CIPOLLA (Caepolla, Cepola, Cepolla, Cevola, Zevola), Bartolomeo (Bartolomeo da Verona, Bartholomaeus Veronensis)
Nato a Verona in data ignota ma presumibilmente verso l'anno 1420 da Michele e da Caterina Giuliari, si dedicò allo studio del diritto frequentando dapprima l'università di Bologna, ove ebbe per maestri i civilisti Floriano da San Pietro, Angelo Gambiglioni e il canonista Giovanni d'Anania., In seguito si trasferì a Padova dove approfondì la conoscenza sia del diritto civile sia di quello canonico e feudale, sotto la guida di Paolo di Castro, Franceqco Capodilista e Iacopo Alvarotti, ottenendo la laurea in utroque il 21apr. 1445 e iniziando ben presto a svolgere una fortunata attività di docente.
Già nel 1446, grazie alla generosità del Vescovo Pietro Donato che se ne assunse la spesa, poté infatti commentare pubblitamente a Padova il titolo De aedilicio edicto (D. 21, 1) e nel 1449-50 venne chiamato ad insegnare nello Studio di Ferrara. Il soggiorno ferrarese, dove ignoriamo quale cattedra gli venisse affidata, fu però di breve durata, in quanto già nel 1450 era ritornato a Verona, ove collaborò alla nuova redazione degli statuti cittadini apparsi appunto nell'ottobre di quell'anno, svolse un'ampia attività di consulente, avvocato e giudice e fu più volte inviato come oratore del Comune presso il doge di Venezia. Nel 1457 riprese a insegnare, commentando dapprima privatamente a Verona la legge Si fugitivi con la relativa autentica Sed novo iure (C. 6, 1, 3) e trasferendosi poi nell'anno successivo a Padova, dove fu iscritto nel Collegio dei dottori giuristi ed ottenne la nomina a professore ordinario di diritto canonico nello Studio con uno stipendio di 100 fiorini che gli fu raddoppiato nel 1459, Secondo la tradizione andrebbe collocata in questi anni, l'aspra contesa che il C. ebbe con Alessandro Tartagni per motivi di precedenza, ma in realtà il Sabattani ha dimostrato che tale contesa ebbe luogo molto più tardi, quando ormai il C. era passato all'insegnamento del diritto civile ed aveva acquistato un notevole prestigio. Infatti già nel 1460 il C., pur continuando ad essere professore ordinario di diritto canonico, lesse extraordinarie anche diritto civile e iniziò a svolgere, un corso sulle servitù prediali che rimase a lungo famoso, mentre a partire dal 1461 fino alla morte tenne poi sempre a Padova una cattedra di diritto civile con uno stipendio che - nel 1464 - ammontava a 300 fiorini.
Oltre a ciò risulta dai documenti che continuò pure ad esercitare l'attività di avvocato (nel 1463 difese la Comunità di Verona in lite col suo vescovo per una questione di decime) e che nel febbraio del 1467 ottenne dal governo veneziano una riduzione delle feste di cui godevano gli studenti padovani in occasione del carnevale. Secondo la cronologia tradizionale andrebbe collocata in questo periodo, e precisamente nel 1466, anche la sua nomina ad avvocato concistoriale presso la Cuzia romana, ma in realtà tale nomina fu anteriore di parecchi 'anni e avvenne non più tardi del 1459, Nel febbraio del 1470 fu inoltre insignito dall'imperatore Federico III delle dignità di cavaliere e di conte palatino, unitamente ai fratelli Cristoforo, Antonio e Giovanni Francesco. Questi prestigiosi titoli e la sua crescente fama come giurista dovettero solleticarne la vanità e rendergli difficili i rapporti con gli altri professori padovani, tanto che ebbe litigi clamorosi sia con Giovanni da Prato sia col Tartagni, L'alta considerazione in cui il C. era tenuto risulta anche dal fatto che fu inviato insieme con Paolo Morosini come "ambasciatore del governo veneziano alla Dieta di Ratisbona, dove si trattenne dal maggio al settembre 1471, quando fu richiamato in patria e poté così riprendere la sua consueta attività di professore, ottenendo alfine nel 1474 la prima cattedra padovana di diritto civile.
