BERRECCI (Berecci, Berreczy), Bartolomeo (Bartholo, Bartolomeus Italus, Bartolomeus Florentinus)
Nacque da Luca e da una Caterina forse verso il 1480-85 a Pontassieve.
La prima attività del B. in Italia non è documentata; lo stile delle sue opere in Polonia ci permette, però, di avvicinarlo alla cerchia di Antonio Ferrucci da Fiesole e di considerare come molto, probabile un suo contatto personale con l'ambiente romano dei primi del Cinquecento (A. Bregno, A. Sansovino). è pure accettabile l'ipotesi che abbia lavorato in Ungheria, dato che con questo paese ebbe rapporti di diverso genere e anche di carattere artistico; forse fu chiamato in Polonia tramite il primate di Polonia Giovanni Laski, ambasciatore in Ungheria nel 1516, dagli artisti italiani che lavoravano a Esztergom per il primate di Ungheria, Tommaso Bakócz.
Il B. giunse in Polonia probabilmente nel 1516 e si stabilì a Cracovia, capitale del paese, restandovi fino alla morte al servizio del re Sigismondo I. La data del suo arrivo sembra coincidere con quella della morte del primo architetto del re, Francesco da Firenze (1516), e con il progetto del sovrano di erigersi la cappella funeraria nella cattedrale di Wawel.
Da un documento del 6 sett. 1521 sappiamo che il B. partecipava a stime di lavori architettonici. Il 21 marzo 1528 divenne cittadino di Kazimierz (Cratovia) e vi fu scabino dal 17 apr. 1533. Accanto a quella artistica, svolgeva anche una intensa attività commerciale, facendo venire merci anche dall'Ungheria; ebbe in fitto cave di pietra e forniva quindi materiale per le costruzioni; nel 1534 divenne proprietario di una fornace. Dal testamento del 23 genn. 1536 appare proprietario di sei case, di alcuni fondi e di stabilimenti commerciali. A questa ricchezza concorsero i suoi matrimoni con figlie di ricchi borghesi polacchi di Cracovia: prima del 29 luglio 1522 sposò Margherita Szelag (dalla quale probabilmente ebbe due figlie, Caterina e Anna); rimasto vedovo al più tardi nel 1534, sposò Dorothea Czarnowoyska. Ebbe un figlio illegittimo, Sebastiano, da Dorothea Nossak. Fra la fine del giugno e l'inizio dell'ottobre 1537 venne ucciso a Cracovia da un ignoto connazionale.
Il B. dirigeva una bottega di architettura e scultura, situata ai piedi del colle di Wawel, che era frequentata prevalentemente da suoi connazionali, specie fiorentini. La sua opera più importante è la cappella funtraria del re Sigismondo I, così detta Jagellonica, nella cattedrale di Wawel; ben conservata fino ad oggi, non senza ragione è ritenuta il più bel monumento del Rinascimento italiano oltralpe. Nel 1517 il B. ne presentò al re il modello; il 17 maggio 1519 se ne cominciò la costruzione e i lavori, compresi quelli ornamentali, durarono fino al 1528; fra il 1529 e il 1531 furono eseguite le sculture figurative e la cappella venne consacrata l'8 giugno 1533. All'edificazione concorse tutta la bottega del B. che contava circa venti collaboratori. Al B. risale senza dubbio il progetto generale e specialmente tutta la parte architettonica; egli appose la sua firma nella lanterna ("Bartholo Florentino Opifice"). La cappella, a pianta centrale, si colloca bene nello sviluppo dell'architettura italiana a cavallo dei secc. XV e XVI. Si possono notare rassomiglianze con opere principalmente fiorentine e romane, benché non esista in Italia un modello al quale il B. si possa essere ispirato direttamente; anzi, specie nella ricerca dei motivi contrastanti, presenta caratteri originali, seguendo, tra i primi, il cambiamento dei gusto che trapassa i limiti del classicismo rinascimentale. Nella parte ornamentale sembrano pure ripetuti alcuni modi senesi e lombardi, attribuiti ai suoi collaboratori Giovanni Cini da Siena e Bemardino De Gianotis romano.
Le sculture della cappella - una figura giacente del re e sei figure di santi a tutto tondo oltre a sei tondi in rilievo con i quattro evangelisti, Davide e Salomone - presentano diversità di stile e qualità tali da far pensare che anche altri vi posero mano. Il B. probabilmente fornì tutti i modelli e scolpì la figura del re; nell'esecuzione delle altre sculture concorsero largamente vari collaboratori, come Filippo da Fiesole, Antonio da Fiesole e Niecolò Castiglione da Firenze che facevano parte della sua bottega fra il 1529 e il 1531. Alcuni studiosi ritengono però che specie alla figura del re possa aver operato anche Gian Maria Padovano, che proprio in questo tempo appare in Polonia, ma di cui in realtà si ignora se abbia lavorato per il Berrecci.
