BERNASCONI, Bartolomeo
Nacque nel Luganese (probabilmente nella stessa Lugano) prima del 1755: la data precisa è sconosciuta e per dedurla ci si può basare soltanto su ciò che riporta l'Alizeri: che cioè il B. sarebbe morto nel 1835, "d'anni già sopra gli ottanta". Partì giovane dal suo paese natale per recarsi a Genova, città nella quale si stabilì per tutta la vita. Già in patria dovette essere avviato all'arte dello stucco, che vantava, come è noto, una lunga e ricca tradizione locale. Probabilmente egli venne a Genova seguendo la via tracciata dai molti stuccatori ticinesi che erano stati attivi in Liguria prima di lui.
A Genova il B. cominciò a produrre le sue opere insieme all'architetto svizzero Giambattista Pellegrini, che lo prese come collaboratore "per amore di compaesano e d'amico", come ci tramanda l'Alizeri. Li troviamo insieme, verso il 1778-80, nei lavori di ornamento della facciata del palazzo Belimbau (già Cambiaso-Negrotto), in piazza dell'Annunziata del Vastato e, dal 1780 al 1782, nell'opera di restauro del palazzo dei marchesi Serra, in via del Campo. Entrambe queste costruzioni furono abbellite con "vaghe plastiche o dentro o fuori". Esse piacquero, e immediatamente il B. raggiunse la notorietà, tanto che da allora, per molti anni, "niuno operò tanto, né con tanta solerzia, né con tanto favore di committenti" come lui. Al 1785 risalgono i lavori di ornamento di una sala del palazzo Adorno nella via Nuova (oggi Garibaldi), in cui l'artista curò particolarmente la cornice del grande quadro con episodi della vita di Antonietta Adorno, di L. Tavarone. Sempre per il marchese Adorno, decorò la cappella della villa suburbana di Albaro, oggi distrutta. Lavorò in palazzo Pallavicini (piazza Fontane Marose) e nel palazzo Grillo già Giustiniani, alle Vigne; partecipò ai lavori di restauro e di modifica del palazzo Raggio (già Groppallo), in via Balbi; decorò il palazzo della Meridiana (già De Mari), nella piazza omonima. Fece gli stucchi per il salone di palazzo Gambaro, in via Garibaldi, e per le stanze del piano nobile della villa Scassi "La Bellezza", a Sampierdarena. Si dedicò infine alle decorazioni degli interni di alcune chiese: l'abside della parrocchiale di Nervi e di quella di Monterosso. Nel 1797, con la fine del regime aristocratico, "le signorili richieste gli cessarono" ed egli, che era stato l'artista della nobiltà, rimase ospite dei marchesi Adorno senza più lavorare, finché morì di colera nel 1835.
Il B. è un artista fine e garbato, che preferisce alla decorazione figurata un tipo di ornamentazione astratta, con appiattimenti e stilizzazioni delle forme. In questo modo, pur nell'abbondanza dei motivi decorativi, non appesantisce le strutture, ma le rende leggere, giocando anche sulla funzione della doratura, che fa luccicare e sfavillare fantasticamente i fregi nelle volte.
Bibl.: F. Alizeri, Guida artistica per la città di Genova, Genova 1846, I, pp. 599 s.; Id., Notizie dei professori del disegno in Liguria, Genova 1864, I, pp. 191 s.; A. Cappellini, Ville genovesi, Genova 1931, p. 34.