Nel marzo dell'anno successivo si ammalò e dovette sospendere le lezioni sul Codice che stava allora tenendo e che furono continuate da Antonfrancesco Dottori. Il C. mori verosimilmente a Padova, il 10 o l'11 maggio del 1475 (Verona, Biblioteca civica, ms. 939, c. 275v; Bologna, Bibl. del. Collegio di Spagna, ms. 237, c. 134r), e non il 15 maggio, come vorrebbe il Facciolati, né tanto menonel 1477 come si afferma comunemente sull'autorità del Maffei. Fu sepolto nella chiesa di S. Orsola a Padova, città dove aveva abitato per quasi vent'anni e dove nel luglio del 1463 aveva pure acquistato una casa in contrada Colombini.
Il C. aveva sposato in prime nozze Marta Verità, la quale morì dopo il 1459e fu sepolta a Padova nella chiesa di S. Francesco insieme col figlio Gerolamo, anch'egli premorto al padre. Successivamente il C. sposò Orsolina Calza che era ancor viva nel 1483e che fu sepolta nella chiesa di S. Antonio. Dei suoi numerosi figli vanno ricordati almeno Michele, nato nel 1449, e Leonardo, nato nel 1460, entrambi giuristi e più volte insigniti di cariche pubbliche; in particolare Michele fu giudice a Brescia nel 1488e podestà di Legnago nel 1491, mentre Leonardo ottenne nel 1485la nomina a podestà di Trento dall'imperatore Federico III.
Sebbene al C. non fossero ignoti gli autori dell'antichità classica, le sue numerose e celebrate opere ci fanno riconoscere in lui un tipico esponente del tradizionale indirizzo bartolista, buon conoscitore della precedente dottrina ed attento alle esigenze della pratica. Ciò spiega come mai l'Alciato abbia dato un giudizio negativo del suo trattato De verborum significatione, ritenendo, pur senza averlo letto, che un tale argomento non potesse venir affrontato da chi - come il C. - "ab humanioribus studiis abhorreat".
Secondo una notizia del Cartari (che però non èconfermata dalle altre fonti) la prima opera del C. potrebbe essere stata un trattatello De vita et modo vivendi in Studio che non ci è pervenuto e che fu forse scritto durante il soggiorno bolognese, quand'era ancora studente. Allo stesso periodo risalgono pure alcune parti del commento al titolo De verborum et rerum significatione (D. 50, 16), opera che fu tuttavia ripresa e completata in seguito: il commento alla rubrica iniziale porta infatti la data del 20 genn. 1460, mentre altre parti sono addirittura posteriori al 1464, È invece sicura la datazione del comiento al titolo De aedilicio edicto (D. 21, 1) che fu composto a Padova nel 1446 sulla base delle lezioni tenute durante l'anno agli studenti.
Al 1453-54 risale il trattato De imperatore militum deligendo, inviato nell'aprile del 1454 a Giorgio di Laziso e a Zaccaria Trevisano affinché lo esaminassero prima della pubblicazione: in esso la controversia sorta tra Bartolomeo Colleoni e Gentile della Leonessa per il comando supremo dell'esercito veneziano viene dibattuta con gran copia di dottrina e risolta in modo sfavorevole per :il Colleoni. All'insegnamento veronese si ricollega la Repetitio in l. Si fugitivi cum auth. Sed novo iure (C.6, 1, 3) che porta la data del 2 febbr. 1457 e analizza le pene applicabili ai ladri e ai briganti con piccole digressioni intorno all'Epitome diGiuliano e alla Lombarda. Diqualche anno posteriori sono due operette canonistiche destinate agli studenti, e cioè il commento al titolo De testamentis del Liber Extra (X. 3, 26), ancora inedito, e il trattatello De cognitione librorum iuris canonici che risale al 1460 ed elenca le fonti dei diritto canonico fornendo anche consigli pratici per riconoscere se i libri in commercio fossero o no veramente completi ed aggiornati.
