CAPODIVACCA (de Capitevacce, Capivacceus, Cavodevacha), Bartolomeo
Nacque a Padova nella prima metà del XIV sec. da Francesco, esponente dei Capodivacca de' Paradisi, uno dei rami in cui si divideva la famiglia dei Capodivacca, e furono suoi fratelli Zambonetto e Zilio. Si addottorò in diritto civile a Padova prima del 1347, anno in cui venne nominato giudice per il quartiere di Torricelle, e il 19 novembre del 1350 fu iscritto nella matricola dei giudici padovani. Successivamente venne pure chiamato a far parte del Collegio dei dottori giuristi, collegio di cui fu priore nel 1355 e nel 1358 e del quale aumentò il numero dei componenti da dodici a venti. All'attività giudiziaria il C. si dedicò per moltissimi anni, sia in qualità di giudice del Comune, sia per delegazione dei signori da Carrara, sia infine come arbitro scelto dalle parti. Tale intensa attività non gli impedì di svolgere opera di privato consulente e di partecipare alla vita pubblica del suo tempo. Nel dicembre del 1388, quando i Padovani restaurarono le antiche magistrature comunali dopo l'interruzione della dominazione carrarese, il C. infatti fu eletto fra gli Anziani in rappresentanza del quartiere di Torricelle e l'11 sett. 1390 lo troviamo di nuovo fra gli Anziani riuniti nel palazzo del Comune per l'acclamazione a signore di Francesco Novello: in tale occasione avrebbe consegnato al Carrara il sigillo della città (o, secondo un'altra tradizione, le chiavi delle porte).
Ebbe l'incarico di esaminare coloro che richiedevano l'ammissione al Collegio dei giudici ed insegnò inoltre diritto civile nello Studio patavino: la sua attività di docente è documentata a partire dal 1380 mentre non trova conferma nelle fonti la tradizione che fa iniziare il suo insegnamento nel 1350. Altrettanto priva di fondamento appare la notizia riportata dallo Scardeone e dal Tomasini, secondo la quale il C. avrebbe insegnato anche in altre università.
Antonio Porcellini attribuì al C. un intero volume di consilia, che sarebbe stato da lui composto dietro incarico del Collegio dei giuristi. Di tale volume non rimase tuttavia traccia, tanto che i più antichi storici dell'università di Padova si limitarono a ricordare, quale unica opera del C., un consiglio relativo ad una questione di diritto ereditario in cui si faceva riferimento anche alle norme statutarie padovane. Tale consiglio, nel quale il C. dissentiva da un'opinione espressa da Riccardo Malombra, fu molto noto perché era stato stampato fra quelli di Baldo (Consiliorum sive responsorum volumen tertium, Venetiis 1575, n. 419, cc. 118 s.). Si conoscono inoltre altri quattro consilia, sempre relativi a problemi di diritto ereditario, che si conservano manoscritti alla Bibl. naz. Marciana di Venezia: due di essi portano anche la sottoscrizione di Uberto da Lampugnano (Lat. V, 3 [= 2652], cc. 201 s.; Lat. V, 2 [= 2324], cc. 346-348), il terzo è firmato dal solo C. (Lat. V, 2 [= 2324], cc. 344-346), mentre il quarto è opera di Uberto da Lampugnano, ma è sottoscritto pure dal C., da Paganino Sala e da Angelo da Castiglione di Arezzo (Lat. V, [= 2652], c. 202).
Un consiglio dato nel 1385 da Angelo degli Ubaldi e recante le sottoscrizioni di alcuni professori padovani, fra cui il C., è stato edito da G. B. Ziletti (Criminalium consiliorum... primum volumen, Venetiis 1562, cons. 75, p. 50).
II C. (che non deve essere confuso con un canonico omonimo, arciprete del capitolo padovano dal 1333 e morto nel 1356) sposò in prime nozze Caterina Ognissanti, e successivamente Pera Sanguinazzi, già vedova di Nicolò da Peraga. Nel suo testamento, dettato il 28 marzo 1397, il C. dispose di venir sepolto nella chiesa di S. Antonio ed istituì eredi i due figli Francesco e Rambaldo. La sua morte dovette avvenire poco tempo dopo, forse già nello stesso anno 1397, e comunque prima del maggio 1398. Il figlio Rambaldo, anch'egli professore nello Studio padovano e membro del Collegio dei dottori giuristi, fu inviato dal Comune di Padova in qualità di ambasciatore a Venezia nel 1405 ed inoltre ricoprì degnamente la carica di podestà di Firenze.
Fonti e Bibl.: Padova, Bibl. del Museo civico, B.P. 149 - VII: Matricula doctorum civit. Patavine, p. 115; Ibid., B.P. 1454 - XII: Della illustrissima e potente stirpe delli Capi di Vacca, p. 9;Ibid., B. P. 1232:G. B. Frizier, Origine della nobilissima e antica città di Padoa et cittadini suoi, c. 134;G. e B. Gatari, Cronaca carrarese, in Rerum Italicarum Scriptores, 2 edizione, XVII, 1, a cura di A. Medin-G. Tolomei, pp. 344, 431;I. Valentinelli, Bibliotheca manuscripta ad S. Marci Venetiarum, III, Venezia 1870, pp. 12, 40; Monum. della Univers. di Padova (1222-1318), a cura di A. Gloria, Venezia 1884, pp. 29, 99; Monumenti della Univers. di Padova (1318-1405), a cura di A. Gloria, I, Padova 1888, ad Indicem; P. L. Andrich, Glosse diAntonio Porcellino ai nomi di alcuni giureconsulti, Padova 1892, p.12; Acta graduum academicorum Gymnasii Patavini, a cura di G. Zonta-G. Brotto, Padova 1922, p. 412;G. Cagna, Sommario dell'origine et nobiltà d'alcune famiglie della città di Padova, Padova 1589, p. 19; A. Riccoboni, De Gymnasio Patavino, Patavii 1598, c. 13v; A. Portenari, Della felicità di Padova, Padova 1623, pp. 237, 280, 283; I. F. Tomasini, Gymnasium Patavinum, Utini 1654, p. 233; G. Panciroli, De claris legum interpretibus, Lipsiae 1721, p. 311; M. Mantua, Epitome virorum illustrium,ibid., pp. 455 s.; B. Scardeone, Historiae de urbis Patavii antiquitate…, in J. G. Graeve, Thesaurus antiquitatum et historiarum Italiae, VI, 3, Lugduni Batavorum 1722, p. 198; N. C. Papadopoli, Historia Gynmasii Patavini, I, Venezia 1726, p. 198; I. Facciolati, De Gymnasio Patavino syntagmata XII, Patavii 1752, p. 189; Id., Fasti Gymnasii Patavini, Padova 1757, P. XL; F. M. Colle, Storia scientifico-letteraria dello Studio di Padova, II, Padova 1824, p. 172; G. Vedova, Biografia degli scrittori padovani, I, Padova 1832, p. 218; L. I. Grotto degli Erri, in Cenni storici sulle famiglie di Padova e sui monumenti dell'università, I, Padova 1842, pp. 82, 87.