia nel 1380 circa da una famiglia borghese di commercianti in tessuti che, per la sua ricchezza, veniva annoverata tra le distinte della città, il B. abbandonò il commercio per gli studi. Sappiamo poco sulla sua formazione culturale; probabilmente seguì i corsi di discipline giuridiche nella università di Padova o in quella di Bologna, dove esisteva un collegio bresciano fondato nel 1326; certo è che egli chiama suo maestro Francesco da Fiano, discepolo del Petrarca. Tornato a Brescia, fu coinvolto nelle lotte tra guelli e ghibellini, ma ben poco sappiamo della parte che realmente svolse; secondo quanto egli stesso afferma, accusato di parzialità, avrebbe preferito prendere volontariamente la via dell'esilio piuttosto che difendersi da ingiuste accuse. Sui primi del sec. XV era a Roma come segretario dei cardinale, di Sant'Angelo, Pietro Stefaneschi, e nella città papale rimase per circa cinque anni, durante, i quali strinse utili conoscenze nell'ambiente del primo umanesimo romano. A Roma il B. conobbe anche il futuro vescovo di Brescia, Francesco Marerio. Tornò a Brescia, non sappiamo in quale data, ma certo prima del 1415, poiché in quell'anno (l'11 maggio) sottoscrisse, nella sua qualità di notaio del Comune, la registrazione di una sentenza:. Nel 1416 (il primo ottobre) completò le Laudes, un piccolo poema laudativo indirizzato a Giovanni Aymerici da Pesaro, conte di Boncio e podestà di Brescia per Pandolfo Malatesta. Questa opera, che forse è la prima del B., ha lasciato supporre che l'autore appartenesse o fosse vicino alla corte del Malatesta; di certo sappiamo che appartenne allacorte vescovile del Marerio. Questi, eletto alla cattedra bresciana al principio dell'anno 1419, non era stato bene accolto dalla cittadinanza che desiderava una persona più esperta dei problemi cittadini; stabilitosi nel monastero benedettino di S. Faustino Maggiore, il vescovo ritenne opportuno di attorniarsi di uomini valenti e stimati dai Bresciani; ricordandosi pertanto dell'amicizia romana con il B., lo chiamò presso di sé nell'ufficio di cancelliere e segretario vescovile (come risulta da un atto del 29 apr. 1436). Nel 1425 (24 giugno) il B. pubblicava l'Itinerarium, la sua opera maggiore. Nel 1426 giurava fedeltà al governo della Repubblica veneta sotto il cui dominio era passata Brescia. Benvoluto anche dal vescovo P. Dal Monte, il B. e il fratello Giacomo ottennero in feudo alcuni beni nella contrada di Mezale. Il vescovo Dal Monte, ritornando nel 1445 dalla Francia, aveva portato cm sé le. reliquie di Savino e di Cipriano, martiri della città francese di Bresse il cui nome venne confuso con quello di Brescia. Il B., a sue spese, fece edificare in onore dei martiri una cappella nella cattedrale di S. Pietro in Dom, come risulta dall'atto che il nipote Taddeo, in conformità ai voleri del B., sottoscrisse nel 1491: in questo il B. vien definito "insignis et magne eloquientiae vir Bartholomeus poeta laureatus".
Viveva ancora nel 1458 poiché il 30 giugno di quell'anno stipulava con Silvestro Venturi di Venezia la restituzione di alcuni beni feudali.
Del B. ci sono, rimaste le due opere già menzionate: le Laudes inclyti Comitis Boncii D. Iohannis de Aymericiis de Pensauro Potestatis Brixie e il Liber Itinerarii B. B. brixiensis che termina: "....pubblicatus solemnissime... XXIIII hora XX, MCCCCXXV, indietione III", ambedue inedite. Della seconda opera si conoscono due copie manoscritte: nella Bibl. Ambrosiana di Allano B 116 sup. e nella Queriniana di Brescia. L'argomento è costituito dal viaggio che il B. con, molti suoi compagni compì da Brescia a Roma; la descrizione di tale vìaggio, però, non risponde solo a esigenze meramente pratiche, com'era tipico della tradizione medievale, ma anche, ed in maggior misura, artistiche. Il poema, nato nelle ore di ozio concesse dalla professione, pre senta una certa varietà ed animazione: il B. infatti possiede notevoli doti di umorismo che, seppur non sempre molto fine, sa creare tipi e macchiette di buon gusto. Il poema risente di reminiscenze poetiche classiche, in particolare virgiliane (scrive in esametri d'altronde); ma Virgilio è rivissuto nei suoi tratti meno intimi, supefficialmente. Versi che nascono da un'esperienza sofferta e più sinceramente sentita son sembrati quelli nei quali il B. esprime la sua nostalgia per la città natale o il dolore sofferto in esilio (Locatelli). Si ricorda il B. anche per la toponomastica (Revelli). Le Laudes (Bibl. Ambrosiana, A. 6. inf.) sono di tono molto minore e non escono dalla mediocrità deì poemetti laudativi del tempo.
Fonti e Bibl.: G. G. Gradenigo, Pontificum Brixianorum series, Brixiae 1755, p. 336; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 1, Brescia 1758, p. 70 (il Mazzuchelli conosce solo le Laudes e non cita l'Itinerarium); F. Odorici, Storie bresciane, VIII, Brescia 1858, p. 149; P. Guerrini, Viaggiatori e pellegrini bresciani dei secc.XV e XVI, Pavia 1910, p. 5; Id., Un cancelliere vescovile del Quattrocento, in Brixia Sacra, VI(1915), p. 18; P. Revelli, I Codici ambrosiani di contenuto geografico, Milano 1929, p. 17; S. Locatelli, B. B. ed il suo Itinerarium (1425), in Commentari dell'Ateneo di Brescia Per l'anno 1931, 1932, pp. 83-90.