Molto maggiore importanza hanno i due trattati De servitutibus urbanorum praediorum e De servitutibus rusticorum praediorum, ai quali è legata la fama del C. e che derivano dalle lezioni di diritto civile tenute a Padova nel 1460-61: in essi, oltre a una completa esposizione della materia relativa alle servitù prediali, si affrontano varie altre questioni concernenti i rapporti di vicinato ed il regime delle acque. Sembra che risalga al 1460 anche il trattato De contractibus emptionum et locationum cum pacto de retrovendendo simulatis, dedicato al vescovo di Verona Ermolao Barbaro, opera che dimostra come il C. avesse una buona conoscenza sia della prassi in uso nella sua città natale per mascherare i contratti di mutuo a interesse attraverso vendite simulate, sia della dottrina canonistica in materia di usura. La conoscenza del diritto feudale acquistata dal C. alla scuola dell'Alvarotti Potrebbe trovare testimonianza se si potesse provare al di là di ogni dubbio come suo il commento ai Libri feudorum, 2, 1 (Padova, Bibl. univ., ms. 275 num. prov., cc. 183r-203v), noto come Tractatus de feudi cognitione e stampato nel Tractatus Universi Iuris (X, 1, Venetiis 1, 584, cc. 10v-15v), commento che in questa edizione è attribuito a Giovanni Battista Caccialupi e che a quest'ultimo continua ad assegnare parte della storiografia giuridica. L'abilità e l'epperienza professionale si manifestano soprattutto nelle Cautelae, opera che gli valse anche critiche, ma che contrib uì comunque grandemente alla sua fama e alla quale legò il suo nome (Cautelae Caepollae). Le Cautelae sono una raccolta di circa 320 accorgimenti e consigli pratici utili agli avvocati e ai giudici e relativi ai più vari argomenti; furono scritte a Padova durante un lungo periodo di tempo, in quanto su di un manoscritto si legge la data del 1459 (Verona, Bibl. civica, ms. 939, C. 1r), mentre per contro altre parti risalgono addirittura al 1466. Fra le ultime opere del C. vanno ricordati il trattato De interpretatione extensiva, composto nel gennaio del 1470 (Milano, Bibl. Ambrosiana, cod. D 93 sup., C.1r) per venire incontro alle richieste degli studenti quale prima parte di un più ampio studio sull'interpretazione che non vide mai la luce; ed il De usucapione, ultima fatica del C. che lo terminò nella primavera del 1475. Allo stesso periodo risale anche una Lectura in Codicem (C.2, 1, 1 - 2, 4, 39) che rimase interrotta a causa della morte del C. e si conserva manoscritta nella Biblioteca del Collegio di Spagna a Bologna (ms. 237, cc. 43r-134r); essa venne continuata da Antonfrancesco Dottori, il quale commentò dapprima C. 2, 12, 1-15 mentre il C. era ammalato ed a partire dal maggio 1475 lo sostituì stabilmente (la relativa Lectura comprende C. 2, 44, 1-2, 56, 1, con ampie lacune, e si conserva a cc. 143r-194v del citato ms. 237 del Collegio di Spagna). Anche alcuni altri scritti minori del C. sono ancora inediti e comprendono, oltre ad una Lectura feudorum, una Repetitio a C. 7, 59, 1 e due trattatelli De praescriptionibus e De praesumptionibus.
