CABELLA, Bartolomeo (Antonio Felice)
Nacque a Milano il 15 febbr. 1847 da Antonio e da Marcellina Annoni, e venne battezzato con i nomi di Antonio Felice. Effettuò i suoi primi studi nella città natale presso il collegio Calchi Taeggi, mostrando precocemente peculiari doti nel campo scientifico, tali da meritare, non ancora decenne, la predilezione e la guida costante del prof. Bertoli, rettore del collegio. S'iscrisse poi al ginnasio-liceo milanese di S. Alessandro (successivamente ginnasio liceo Beccaria), dove, tra l'altro, conseguì una particolare distinzione nel concorso al premio di meccanica fondato da R. Rongier. Proseguì i suoi studi presso il politecnico di Milano, dove conseguì, nel 1868, la laurea in ingegneria civile e quella in ingegneria industriale nel 1869, meritando la lode da parte della commissione di laurea e l'encomio di F. Brioschi. Invitato dal Brioschi a rimanere, in qualità di insegnante, presso il politecnico, il C. preferì dedicarsi alla professione, impegnandosi subito in importanti lavori e studi, tra cui sono da ricordare quelli relativi al canale Villoresi.
Nel 1870 il C. entrò, come allievo, a far parte dello stabilimento Tecnomasio italiano, a quel tempo qualificato officina, fondato tra il 1860 e il 1863 dall'ingegner L. Longoni, dal maggiore Porro e da C. dell'Acqua. Dopo un solo anno di studio e di lavoro, nel 1871, il C. assunse la direzione del Tecnomasio.
Nella sua qualità di direttore, il C. contribuì ad accrescere l'importanza e la fama del Tecnomasio, dando il via a tutta una serie di importanti ricerche, e relative produzioni, che portarono lo stabilimento ad avere fama dapprima nazionale e poi internazionale.
Il Tecnomasio iniziò, infatti, proprio in questo periodo, la produzione di strumenti di fisica per scuole e laboratori e di vari strumentì di ingegneria pratica, tra cui teodoliti, tavolette, squadri e, per la prima volta in Italia, la produzione degli indicatori di Watt.
Nello stesso tempo il C. perfezionò la costruzione dei manometri, basandola su un impianto di taratura semplice e sicuro che venne, successivamente, richiesto da molte parti e, in particolare, dall'arsenale di La Spezia.
Per merito del C. il governo, verso il 1880, commissionò al Tecnomasio la costruzione di vari esemplari di un nuovo tipo di corista, da 864 vibrazioni, per tuttii corpi musicali dell'esercito. Il C., nel frattempo, andava approfondendo con notevoli risultati i suoi studi sulle applicazioni industriali dell'elettricità, arrivando, nel 1876, tramite il Tecnomasio, a quello che può essere considerato uno dei primi esperimenti di illuminazione pubblica eseguiti in Italia per mezzo dell'elettricità e cioè l'illuminazione elettrica della piazza del Duomo di Milano mediante un grande faro elettrico munito di potenti riflettori.
A questo esperimento, sempre sotto la direzione e lo studio del C., altri ne seguirono di grande importanza, quali l'impianto costruito nel 1883 dal Tecnomasio a Crema per distribuire la luce ai privati; l'applicazione, nel 1884, di lampade ad arco montate in derivazione sul circuito di quelle ad incandescenza per l'illuminazione elettrica del teatro alla Scala, e, nel 1885, l'impianto eseguito sul vapore "Regina Margherita" della Società di navigazione Piaggio.
Il C., tra l'altro, ideò un importante perfezionamento e potenziamento della dinamo, conosciuto sotto il nome di armatura Cabella, per cui chiese ed ottenne il brevetto in data 28 febbr. 1883. Si trattava, sostanzialmente, della riduzione della resistenza dell'armatura; una dinamo, munita di tale tipo di armatura ed avente 26 cm di diametro, alla velocità di 1.050 giri al minuto, riuscì a mantenere accese 150 lampadine ad incandescenza da 16 candele ciascuna, raggiungendo un notevole risultato pratico.
Il C. realizzò inoltre, dopo lunghi studi ed esperimenti, la costruzione degli strumenti elettrici di misura del tipo Weston e, con la collaborazione dell'ing. L. Emanueli, il tipo superiore della dinamo caratterizzato dalla bipolarità e che fu costruito nel 1884.
La dinamo di tipo superiore, non molto nota con questo nome, aveva l'indotto del tipo a tamburo, differenziandosi così dai precedenti tipi che avevano gli avvolgimenti ad anello.
Nel 1885 la ditta Gramme lanciò sul mercato una dinamo, con caratteristiche similari a quella ideata dal C., come se fosse di propria ideazione. Oltre ad essere indiscutibilmente da attribuirsi al C. la paternità dell'invenzione, è da rilevarsi il fatto che la dinamo Gramme presentava alcuni difetti che ne riducevano l'efficienza rispetto alla dinamo Cabella.
Nel 1898 lo stabilimento Tecnomasio italiano, in omaggio al direttore, mutò tale denominazione ufficiale in quella di S. A. Tecnomasio Italiano Cabella e il C. ne potenziò maggiormente la produttività e la fama acquisita, perfezionando l'attrezzatura delle officine ed aumentando, tra l'altro, notevolmente la costruzione di macchine a corrente continua e alternata e di trasformatori. Il C. rimase presso il Tecnomasio sino al 30 ott. 1903, data in cui si ritirò per dedicarsi esclusivamente aisuoi studi e alla consulenza professionale.
Dal 1903 la Società Cabella, in seguito a una collaborazione con l'estero, si trasformò in Tecnomasio italiano Brown-Boveri. Tra gli incarichi che gli venivano continuamente offerti, il C. accettò solo quello di presidente della Camera di Commercio di Milano.
Il C. fu un vero e geniale pioniere nel campo tecnico-scientifico ed a lui si deve la risoluzione dei primi grossi problemi realizzativi dell'industria delle macchine elettromagnetiche. Alla sua scuola si formarono molti tecnici e studiosi, tra cui Ercole Marelli.
Il C. morì a Milano il 5 maggio 1907.
Bibl.: B. Caizzi, Storia dell'industria italiana…, Torino 1951, p. 370; A. Fossati, Lavoro e produzione in Italia, Torino 1951, pp. 330, 335, 665.