Dal 1517 fino al 1536 il B. attese alla ricostruzione del castello reale di Wawel iniziata da Francesco da Firenze verso il 1502; la piccola ala nord e metà dell'ala est, con loggiato ad arcate, furono da lui completate con il resto dell'ala est e con le ali sud ed ovest e il compimento del porticato. Completando quest'opera splendida dei Rinascimento, il B. seguiva l'indirizzo fiorentino già segnato dal suo predecessore. I portali gotico-rinascimentali di nuove ali del castello, eseguiti negli anni 1527-30, attribuiti generalmente all'altro architetto reale, di origine non italiana, Benedykt, sono dovuti pure alle maestranze del B., come è stato di recente stabilito (H. Kozakiewicz, in Biuletyn historii sztuki, XXIII [1961], pp. 311-327). L'attaccamento alla tradizione gotica che vi è palese può esser spiegato con l'influsso del nuovo ambiente, specie con le preferenze personali del re e con la parte che ebbero nell'esecuzione i tagliapietre locali. Il castello, da poco completato, bruciò nel 1536; il 14 marzo 1537 il B. firmò il contratto per i lavori della ricostruzione, che non poté terminare.
Oltre a questi lavori più importanti, il B. ricostruì (1524-33 circa) per il vescovo Tomicki la cappella funeraria nella cattedrale di Wawel: il bel monumento del vescovo, collocato non oltre il 1533,di tipo fiorentino-romano, deve esser attribuito pure al B. o alla sua bottega, malgrado alcuni lo attribuiscano al Padovano. La bottega del B. eseguì anche "finestre e porte" per il castello reale di Niepolomïce presso Cracovia (verso il 1531).
Al B. o alla sua bottega debbono esser attribuite tutte le opere di stile rinascimentale italiano fra il 1516 e il 1530 circa in Polonia poiché in quel tempo la sua bottega era l'unica operante in questo stile: non sono da escludere nemmeno opere eseguite fra il 1530 e il 1537, quando operarono anche altre botteghe. Il problema dell'attribuzione è molto delicato, giacché con il B. collaborarono, o potevano anche lavorare per conto del B. stesso, alcuni artisti di valore, come Bernardino De Gianotis, Giovanni Cini e Antonio da Piesole.
è stato fatto recentemente il nome dei B. per la cappella funeraria dei primate Giovanni Laski presso la cattedrale di Gniezno (ne restano le fondamenta), che rispecchiava lo stile e i modi dell'ambiente romano dei primi del sec. XVI; cominciata dopola cappella Jagellonica, fra il 1518 e il 1522, fu ultimata prima di essa, nel 1523. Sotto la direzione del B. e col concorso di Giovanni Cini furono inoltre eseguiti: il baldacchino dei monumento gotico del re Ladislao Jagiello nella cattedrale di Wawel (1519-24), l'oratorio e il balcone nella chiesa di S. Maria di Cracovia (verso il 1520) e probabilmente l'altare di Zator, ora nel lapidario del castello di Wawel (1521); sembra probabile che in quest'ultima opera abbia avuto parte Bernardino De Gianotis nell'esecuzione dei motivi figurativi. Col De Gianotis si collega più strettamente un gruppo di monumenti funerari con la figura del defunto a rilievo, del periodo fra il 1521 e i primi del '40, fra l'altro a Cracovia, Poznan e Varsavia.
L'attività del B. in Polonia, assieme con quella di Francesco da Firenze, significò il prevalere della corrente fiorentino-romana a Cracovia, centro artistico di prima importanza almeno fino alla metà del secolo. Dopo la morte del B. questa corrente fu proseguita dagli altri membri della sua bottega rimasti in Polonia, come De Gianotis e Cini; ma sempre più si facevano sentire gli influssi dei centri settentrionali italiani, per l'attività del Padovano e degli artisti dei laghi, mentre si formava pure un'arte rinascimentale del tutto propria all'ambiente polacco. La tradizione dell'arte del B. durò più a lungo nelle cappelle funerarie, la cui moda, si estese largamente e perdurò fino alla fine del sec. XVII.
Il figlio del B., Sebastiano, detto "Wlochowicz" (figlio di Italiano), non fu un artista. Nacque verso il 1517 in Polonia (e non in Italia, come si credeva) e morì prima del 1557. Il 16 nov. 1550 vendette la sua fornace presso Kazimierz a Giovanni Boner di Balice, castellano di Oswiecim.
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