Rinviando per ciò che concerne i numerosi manoscritti delle opere del C. al preciso inventario curato da G. Dolezalek (Verzeichnis der Handschriften zum römischen Recht bis 1600, Frankfurt: am M. 1972, sub voce), basti qui un cenno sulle loro più antiche edizioni a stampa. I trattati De servitutibus furono impressi dapprima a Roma ed a Perugia nel 1473-74e più volte ristampati già nel XV secolo, sia da soli sia unitamente alle Cautelae, la cui prima edizione apparve a Perugia nel 1473-74,Nel 1474 a Roma furono pure stampati i trattati De contractibus... simulatis e De imperatore militum deligendo, anch'essi più volte impressi durante il sec. XV. Qualche anno più tardi incominciarono a verur pubblicati insieme, in varie combinazioni, il De servitutibus, le Cautelae, il De contractibus ... simulatis, e la Repetitio in l. Si fugitivi, opere che all'inizio del XVI sec. apparvero sotto il titolo complessivo di Varii tractatus (L. Hain, Repertorium bibliographicum, nn. 4850-4879; W. A. Copinger, Supplement to Hain's Repertorium, II, nn. 1556-1564; Gesamtkatalog der Wiegendrucke, VI, nn. 6474-6512; Indice generale degli incunaboli delle Biblioteche d'Italia, II, nn. 2685-2706). Nel corso del XVI sec., oltre a numerose ristampe dei Varii tractatus contenenti anche il De usucapione e alcuni brevi trattati di altri autori, furono pubblicati i commenti ai titoli De aedilicio edicto (Venetiis 1550; Lugduni 1550) e De verborum significatione (Lugduni 1551), nonché il De interpretatione extensiva (Venetiis 1557), che erano rimasti inediti, finché apparve il volume degli Opera omnia (Lugduni 1577 e 1578), volume che tuttavia non comprende né il De interpretatione extensiva, né il De imperatore militum deligendo e neppure i Consilia. Alcune fra le più importanti opere del C. furono successivamente incluse nel Tractatus Universi Iuris (Venetiis 1584) e il suo commento alla legge Si fugitivi nell'ottavo volume della raccolta di Repetitiones stampata a Lione nel 1551, me, ntre il De imperatore militum deligendo trovò posto nei Tractatus de re militari di Paride Del Pozzo (Lugduni 1543): Il De servitutibus ebbe non solo molteplici edizioni nei secoli successivi, ma fu anche stampato più volte in traduzione.
(Bergamo 1763, 1786; Brescia 1765; Venezia 1794, 1825, 1859).
L'ampia attività di consulente svolta dal C. è ben documentata dal gran numero di consilia che ci sono Pervenuti. Di essi venne fatta una prima raccolta (Consilia criminalia)a cura dei figli Michele e Leonardo stampata a Brescia nel 1490 e a Milano nel 1497 (Hain, nn. 4859-60); successivamente ne furono pubblicati altri 66 col titolo di Consilia ad diversas materias (Lugduni 1533 e Venetiis 1555; sono noti come Consilia civilia) e un terzo volume contenente ancora altri 67 consigli raccolti da Donato Salutello fu infine impresso a Verona nel 1589 col titolo di Consiliorum sive responsorum liber secundus. Un'edizione complessiva dei Consilia in tre libri apparve a Francoforte nel 1599, ma va comunque ricordato che in tutte queste edizioni è compreso un certo numero di consigli appartenenti ad altri professori padovani, quali Angelo da Castro, Antonio Roselli, ecc. Altri consigli ancora del C., (o semplici subscriptiones) si conservano manoscritti nella Biblioteca Classense di Ravenna (ms- 450, cc. 375r-381v; ms. 485, vol. IV, cc. 186v-187v, 234r-236v), nella Biblioteca nazionale Marciana di Venezia (Cod. Lat. V. II [=2324], cc. 48r-52v, 57r-59r, 338v-341r, 356v-365r) e nella Biblioteca civica di Vero i na (ms. 2195: consiglio originale munito di sigillo). Sempre nella Biblioteca civica di Verona esiste inoltre un intero volume (ms. 2895) contenente le minute, con annotazioni e correzioni probabilmente autografe, di 34 consigli dati nel 1465. Un consiglio di Francesco Alvarotti con la subscriptio del C. è stampato nella raccolta dello Ziletti (Criminalium consiliorum atque responsorum primum volumen, Venetiis 1562, p. 167) e tale subscriptio compare pure dopo due consigli del Tartagni (Consiliorum volumen I, Tridini 1522, cons. 3, C. 7r; cons. 5, c. 9v) forse dati prima che i rapporti fra i due giuristi si guastassero clamorosamente. Da ricordare infine che il C. curò l'edizione dei Consilia di Paolo di Castro stampata a Padova nell'aprile del 1475 e poi a Norimberga nel 1485 (Hain, nn. 4640-41).
