BISCAINO, Bartolomeo
Nacque a Genova, molto probabilmente nell'anno 1632, figlio primogenito di Giovanni Andrea, modesto pittore paesaggista, che gli fece da primo maestro (resta di lui una pala con S. Ilario nella chiesa di S. Ilario a Nervi). Nei primi anni il B. studiò da autodidatta ben poco potendo apprendere dalla modesta arte paterna: preferì dunque guardare alle opere dei pittori genovesi del tempo (è probabile un contatto diretto con D. Fiasella) e copiare i più celebri quadri di artisti italiani conservati a Genova, tra cui la pala di Guido Reni nella chiesa del Gesù e quella di Giulio Romano in Santo Stefano. Il Ratti afferma di possedere nella sua collezione questi disegni, ma essi non ci sono pervenuti.
Intorno al 1650 il B. entrò nella bottega di Valerio Castello, e pressappoco a quell'anno risale la sua prima opera rimastaci, in cui si rivela ancora artista impacciato e immaturo: si tratta della tela rappresentante S. Ferrando in atto di implorare la Vergine perché soccorra alcuni storpi, già nella distrutta chiesa di Santo Spirito, ora nella galleria di palazzo Bianco a Genova, dipinta, secondo il Soprani, quando il B. era "nelli suoi primi anni" (è infatti da scartare la notizia riportata dal Ratti, secondo la quale questa tela risalirebbe a quando egli aveva già compiuto il venticinquesimo anno di età, cioè all'anno stesso della morte). Quasi contemporaneamente il B. lavorava alle tele rappresentanti L'elemosina di s. Luigi re di Francia e La morte di Cleopatra, conservate a Genova nella galleria di palazzo Bianco (per la Cleopatra: C. Marcenaro,Dipinti genovesi..., Torino 1965,ad Indicem). In esse i colori sono ancora secchi e poco vibranti, ma il pittore,raggiunge un maggiore equilibrio compositivo, anche se non arriva a possedere uno stile personale, non essendo ancora fuso in lui il ricordo dei modi di alcuni artisti che aveva ammirato, come il Rubens e Pellegro Piola. Migliori risultati raggiunge, invece, nella tela esistente nella Pinacoteca Civica di Savona, rappresentante Il trionfo di David, e nel Mosè salvato dalle acque (Genova, coll. Bruzzo), tela attribuita dal Bonzi (1933), in base a un disegno a sanguigna e ad una stampa di soggetto eguale firmati dall'artista, che costituiscono senz'altro la primitiva idea del quadro. Il B. risente oramai in pieno dell'arte di Valerio Castello e ne riprende, oltre ai caratteristici colori, che diventano però fumosi e sfatti, la tipologia procacciniano-correggesca delle figure. Questo è visibile anche nel quadro rappresentante L'Adorazione dei Magi, conservato nella Galleria nazionale di palazzo Spinola a Genova. Le ultime opere che il B. ci ha lasciate (morì infatti giovanissimo nell'epidemia, di peste che colpì Genova nel 1657) sono le tre tele già conservate nella Pinacoteca di Dresda e raffiguranti Cristoe l'adultera (una replica o copia antica è nella Staatliche Kunsthalle di Karlsruhe: v. catal., p. 47),La presentazione al Tempio e L'Adorazione dei Magi. Un bozzetto della parte centrale di quest'ultimo quadro è conservato a Genova nella collezione M. Labò e un altro nella Galleria naz. di palazzo Spinola (n. 145 dell'inventario). In queste opere il pittore riesce quasi a raggiungere uno stile personale: infatti se nella tela con Cristo e l'adultera s'ispira allo stile di G. Benso nel modo con cui le architetture di fondo commentano l'azione, e se i personaggi, nel loro gestire, ricordano certi modi di G. Assereto, originale è il perfetto bilanciamento con cui le masse si contrappongono. Genuina risulta infine la commozione con cui egli affronta il tema dell'Adorazione dei Magi anche se, in questa tela, l'impostazione risente ancora molto dello stile del Grechetto e di Valerio Castello. Il B., dunque, dopo molti tentativi, sembra aver trovato la propria vena poetica e probabilmente solo la morte ha impedito che ci lasciasse opere più pregevoli. Altri suoi quadri raffigurano: Lo sposalizio di s. Caterina (Roma, Pinacoteca Capitolina); Noli me tangere (coll. del conte di Garborough); La Sacra Famiglia (coll. privata inglese).
Del B. possediamo anche una quarantina di incisioni, elencate e catalogate dal Bartsch e dal Le Blanc, e alcuni disegni, conservati nella galleria di palazzo Bianco a Genova, al Louvre e, uno, nel museo di Orléans. Come maestro nell'uso del bulino, egli ebbe il Grechetto, anche se non direttamente (infatti solo nel 1661 questi si stabilì definitivamente a Genova), ma attraverso un attento studio delle sue incisioni. La tecnica usata dai due artisti (il denso ombrare, il tratteggiare a scacchi, le velature nereggianti) è, infatti, assai simile, ma il B. non raggiunge mai la sicurezza di tratto del maestro e appare, nelle sue incisioni, indeciso e troppo povero di idee, anche se garbato e ingenuo.
Fonti e Bibl.: R. Soprani,Le vite de' pittori,scultori et architetti genovesi, Genova 1674, pp. 201-203; F. Baldinucci,Cominciamento e progresso dell'arte dell'intagliare in rame..., Firenze 1767, p. 56; R. Soprani-C. G. Ratti,Delle vite de' pittori scultori ed architetti genovesi, I, Genova 1768, pp. 351 s.; A. Bartsch,Le peintre graveur, XXI, Leipzig 1870, pp. 182-203; Ch. Le Blanc,Manuel de l'amateur d'estampes, I, Paris 1854, pp. 347-348; E. Habich,Handzeichnungen italien. Meister..., in Kunstchronik, III (1892), col. 376; W. Suida,Genua, Leipzig 1906, pp. 182 s.; O. Grosso-A. Pettorelli, I disegni di Palazzo Bianco, Milano 1910, nn. 39 s.; Die Staatliche Gemälde Galerie zu Dresden, Dresden 1929, p. 325; O. Grosso,Le gallerie d'arte del Com. di Genova, Genova 1931, p. 152; A. Cappellini,Memorie della soppressa chiesa di S. Spirito, in Genova, XIII (1933), p. 193; M. Bonzi,Un quadro sconosciuto del B., in IlRaccoglitore Ligure, II (1933), 8, p. s; Id.,B. B. pittore ed incisore,ibid., IV (1935), 12, pp. 3-5; A. Cappellini,Diz. biogr. di genovesi illustri e notabili, Genova 1936, p. 20; O. Grosso-M. Bonzi-C. Marcenaro,Mostra di pittori genoven. del Seicento e del Settecento, Milano 1938, p. 52; P. Poggi,Catal. della Pinacoteca Civica di Savona, Savona 1938, p. 35; A. Morassi,Mostra della pittura del Seicento e Settecento in Liguria, Milano 1947, p. 54; O. Grosso,Genova e la Riviera Ligure, Roma 1951, p. 100; M. Bonzi, P. Piola e B. B., Genova 1963 (con catal. delle pitture, incisioni e disegni); Staatliche Kunsthalle Karisruhe,Katalog Alte Meister, Karlsruhe 1965, I, p. 47; II, p. 191; U. Thieme-F. Becker,Künstler-Lexikon, IV, pp. 54 s.; Encicl. Ital., VII, p. 92.