CELSI, Bartolomeo
Ultimo dei cinque figli maschi di Gerolamo dei Celsi di Santa Trinita e di Elena di Bartolomeo da Mosto, nacque il 13 luglio 1534 a Traù, ove il padre, patrizio di media condizione, ricopriva la carica di castellano.
Totale il silenzio delle fonti sui suoi anni giovanili; sicuramente documentabile invece il suo cursus honorwn iniziatosi alla fine del 1554 con l'ingresso anticipato in Maggior Consiglio concessogli dopo che, il 4 dicembre, egli era risultato uno dei giovani "nobili rimasti alla Bala doro". L'ascesa del C. verso gli incarichi più prestigiosi fu però lenta e graduale: deciso a cercare sul mare guadagno e prestigio come già alcuni dei fratelli - Iacopo s'era infatti segnalato, oltre che come capitano della "muda" d'Alessandria, anche come patrono all'Arsenale e capitano in Golfo, mentre Giovanni aveva servito come sopracomito -, egli cercò ripetutamente di ottenere un comando dapprima come pa-tron di fusta (settembre 1557) poi come sopracomito (marzo 1558) ed infine, dopo aver ricoperto la carica di ufficiale alla Ternaria nuova, cui era stato eletto nel febbraio del 1560, come governatore di galera (marzo 1561). Soltanto però nel gennaio del 1562 egli venne destinato al comando d'una galera con la quale, nei quattro anni che seguirono, incrociò in Adriatico e in Levante prendendo parte alle operazioni condotte dalle squadre veneziane per assicurare la libertà di navigazione minacciata dall'acuirsi della crisi nei rapporti veneto-turchi e dall'intensificarsi delle scorrerie dei pirati.
Tornato a Venezia, il C., dopo aver subito cercato (ottobre 1566) di riprendere servizio nell'Armata da mar come capitano delle fuste, nell'agosto del 1567 venne eletto ad un'importante carica, anch'essa di carattere prevalentemente militare, quella di provveditore e capitano a Legnago.
Egli prese possesso del reggimento a novembre, subentrando a Marco Donà, e lo tenne sino al marzo del 1569 quando venne sostituito da Giovanni Loredan. Sua preoccupazione principale durante i diciassette mesi trascorsi in Terraferma fu, come documenta particolareggiatamente la relazione ch'egli lesse in Collegio al suo ritorno, il riatto delle fortificazioni, attività questa per la quale, come risulta dai conti del "rasonatto ser Lorenzo Priori", egli erogò 5.820 ducati, provvedendo tra l'altro, su consiglio dell'ingegnere ducale Francesco Malacreda, a far "cavar una gran quantità di rovinazzi et altre muraglie che si attrovavàno nella fossa" in seguito al crollo di parte del baluardo Bragadin causato dalla "rotta, che fece l'Adese in quel luogo" - dei "quarelli et altre piere" ricuperati dispose poi si usasse per completare e rafforzare le cortine con risparmio di tempo e di costi - nonché a far "gagliarda provvisione di quadri de preda viva, calcine, piere et altre materie", necessarie perché il suo successore potesse far ricostruire "il canton et cortina San Marfino ... che minaccia da ogni parte manifesta rovina". Non minore preoccupazione egli mostrò per l'approvvigionamento della città, reso difficile dalla penuria dei raccolti rovinati "dalle inondationi d'acque et tempeste", cui provvide facendo comprare "in diversi territorij a precij convenienti" scorte di grano, sì da conservare Legnago "in abondantia et con sodisfattione delli poveri".
Conclusa la parentesi in Terraferma nel gennaio del 1570, in occasione della mobilitazione della flotta destinata a fronteggiare l'imminente minaccia turca su Cipro, il C. ottenne la nomma a governatore di galera. Ma il 18 giugno di quello stesso egli trovò prematura morte, presumibilmente a Zara, ove il grosso della squadra veneziana agli ordini di Gerolamo Zane per due mesi era rimasto pressoché inattivo, logorato dallo scorbuto e dalle sterili scorrerie condotte contro il territorio ragusano.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Miscell. codici I, Storia veneta, 18: M. Barbaro-A. M. Tasca, Arbori de' patritii veneti, p. 327; Ibid., Avogaria di Comun. Nascite, Libro d'oro, reg. 52/2, c. 79r; Ibid., Segretario alle Voci, Misti,reg, 11, c. 120v; Ibid., Segret. alle Voci, Elezioni del Maggior Consiglio, reg. 3, cc. 73v-74r, 189r; reg. 4, c. 132v; Ibid., Segret. alle Voci, Elezioni dei Priegadi, reg. 4, c. 97v; Ibid., Senato, Mar, reg. 37, c. 134r; Ibid., Capi del Consiglio dei Dieci, Lettere di rettori e di altre cariche (Legnago), b. 220, n. 102; Ibid., Collegio, Relazioni, b. 42, n. 47; Venezia, Biblioteca nazionale Marciana, Mss. It. VII, 15 (= 8304): G. A. Cappellari Vivaro, Il Campidoglio veneto, I, cc. 255v-256r; Ibid., Mss. It. VII, 824-827 (= 8903-8906): Raccolta dei Consegi, nn. 11-14, a) c. 277r; b) cc. 120r, 160r, 305r; c) cc. 7v, 60r; d) cc. 43v, 93rv, 178r, 250r, 326r; Ibid., Mss. It. VII, 198 (= 8383): Registro dei Reggimenti..., cc. 59v. 312v; Ibid., Mss. It. VII, 364 (=7934): Guerre col Turco..., cc. 6r, 16r; G. P. Contarini, Historia delle cose successe dal principio della guerra mossa da Selim..., Venetia 1572, cc. 4v, 18r; Ist. di st. econ. d. Univer. di Trieste, Provvedit. di Legnago, Relaz. dei Rettori veneti in Terraferma, VIII, Milano 1977, pp. XX, XXVII-XXVIII, XXXI, XLIII, LX, LXIII, 27-33.