CASTAGNOLA, Bartolomeo
Il ritrovamento di un atto notarile del 5 sett. 1598 (in Archivio di Stato di Cagliari, Atti notarili, D. Bonfant, LX, c. 564), che indica "Bartholomeo Castagnola napolita pintor resident en Caller", risolve la questione finora controversa dell'origine di questo pittore.
Vi era precedentemente contrasto di pareri tra chi lo riteneva sardo (Tola, Spano), dando maggior peso, nell'opera del C., agli evidenti arcaismi legati alla tradizione e ai modi locali, e chi, considerandolo napoletano, metteva in evidenza le mutuazioni dalla contemporanea pittura napoletana (Brunelli, Di Tucci).
Il documento citato, relativo all'impegno di eseguire due ancone di cui non si ha più notizia, fornisce anche la data più antica che si conosca sull'attività del pittore. Altri tre atti notarili del luglio del 1611, relativi alla controversia sorta con i committenti intorno all'esecuzione di dipinti per la cappella di S. Barbara nella chiesa degli agostiniani di Cagliari, ne costituiscono la testimonianza più recente. Del C. si conosce una sola opera datata e firmata, un grande polittico dipinto per la chiesa di S. Francesco a Oristano, la cui sacrestia custodisce oggi solo gli scomparti con S. Francesco d'Assisi e S. Alberto carmelitano;mentre la pinacoteca del Museo nazionale di Cagliari ospita le due tavole che recano, quella raffigurante S. Giovanni Battista, la data 1602, e l'altra, dove compaiono S. Matteo e l'angelo, la firma per intero.
È attualmente possibile, per confronti con questa unica opera autografa, attribuire al C. alcuni dipinti, sui quali manca tuttavia ogni documentazione diretta. Si ascrivono quindi a lui, per via stilistica, il retablo della parrocchiale di Quartucciu, nel cui timpano è rappresentato l'Eterno di scorcio e in volo (di mano diversa dal resto), ai lati della nicchia S. Giovanni Battista e S. Antioco a figure intere, e nella predella la Annunciazione, la Crocifissione e l'Adorazione dei Magi;a Cagliari, il cosiddetto Ritratto di Eleonora d'Arborea, nel rettorato dell'università, la S. Barbara, che proviene alla Pinacoteca nazionale dalla chiesa di S. Agostino, e la Resurrezione di Lazzaro, della chiesa del Sepolcro. È invece andata perduta ogni traccia di una Fuga in Egitto delle collezioni prima De Candia e poi Roich di Cagliari, che lo Spano, con qualche incertezza, e il Brunelli, con più decisione, gli attribuivano; comunque il dipinto è ora identificabile con uno scomparto del disperso polittico di P. Cavaro, già nella chiesa cagliaritana di S. Rosalia.
L'opera del C., che non ebbe un ruolo importante e innovatore per la pittura sarda, risulta strettamente legata alla cultura locale sia perché si svolge nella direzione indicata da M. Cavaro e sia perché partecipa manifestamente del gusto isolano per l'uso della linea marcata nel definire i contorni, per il sostanziale rifiuto della terza dimensione da cui consegue un evidente disagio nei tentativi di scorcio, e per la predilezione dei fondi aurei ancora tardo-gotici. Quanto agli influssi napoletani presenti nella sua pittura, come in quella dei suoi contemporanei sardi, l'artista ebbe modo di recepirli in Cagliari, dove fecero scuola opere quali la pala di S. Anna. eseguita dal napoletano G. Imparato nel 1594 per la chiesa del Carmine, da cui sono tratte di peso le figure dei santi Francesco e Alberto del retablo oristanese, e la Incoronazione della Vergine e la pala di S. Cristoforo, di un anonimo campano prossimo a D. Pipemo, dal quale derivano al C. precisi motivi iconografici e fisionomici.
Bibl.: P. Tola, Diz. biogr. degli uomini illustri di Sardegna, Torino 1837, I, p. 50; G. Spano, Guida della città e dintorni di Cagliari, Cagliari 1861, pp. 29 s.; Id., Storia dei pittori sardi, Cagliari 1870, pp. 13 s.; E. Brunelli, in U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, Leipzig 1912, pp. 134 s.; R. Serra, F. Pinna, Pittore cagliaritano della maniera tarda, in Annali della Fac. di lettere dell'Univ. di Cagliari, XXX (1966-67), pp. 426 s.; R. Di Tucci, Docc. e not. per la storia delle arti e delle industrie artist. in Sardegna dal 1570 al 1620, in Archivio stor. sardo, XXIV (1954), pp. 159-161; M. G. Naitza Scano, Nota sul ritratto di Eleonora d'Arborea e altri dipinti di B. C., in Studi sardi, XXII (1971-72), pp. 382-395.