BERNARDI, Bartolomeo
Nacque a Bologna circa il 1600. Nulla si conosce dei suoi studi musicali né dei suoi maestri, ma il suo talento di violinista e di compositore e la buona formazione ricevuta vengono testimoniati dall'appellativo di "accademico filarmonico" - membro, cioè, della più importante accademia musicale italiana del tempo - che appare nel frontespizio delle sue dodici Sonate da camera a tre, due violini, e violoncello col violone ò cimbalo… Opera prima (Bologna, Pier Maria Monti, 1692). Dalla dedica al vicario generale dei carmelitani di Mantova, C. M. Felina, si ritiene che il B. doveva aver forse prestato la sua "servitù", come egli scrive, "professata tanti anni "presso qualche chiesa dei carmelitani a Bologna o altrove, considerando egli infatti queste sue composizioni segno di "dovuta gratitudine" e verso il dedicatario, suo "pregiatissimo Mecenate ", e verso l'intero Ordine carmelitano. Questo presunto servizio ad una cappella musicale potrebbe essere confermato anche dalle dieci Sonate a tré, due violini, e violoncello, con il basso per l'organo… Opera seconda, edite da C. M. Fagnani a Bologna nel 1696 (e probabilmente nello stesso arino anche ad Amsterdam da E. Roger e I. R. Delorme), che il B. dichiarava, nella dedica alla contessa Maria Francesca Luppari Isolani, aver composto specificatamente per la "Casa di Dio ".
Alla fine del sec. XVII il B. si recò a Copenaghen, dove fu assunto come "compositore e sonatore di violino" alla corte del re di Danimarca e Norvegia: nel 1700, infatti, pubblicava ad Amsterdam, per i tipi di E. Roger, le Sonate a violino solo col basso continuo… Opera terza, nel cui frontespizio, oltre al consueto titolo di accadernico filarmonico, compaiono anche le suddette qualifiche. Pochi anni dopo, nel 1703, veniva inaugurato il nuovo teatro (distrutto quello di legno) nel castello di Amalienbørg probabilmente con l'opera Il Gige fortunato del B., rappresentata il 26 agosto; seguirono forse altre sue opere; si ha, però, il ricordo soltanto di Diana e la Fortuna, eseguita il 10 ottobre. Sempre nel 1703, al Teatro Nazìonale di Praga, fu rappresentata la sua opera Lìbussa. Alla corte danese egli rimase per più di trent'anni, ma a tutt'oggi questa sua lunga attività è priva di notizie, e della sua produzione - che dovette essere abbastanza copiosa - non rimangono che poche composizioni. Morì a Copenaghen nel maggio 1732.
A distanza di tredici anni dalla morte del B. il musicista tedesco Scheibe formulò, nei suoi confronti, un giudizio sprezzante, non del tutto dovuto a critica obiettiva: mentre rettificava un errore di datazione in cui era incorso J. Mattheson nel libro Grundlage einer Ehrenpforte (Hamburg 1740, p. 238 nota), a riguardo del servizio danese, negava il valore artistico attribuito al B. dal Mattheson stesso, che lo aveva paragonato ai grandi compositori tedeschi R. Keiser e J. A. Hasse. Secondo lo Scheibe, il B. altro non era che "uno di quegli italiani che fuori della loro patria diventano stimatissimi soltanto… perché sono italiani". "Privi completamente di ogni gusto" - proseguiva - "i lavori del B. sono senza alcun costrutto e senza alcuna arte. Non v'è alcuna melodia [in essi], alcuna armonia, anzi i peggiori e i più grossolani errori scolastici sono gli ornamenti di ogni battuta. Le idee sono prese a prestito da Corelli e da Steffani…", e di quest'ultimo lo Scheibe non esitava a credere che il B. avesse rubato "ogni aria ". Infine lo riteneva immeritevole persino di essere considerato scolaro di quei "davvero grandi Uomini" e ancor più di essere loro posto a fianco. L'ingiusta valutazione denunciava, però, il risentimento generale verso il predominio degli artisti italiani nelle corti straniere, e quello personale, poiché proprio alla corte danese, dove egli dal 1744 rivestiva la