Oltre alle elencate opere di carattere giuridico ci sono pure pervenuti del C. alcuni altri brevi scritti inediti di vario argomento. Il manoscritto 1393 della Biblioteca civica di Verona contiene una sua risposta in versi ad una lettera di Andrea Banda (cc. 52r-53r) e un'ode in cui invita l'imperatore Federico III a prendere le anni contro i Turchi (cc. 164v-166r). Nel 1466-67 indirizzò pure un Libellus de dolore tolerando (che si conserva con preziosa rilegatura nella Bibl. Apost. Vaticana, Vat. lat. 3574) al cardinale Juan de Carvajal, pregandolo di voler interporre i suoi buoni uffici per riconciliarlo col pontefice Paolo II, davanti al quale era stato ingiustamente calunniato. Tale Libellus contiene ampie citazioni di filosofi antichi e di Padri della Chiesa e fornisce utili indicazioni sulla cultura del C., il quale era del resto in ottimi rapporti con l'umanista Giano Pannonio che gli aveva indirizzato un'elegia (E. Abel, Analecta ad historiam renascentium in Hungaria litterarum spectantia, Budapest-Leipzig 1880, pp. 95-8). Esplicite attestazioni di lode e di stima il C. ricevette pure da Paolo Andrea del Bene, Giorgio di Lazise e Mario Filelfo (Firenze, Bibl. Laurenziana Fondo Ashburnham, cod. 267, c. 72; cod. 270. cc. 41r-43v; Bibl. Apost. Vaticana, Cod. Chis. J VII 241, cc. 38r-39r).
Fonti e Bibl.: Vari docum. relativi al C. ed alla sua famiglia si conservano nell'Arch. di Stato di Verona (Comune, reg. 252, c. 183v; reg. 253, c. 168v; reg. 257; reg. 882; Testamenti 1435, mazzo 27, n. 100) e in quello di Padova Estimo 1418 - Polizze originali, mazzo 51, n. 53; mazzo 70, n. 24). Altre notizie si ricavano dalle tesi di laurea di B. Bazzotti, A. Bumbaca, M. Guiotto (Storia dell'Università di Padova nel sec. XV), M. Faccio e A. Cavalieri (Per la storia dell'Univ. e della cultura in Padova), tutte depositate presso l'Archivio di Stato di Padova, nonché dai seguenti mss.: A. Morelli, Notizie per servire alla storia dello Studio di Padova (Padova, Bibl. univ., ms. 1675, vol. II, pp. 705 s., vol. III, pp. 29, 175, 281); A. Torresani, Elogiorum histor. nobilium Veronae Propaginum (Verona, Bibl. civica, ms. 808, vol. II, pp. 122 s.); C. Carinelli, La verità nel suo centro riconosciuta nelle famiglie nobili e cittadine di Verona (Verona, Bibl. civica, ms. 2224, vol. II, ad vocem); Matricula doctorum civitatis Patavinae (Padova, Bibl. civica, B. P. 149-VII, c. 120r). Tra le fonti edite: Statutamagnificae pivitatis Veronae, Verona 1588, p. 2; I libri commemor. della Repubblica di Venezia, a cura di R. Predelli, V, Venezia 1901, pp. 107, 215, 311; Cronaca di anonimo veronese 1446-1448, a cura di G. Soranzo, Venezia 1915, pp. 63, 188, 259, 283; Acta graduum acad. Gymnasii Patavini ab a. MCCCCVI ad a. MCCCCL, a cura di G. Zonta-G. Brotto, Patavii 1922, pp. 382, 385 s., 389, 394, Si veda ancora: T. Diplovataccio, Liber de claris iuris consultis, a cura di F. Schulz-H. Kantorowicz-G. Rabotti, in Studia Gratiana, X(1968), ad Indicem;G. B. Ziletti, Index librorum omnium iuris tam Pontif. quam caesarei nomina complectens, Venetiis 1563, cc. 5r-6r, 14v, 25r, 33r-39r, 49r-55r; G. Dal