BOTTO, Bartolomeo
Figlio di Pietro; scultore ducale. Attivo nella seconda metà del sec. XVII, collaborò sovente con il padre e con il fratello Carlo Francesco e fu certo, dei due figli, il più importante e operante. Lavorò, in particolare, a soffitti e fregi del palazzo reale di Torino; eseguì pure statue lignee andate perdute o da recuperare.
Sappiamo, dai documenti, che nel 1638 la reggente madama Cristina, che aveva al suo servizio il padre Pietro, intendeva favorire anche i suoi figli. Nel 1647, essendo Pietro ammalato, Cristina elargì 300 lire d'argento in considerazione dei suoi meriti "et di Bartolomeo suo figliolo" (Schede Vesme).
I lavori da lui compiuti a palazzo reale sono i seguenti: nella sala degli staffieri, su disegno dell'ing. Carlo Morello, il soffitto e fregio, iniziati da E. Dugar, vengono condotti a termine tra il 1660 e 1661 dal B. e da Guglielmo Tolfi (o Tolfo). Un anno dopo compie il soffitto e il fregio della sala del, trono del re, iniziati da Pietro su disegno di Carlo Morello; sempre tra il 1661 e 1662 avrebbe rifatto il soffitto per la sala dell'udienza (il Midana dubita del rifacimento e pensa che il soffitto, iniziato da Pietro, sia stato poi terminato dal B.); nel 1662 esegue, in collaborazione con altri, diciotto statue in legno per la terrazza detta di piazza Castello; nel 1662-63 nella sala della colazione, su disegno dell'ing. Michelangelo Morello, Q. Castelli lavora al fregio e il B. scolpisce le cornici (dal Rovere attribuite erroneamente a Pietro); negli stessi anni lavora agli intagli delle cornici, con ornamenti a foglie, scudi, trofei, ecc., della camera dell'alcova (disegno di C. Morello).
Tutti gli intagli di queste sale del palazzo reale sono magnifici e opulenti. Ricche volute, intrecci di acanto si alternano a rosoni, a mensole, corone, stemmi e creano, con le decorazioni dorate delle porte, degli sguanci delle finestre e degli zoccoli, un insieme sfarzoso, lussureggiante anche se talvolta un po' pesante.
Il Turletti attribuisce al B. la statua del Cristo alla colonna posta in S. Maria Assunta di Savigliano (1670-71) e lavori eseguiti nell'anno 1672 attorno a statue in legno destinate a una festa.
Fonti e Bibl.: Schede Vesme, I, Torino 1963, p. 191; C. Rovere, Descriz. del Reale palazzo..., Torino 1858, pp. 17, 110, 120-123, 133, 161, 222; C. Turletti, Storia di Savigliano, II, Savigliano 1887, pp. 804-806; A. Midana, L'arte del legno in Piemonte nel '600 e '700, Torino 1924, pp. 54 ss.; A. Pedrini, Il mobilio... nei secc. XVII e XVIII in Piemonte, Torino 1953, pp. 3 s., 262; M. Bernardi, Il Palazzo reale di Torino, Torino 1959, pp. 45, 58, 64, 106, 120; L. Mallè, in Mostra del Barocco piemontese (catal.), Torino 1963, II, pp. 5, 8 s., 29 s.; V. Viale, ibid., III, tavv. 314, 316 s., 320; A. Griseri, La metamorfosi del Barocco, Torino 1967, pp. 160, 169 ss.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IV, p. 423.