BENZONI, Bartolomeo
Nato a Crema intorno al 1360 da Paganino, di parte guelfa, studiò a Pavia, dove nell'82 è ricordato come studente di diritto civile; conseguita forse all'inizio del 1387 la licenza, si addottorò nella seconda metà dello stesso anno in utroque iure. Sempre nel 1387, ancora in possesso della sola licenza, cominciò a insegnare diritto civile nello Studio pavese, che ancora nel 1400 lo annoverava fra i suoi professori.
Valente e dotto giurista, il B. non mancò di richiamare l'attenzione del signore di Milano, Gian Galeazzo Visconti, conte di Virtù, al cui servizio pare sia entrato subito dopo la laurea. Alla fine del 1388 fu mandato, infatti, insieme col consigliere Guglielmo Bevilacqua, a Firenze, con l'incarico di proporre un'alleanza per garantire la pace in Italia.
Anche se i due ambasciatori, che nel corso del mese di dicembre intervennero più volte alle consulte, non riuscirono a dissipare completamente i dubbi (del resto non infondati) dei Fiorentini sulla sincerità del conte, poterono tuttavia convincere il governo della Repubblica a mandare ambasciatori alla corte di Pavia per riesaminare la proposta milanese.
Il B., nominato il 6 ott. 1393 da Gian Galeazzo Visconti vicario nell'Ufficio di provvisione di Milano, tenne tale carica fino al 14 apr. 1394, quando fu sostituito da Lorenzo de Zavaterello. In riconoscimento dei suoi servizi, il 28 aprile dello stesso anno, il conte conferì a lui e ai suoi discendenti in linea diretta la cittadinanza milanese. Nel 1397 il B. è ricordato come maestro delle entrate straordinarie e il 12 genn. 140 1 gli fu nuovamente affidata la carica di vicario dell'Ufficio di provvisione, dalla quale fu revocato solo dopo la morte del Visconti, il 10 nov. 1402.
Licenziato dal servizio visconteo, il B. si ritirò nella sua città natale, dove l'influenza politica della sua famiglia e del fratello Paolo in particolare si era venuta imponendo nel gioco delle fazioni cittadine, risvegliato dall'improvvisa crisi dello Stato visconteo determinatasi. dopo la morte di Gian Galeazzo. Alla fine del 1402 o all'inizio del 1403 Paolo fece parte di un'ambasceria cittadina (due guelfi e due ghibellini), incaricata dal Comune di rendere omaggio a Gabriele Maria Visconti, figlio naturale di Gian Galeazzo e suo erede testamentario nelle signorie di Pisa e di Crema. In quest'occasione i ghibellini attentarono alla vita di Paolo che poté salvarsi solo a stento.
Durante tutto l'anno 1403 le lotte inteme furono violentissime e travalicarono le mura cittadine: i ghibellini infatti ottennero l'appoggio di Gentilino Suardo, capo ghibellino bergamasco, mentre i guelfi, con alla testa il B. e il fratello Paolo, si assicurarono l'alleanza dell'autorevole guelfo cremonese Gabrino Fondulo. Nell'autunno i guelfi presero il sopravvento, e il 12 nov. 1403, come risulta da uno strumento rogato nel municipio di Crema, il B. e il fratello Paolo furono acclamati signori di Crema da un'assemblea di cittadini. In breve i due fratelli poterono estendere il loro dominio anche su Pandino.
Come gli altri signori locali impostisi dopo la morte di Gian Galeazzo Visconti allinterno del ducato di Milano, i Benzoni potevano contare sull'appoggio di tutte le forze interessate a conservare il caos nelle terre ducali. L'ambasciatore fiorentino Piero di Carlo Strozzi, giunto a Milano nel giugno dell'anno 1404, disse espressamente che i signori di Crema "si tengano e posseggano liberamente quello che hanno o tengono al presente". Ma anche allinterno della città essi riuscirono a consolidare la loro signoria, al punto da poter sostenere nel 1404 l'attacco della fazione ghibellina, sostenuta dal signore di Bergamo, Francesco Suardo, il quale perse la vita combattendo sotto le mura di Crema.
I due fratelli non poterono tuttavia godere a lungo i frutti della loro vittoria: nell'estate del 1495 soccombettero alla peste, dalla quale avevano inutilmente cercato scampo nella loro rocca di Ombriano. La data precisa della loro morte non è tramandata, ma tutto lascia supporre che avvenisse nel luglio o nell'agosto del 1405.
Il B. lasciò tre figli, Daniele, Grippo e Trippino, nati dal matrimonio con Caterina Crivelli da Milano, che al momento della morte del padre erano ancora minorenni. A loro, come al figlio di Paolo, Rizzardo, sarebbe dovuta spettare la signoria di Crema e di Pandino, che tuttavia già nel settembre del 1405 passò nelle mani di Giorgio Benzoni, lontano cugino di Bartolomeo e di Paolo.
Fonti e Bibl.:Commiss. di Rinaldo degli Albizzi per il Com. di Firenze, a c. di C. Guasti, I, Firenze 1867, p. 40; Regesto degli atti notarili di C. Cristiani, a c. di G. Romano, in Arch. stor. lombardo, XXI (1894), pp. 32, 34; Codice diplomatico dell'università di Pavia, a c. di R. Maiocchi, I, Pavia 1905, ad Indicem; I registri dell'Ufficio di provvisione e dell'Ufficio dei sindaci sotto la dominaz. viscontea, a c. di C. Santoro, Milano 1929, ad Indicem;Pietro da Terno [Pietro Terni], Historia di Crema, a c. di M. e C. Verga, Crema 1964, ad Indicem; F. Sforza Benvenuti, Storia di Crema, Milano 359, I, pp. 198-207, 219-223; Id., Diz. biogr. cremasco, Crema 1888, pp. 39-46; G. Collino, La guerra veneto-viscontea contro i Carraresi nelle relaz. di Firenze e di Bologna coi conte di Virtù (1388), in Arch. stor. lombardo, XXXVI (1909), pp. 372-378; N. Valeri, L'eredità di Giangaleazzo Visconti, Torino 1938, pp. 94-184; D. M. Bueno de Mesquita, Giangaleazzo Visconti Duke of Milan (1351-1402), Cambridge 1941, p. 343; F. Cognasso, L'unificaz. della Lombardia sotto Milano, in Storia di Milano, V, Milano 1955, p. 545; Id., Il ducato visconteo da Gian Galeazzo a Filippo Maria, ibid., VI, Milano 1955, p. 99; G. Franceschini, La città di Crema nei tre secoli dopo la sua rinascita, in Arch. stor. lombardo, LXXXVII (1961), pp. 231 s.