stessa carica del B., di "cornpositore ", o maestro di cappella, lottava invano a favore di un teatro nazionale tedesco contro il re Federico V, fervido protettore degli italiani. Un più sereno ed equo giudizio veniva dato, invece, sull'opera del B. dal Wasielewski, che, esaminandone le composizioni per violino, vi rilevava "agile contrappunto, corrente modo di scrivere e leggera, alata figurazione, simili alla maniera di Torelli, senza per altro distinguersi, a riguardo della loro forma, dai lavori dei contemporanei ". Dallo stile bolognese (più austero anche nella concezione virtuosistica del concerto solista), inevitabile nelle prime pubblicazioni, il B. sembra al contrario distaccarsi nell'Opera terza, come ha scritto il Mishkin, che ritiene queste suonate quasi certamente composte a Copenaghen e ne pone in rilievo la progredita tecnica violinistica, l'abbondanza di arpeggi, l'uso di doppia e tripla corda e di brillanti figurazioni. Il Mishkin, inoltre, riscontra in esse "uno sviluppo nella tecnica strumentale che sembra non essere stato raro quando i violinisti italiani vennero in contatto con i violini fatti in Germania ". In complesso, l'Opera terza si presenta come una raccolta assai interessante. La "grandissima ricercatezza tecnica" nelle sonate del B. e il numero delle loro parti [da 7 a 9] stanno forse ad indicare influssi tedeschi coevi, ma il Newman si chiede se queste erano "innovazioni" tali da giustificare l'accusa dello Scheibe di mancanza d'unità, di melodia o d'armonia nella musica del Bernardi. Comunque, ancora al giudizio dello Scheibe s'adeguava in parte il Torchi, definendo il B. "di debole arte ".
Come già s'è detto, sono rimasti pochi lavori del B., distrutta la maggior parte di essi nel 1745 nel grande incendio di Copenaghen. Oltre ad alcune sonate, inserite nelle seguenti raccolte: Sonate per camera a violino e violoncello di vari autori, s.n.t. (ma incise da Carlo Buffagnotti a Bologna nel 169o o nel 1700,secondo il Sartori), VI Sonates ou concerts à 4, 5 & 6 parties. Composées par Mrs. B., Torelli & autres fameux auteurs… Livre premier, chez Estienne Roger, Amsterdam (c. 1710), e VIII Sonates ou concerts à 3, 4 & 5 parties… Livre second, Estienne Roger, Amsterdam (c. 1710), sono da ricordare due cantate per soprano e basso continuo Qual di feroce e Ombre care, ombre dilette, conservate in manoscritto rispettivamente alla Deutsche Staatsbibliothek di Berlino (ms. 182) e alla Sächsische Landesbibliothek di Dresda (ms. 101 a), e un Trattenimento per camera a due voci con strumenti di B. B. violinista. Poesia di Dario Doretti, in manoscritto alla Österreichische Nationalbibliothek di Vienna (ms. 17655). L'Eitner cita anche un'opera teorica del B. in lingua tedesca dal titolo Anweisung alle Noten in Generalbass, sie mögen gehen öder springen, auff besonderer Art accomp. könne (sic), conservata in manoscritto alla Deutsche Staatsbibliothek di Berlino (ms. 19).
Bibl.: J. A. Scheibe, Critischer Musikus,Leipzig 1745, pp. 759 s.; G. Fantuzzi, Not. degli scrittori bolognesi, II, Bologna 1782, p. 92; W. J. von Wasielewski, Die Violine im 17J.s und die Anfange der Instrumentalkompositionen, Bonn 1874, p. 75; L. Torchi, La musica istrumentale in Italia nei secc. XVI, XVII e XVIII, Torino 1901, p. 91; G. Gaspari, Cat. della Bibl. del Liceo music. di Bologna, IV, Bologna 1905, pp. 76, 85; H. G. Mishkin, The Solo Violin Sonata of the Bolognese School, in The Musical Quarterly, XXIX(1943), 1, pp. 100, 109 s.; W. S. Newrnan, The Sonata in the Baroque Era, Chapell Hill 1959, p. 143; C. Sartori, Bibliogr. della musica strumentale ital. stampata in Italia fino al 1700, Firenze 1952, pp. 559, 565 s., 597, 617; R. Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker, I, pp. 467 s.; Encicl. Ricordi della Musica, I, Milano 1963, p. 248.