BERTAZZOLI (Bertacciuoli), Bartolomeo
Benché da alcuni sia detto ferrarese, è certo che nacque a Finale nell'Emilia intorno al 1520 da Antonio e da Maria Canani. Ebbe in moglie la ferrarese Taddea di Antonio Novara. Studiò legge a Ferrara, dove conseguì la laurea in utroque nel 1545. Fu a Modena come giudice delle appellazioni e dei malefici nel biennio 1551-53; fu podestà di Reggio dal 1554 al 1557, poi, dal 16 giugno 1558 al 14 nov. 1560, podestà di Modena (dove ottenne, nel 1559, un donativo d'oro di 10 scudi e la cittadinanza). A Ferrara, di cui pure ebbe la cittadinanza, fu professore di leggi nello Studio per l'anno 1566-67; ma sembra che abbia insegnato solo in quell'anno e certamente, più che come professore, egli acquistò grandissima fama come avvocato. Il duca Alfonso II lo nominò suo consigliere e gli affidò parecchi incarichi. Fu spesso inviato a Roma (dal maggio 1561 al luglio 1563, dal 3 giugno alla fine di luglio 1566, dal 3 maggio al 4 giugno 1567, dal dicembre 1570 all'ottobre 1571, dal marzo al maggio 1575 e nel settembre e ottobre 1578): il più delle volte vi fu per trattare interminabili controversie tra l'amministrazione ducale e la Camera apostolica riguardo alla fabbrica, all'appalto e al transito del sale di Comacchio. Nel 1570 vi fu mandato per veder di placare il papa, sdegnato perché il duca Alfonso aveva intentato al duca di Firenze una lite di precedenza davanti all'imperatore e nella citazione si era dichiarato vassallo di quest'ultimo, e il B. riuscì abbastanza bene, in lunghi mesi di discussioni, a scagionare il duca. Nel 1566 fu mandato a Mondovì per trattarvi una causa, nel 1569 a Venezia per questioni d'acque, nel febbraio 1578 a Faenza e a Ravenna; nel dicembre 1578 e nel maggio 1583 a Bologna per questioni di confini e di acque. Morì a Ferrara nel gennaio 1588.
Anche l'opera giuridica del B. è strettamente legata alla sua attività di consulente e di avvocato. In quest'ambito ha una certa importanza la sua raccolta di consilia in materia penale pubblicati una prima volta a Venezia in due volumi tra il 1583 e il 1585 col titolo di Consiliorum seu responsorum iuris in criminalibus et poenalibus controversiis emissorum, a cura del figlio Claudio. Un'altra edizione, pressoché identica alla prima, uscì a Francoforte nel 1604 in un volume diviso in due libri, Decisivarton consultationum sive responsorum iuris in criminalibus et penalibus controversiis emissorum,c on annesso un apparato di additiones del figlio Claudio.
In un'epoca di sviluppo istituzionale della scienza giuridica penalistica, questa raccolta di consilia del B. non può certamente essere accostata alla grande trattatistica che va dal Deciani al Farinaccio. Priva del necessario respiro sistematico e d'una omogenea articolazione casistica, tuttavia, come ha rilevato il Fiorelli, in alcuni punti non manca ad essa l'acuta puntualizzazione di problemi dogmatici, sullo sfondo di una solida preparazione scientifica.
Va messo in rilievo inoltre, sulle linee d'una tendenza che è già propria d'un giurista come Giulio Claro, il grande peso che il B. dà alle legislazioni locali. Tendenza che d'altra parte trova riscontro in uno dei suoi due contributi civilistici, il Tractatus clausularum instrumentalium, pubblicato dal fratello del B., Giovan Battista, a Venezia una prima volta nel 1598 e una seconda volta nel 1601; raccolta sistematica di clausole notarili in tema di compravendita, con particolare attenzione per le consuetudini ferraresi, che non si ferma ad una mera classificazione e catalogazione di formule, ma tiene conto dei riflessi processuali di esse, con una sensibilità giuridica ed una organicità espositiva che vanno ben oltre le attitudini di quei meri pratici "similes cantoribus bene cantantibus per practicam, sed non per rationem (p. 4).
Queste attitudini più largamente scientifiche si fanno maggiormente luce in una Repetitio solemnis in l. si quis maior c. de Transactionibus, pubblicata in appendice alle due edizioni del Tractatus, svolta secondo il modulo monografico della trattatistica cinquecentesca, estremo sviluppo del metodo medioevale del commento, comune a tanti giuristi di stampo umanistico.
Il figlio Claudio fu pure lettore nello Studio ferrarese. Nominato nel 1575, tenne quella cattedra fino alla morte, avvenuta il 15 luglio 1588.
Oltre all'edizione dei Consilia del B., il Fontana gli attribuisce un Tractatus clausularum instrumentalium, che avrebbe avuto due edizioni, una a Padova nel 1599, e l'altra a Francoforte nel 1624. Ma è molto probabile che si tratti di un'erronea trasposizione a Claudio del Tractatus del padre. Fu anche autore di Orazioni celebrative, alcune delle quali sarebbero state date alle stampe.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Modena: Particolari, ad voc.; Ambasciatori, Roma ,b.422, 430, 433, 454, 468, 487, 481; Torino, b. 2; Venezia, b. 59; Romagna, b.2; Bologna, b. 5; A. Fontana, Bibliotheca legalis, I, Pamae 1688, coll. 99, 100 (per Claudio); F. Borsetti, Historia almi Ferrariae Gynmasii, II, Ferrara 1735, pp. 191, 201 (per Claudio); G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 2, Brescia 1760, pp. 1034-35; C. Frassoni, Memorie del Finale, Modena 1778, pp. 83, 93; G. Tiraboschi, Biblioteca modenese, I, Modena 1781, pp. 259-61, 262 (per Claudio); G. Pardi, Titoli dottorali conferiti dallo Studio di Ferrara, Lucca 1900, p. 138; E. P. Vicini, I podestà di Modena, in Atti e mem. della R. Deput. di storia patria per le prov. modenesi, s. 5, XI(1918), pp. 277-78; P. Fiorelli, La tortura giudiziaria nel diritto comune, I, Roma 1953, pp. 211, 285; II, ibid. 1954, p. 91. Per Claudio v. anche L. Ughi, Diz. stor. degli uomini illustri ferraresi, I, Ferrara 1804, p. 52; G. Pardi, Lo studio di Ferrara nei secc. XV e XVI, Ferrara 1903, p. 126.