Pozzo, Collegii Veronensis iudicum advocatorum elogia, Verona 1653, pp. 92 s.; G. F. Tomasini, Gymnasium Patavinum, Utini 1654, p. 237; C. Cartharius, Advocatorum Sacri Consistorii syllabus, Roma 1656, pp. XLVI s.; L. Moscardo, Historia di Verona, Verona 1668, p. 310; A. Fontana, Amohitheatrum legale, I, Parmae 1688, coll. 212 s.; I. Salomonio, Urbis Patavinae inscript. sacrae et prophanae, Patavii 1701, pp. 331, 380; G. Panziroli, De claris legum interpretibus e M. Mantua, Epitome virorum illustrium, Lipsiae 1721, pp. 211 s., 454; A. Riccoboni, De Gymnasio Patavino, in Thesaurus antiquitatum et histor. Italiae, a cura di J. G. Graeve, VI, 4, Lugduni Batavorum 1722, coll. 17 s.; N.. C. Papadopoli, Historia Gymnasii Patavini, I, Venetiis 1726, pp. 224 s.; S. Maffei, Verona illustrata, II, Verona 1731, col. 101; G. Dalla Corte, Delle istorie della città di Verona, III, Venezia 1744, p. 104; P. Zagata, Cronica della città di Verona, Verona 1747-49, II, p. 85; III, p. 251; G. Carafa, De Gymnasio Romano et de eius professoribus, II, Romae 1751, pp. 499 s.; G. Degli Agostini, Notizie istorico-critiche intorno lavita e le opere. degli scrittori viniziani, Venezia 1752-54, I, p. 375; II, pp. 149, 182 ss.; I. Facciolati, Fasti Gymnasii Patavini..., Patavii 1757, pp. 43, 50; G. Tiraboschi, Storia della letter. ital., VI, 2, Milano 1824, pp. 8065.; B. Gonzati, La basilica di S. Antonio di Padova, II, Padova 1853, pp. 147 s.; F.C. Savigny, Storia del diritto romano nel Medio Evo, II, Torino 1857, pp. 712-714; G. C. Giuliari, Della letter. veronese al cadere del sec. XV, Bologna 1876, pp. 16, 37, 45, 48 s., 51, 79, 91, 105, 128. 133, 140, 158 s., 173, 185, 217, 229 s., 276, 314 ss.; J. F. von Schulte, Die Gesch. der Quetlen und Literatur des kanonischen Rechts..., Stuttgart 1877, pp. 367 s.; G. Biadego, Catalogo descrittivo dei manoscritti della Bibl. com. di Verona, Verona 1892, pp. 46, 219 s., 246; G. L. Andrich, Glosse di A. Porcellino ai nomi di alcuni giureconsulti, Padova 1892, p. 22; G. Secco Suardo, Lo Studio di Ferrara a tutto il sec. XV, in Atti della Deput. ferrarese di storia Patria, VI (1894), pp. 227 ss.; H. L. e J. Baudrier, Bibliographie lyonnaise, Lyon, Paris 1897-1964, III, V-VII, X, XII, ad Indicem;G. Pardi, Lo Studio di Ferrara nei secc. XV e XVI, Ferrara 1903, pp. 96 s.; E. Besta, Le Fonti..., in Storia del diritto italiano, a cura di P. Del Giudice, I, 2, Milano 1925, pp. 861 s; B. Brugi, Cipolla Bartolomeo, in Encicl. Ital., X, Roma 1931, pp. 386 s.; P. Fiorelli, Vocabolari giuridici fatti e da fare, in Riv. ital. per le scienze giuridiche, s. 3, I (1947), p. 301; G. L. Barni, Le lettere di A. Alciato giureconsulto, Firenze 1953, pp. 17, 95, 237; F. Calasso, Medio Evo del diritto, I, Le fonti, Milano 1954, p. 584; V Piano Mortari, Ricerche sulla teoria dell'interpretaz. del diritto nel sec. XVI, I, Milano 1956, pp. 7 s., 33, 113-115; G. Kisch, Consilia, Basel-Stuttgart 1970, p. 49; G. Schizzerotto, Le incisioni quattrocentesche della Classense. Ravenna 1971, pp. 54 s.; A. Sabattani, De vita et operibus Alexandri Tartagni de Imola, Milano 1972, pp. 35, 411 s.