Scala, Bartolomeo Cinzio
Letterato pesarese (sec. XV), forse nipote dell'umanista quattrocentesco Bartolomeo Scala; visse in diverse corti italiane fermandosi soprattutto a Mantova. Al futuro cardinale Ercole Gonzaga dedicò infatti un libretto misto di prose e versi, composto verso il 1530, nel quale narra la propria iniziazione amorosa e le successive peripezie, per concludere con l'encomio allegorico delle virtù della " inclita Casa ".
Secondo il Dobelli la forma esteriore dell'operetta ricorda quella della Vita Nuova, e così qualche situazione caratterizzante, quale il forzato distacco e il doppio amore con la conseguente battaglia dei diversi pensieri; sono pure abbastanza evidenti le riprese di linguaggio dantesco specialmente nelle prose. Ma ben più rilevante appare la presenza del Petrarca e del Boccaccio, filtrati negli schemi del Magnifico, del Poliziano e del Bembo.
Bibl. - B.C.S., Rime e prose, a c. di A. Dobelli, Città di Castello 1898 (recens. di R. Renier, In " Giorn. Stor. " XXXII [1898] 432-433).