CAVALIERI (Cavalleri, Cavaleri, de Cavaleriis), Bartolomeo
Nacque, probabilmente a Ferrara, intorno al 1450. Apparteneva alla stessa casata di Antonio, che fu consigliere del marchese Niccolò III. Poco prima del 1480 entrò al servizio del duca Ercole d’Este e divenne uno dei suoi cancellieri. Nel 1481 fu mandato in Spagna, come si rileva da una lettera del Pontano alla duchessa Eleonora, non si sa con quale commissione (Arch. di Stato di Modena, Letterati, b. 55).
Il Libanori, seguito da parecchi altri scrittori, dice che durante la guerra contro Venezia gli fu affidato il comando di Rocca Possente alla Stellata e che l’8 sett. 1483 la difese strenuamente contro gli assalti di Tomaso da Imola, capitano di truppe venete. La cosa non pare verosimile, perché comandante della rocca era a quell’epoca Boione da Fano. È probabile che invece sia vero ciò che scrive il Sardi, cioè che il C. fece parte dello squadrone di cavalleria, che, comandato dal duca Ercole, sbaragliò in quella giornata le soldatesche di Tomaso da Imola.
Alla fine dello stesso settembre era in Lunigiana per levare truppe feltresche e condurle a Ferrara. Nel 1485 fu inviato a Napoli a riscuotere da Federico d’Aragona 4000 ducati, necessari per disimpegnare gli argenti della duchessa Eleonora, ma non poté averne che una parte. Fu nuovamente in Spagna nel 1487-88, latore di lettere di Ercole a Ferdinando il Cattolico e alla regina Isabella, colle quali il duca intercedeva per il marchese Enrico di Ventimiglia, allora in disgrazia alla corte spagnola. Doveva anche far sapere a quei sovrani che il duca non poteva recarsi, come aveva fatto voto, in pellegrinaggio a San Giacomo di Compostela, perché il papa, sotto pena di scomunica, lo aveva vietato, commutando il voto in quello di un pellegrinaggio a Roma.
Nell’estate del 1491 il duca lo mandò a Rimini, alla corte dei Malatesta, che erano imparentati con gli Estensi, affinché vegliasse sull’educazione di Pandolfo, orfano di Roberto Malatesta, che i tutori (la madre Elisabetta Aldovrandini e gli zii paterni Raimondo e Galeotto) trascuravano. Il C. restò a Rimini fino al principio del 1491, osteggiato dalla Aldovrandini, specie dopo l’assassinio di Raimondo e di Galeotto. Solo dopo molte istanze ottenne di essere liberato da quello sgradito incarico; ma il duca, anziché richiamarlo a Ferrara, lo collocò presso il signore di Pesaro, Giovanni Sforza. Il C. vi restò per più di un anno, prima di poter finalmente far ritorno alla corte estense.
Dopo la sconfitta e la cattura di Lodovico il Moro, il C. fu mandato oratore residente alla corte di Francia. Partì da Ferrara ai primi di settembre 1500 e, nel viaggio, visitò a Parma lo Chaumont e a Milano il card. d’Amboise, il d’Aubigny, A. de Baissay balì di Digione e G. G. Trivulzio. In Francia seguì la corte nei suoi soggiorni a Lione, a Tours, a Parigi, a Blois, a Loches.
I suoi dispacci, conservati in gran copia, sono interessanti, sia riguardo alle vicende politiche (le premure del duca perché il re impedisse al Valentino di molestare i Bentivoglio, l’alleanza del duca con la Francia, i riflessi in corte francese dell’affinità contratta dagli Estensi con i Borgia, gli accordi tra il re e l’imperatore) sia relativamente alla cultura ferrarese: il C. infatti ricercò e acquistò spesso per il duca libri francesi, di cui nei dispacci si hanno parecchi elenchi, procurò per lui musiche nuove e trattò per far venire a Ferrara musicisti.
Pochi mesi dopo la morte del duca Ercole, il suo successore, Alfonso, richiamò nel maggio 1505 il C. a Ferrara. Pare che alcuni malevoli lo avessero messo in cattiva luce presso il nuovo signore: certo è che negli anni seguenti egli non ebbe più incarichi importanti e che a un certo momento gli fu sospeso anche il pagamento della provvigione. Non abbiamo altre notizie: sappiamo solamente che nel 1507 fu commissario ducale a Sassuolo e che nell’aprile del 1509 egli era nuovamente a Sassuolo ospite di Alessandro Pio e di Angela Borgia, signori del luogo, e di là scriveva al duca circa il modo di far entrare truppe estensi nella rocca, giacché la terra era minacciata dalle truppe papali, che infatti l’occuparono alcuni mesi dopo. Aveva sposato, forse dopo il suo ritorno dalla Francia, Lodovica Cancellieri, dalla quale ebbe due figli: Giovanni Antonio e Giovanni Battista.
Morì a Ferrara nel dicembre 1522, lasciando la moglie e i figli in grande povertà. Possedeva una piccola casa in contrada Mirasole, che i suoi eredi vendettero a Ludovico Ariosto e che, restaurata e ampliata, fu la parva domus in cui il poeta passò gli ultimi anni.
Il Libanori, e dietro di lui parecchi altri, scrivono che il C. diede alle stampe I successi della guerra e della difesa di Rocca Possente e una Vita di Ercole I. Queste due operette, se pur furono veramente stampate, devono essere andate perdute, e così pure una cronaca delle cose accadute in Ferrara ai tempi suoi, che egli lasciò inedita.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Modena, Arch. Estense, Particolari, b. 313; Ambasciatori…, Milano, b. 19; Francia, b. 3; Napoli, b. 9; Romagna, b. 1; Carteggi di principi esteri, b. 1617/1; Letterati, b. 55; Arch. di Stato di Mantova, Arch. Gonzaga, b. 1248; M. Sanuto, Diarii, III, Venezia 1880, col. 1231; G. Sardi, Historie ferraresi, Ferrara 1556, p. 309; M. A. Guarini, Compendio histor. delle chiese di Ferrara, Ferrara 1621, p. 283; A. Libanori, Ferrara d’oro, Ferrara 1665, III, p. 52; F. Borsetti, Hist. almi Ferrariae Gymnasii, II, Ferrara 1735, p. 345; L. A. Muratori, Antichità estensi, II, Modena 1740, p. 253; A. Frizzi, Mem. per la storia di Ferrara, IV, Ferrara 1848, p. 146; L. Ughi, Dizion. stor. degli uomini ill. ferraresi, Ferrara 1804, p. 124; A. Cappelli, Di Pandolfo Malatesta, in Atti e mem. della Deput. di storia patria di Modena, I (1863), pp. 424 ss.; L.-G. Pelissier, Louis XII et Ludovic Sforza, II, Paris 1896, p. 360; G. Bertoni, L’Orlando furioso e la Rinascenza a Ferrara, Modena 1919, ad Ind.; G. B. Picotti, Giov. de' Medici nel conclave per l’elezione di Alessandro VI, in Arch. della Soc. romana di storia patria, XLIV (1921), pp. 104, 115; M. Catalano, Vita di Ludovico Ariosto, Genève 1931, ad Indicem; L. v. Pastor, Storia dei papi, III, Roma 1959, p. 332; M. Schenetti, Storia di Sassuolo, Modena 1966, p. 91.