CRISTINI, Bartolomeo
Nacque a Nizza il 28 maggio 1547.
Tutta la sua attività si svolse nell'ambito della corte sabauda, quale bibliotecario di Emanuele Filiberto prima e Carlo Emanuele I poi, e precettore di Vittorio Amedeo I e dei suoi fratelli. Da una sua lettera a Carlo Emanuele I del 1605 si apprende che, in tale data, egli si trovava al servizio della casa sabauda da trentasei anni. Fu dunque nel 1569 che iniziò la propria attività come "scrittore e custode della libreria", cioè come bibliotecario incaricato della trascrizione dei manoscritti. Mentre dedicava le proprie cure alla biblioteca ducale, coltivava pure una spiccata inclinazione per la matematica e l'astronomia, inclinazione dalla quale trasse origine, successivamente al 1580, una discreta produzione, rimasta tuttavia, nella quasi totalità, manoscritta: la prima opera nota, composta poco dopo il detto anno, è un De ratione diurnae lucis. Il suo talento matematico fece sì che il C., proprio nel 1580, con l'ascesa al trono di Carlo Emanuele I, ricevesse un secondo incarico, quale "calculatore", ovvero "controlore de le fabbriche": ebbe cioè praticamente la qualifica di ingegnere ducale. Le funzioni inerenti a tale incarico lo condussero a stringere amicizia con l'ingegnere militare Ascanio Vitozzi: i due intrattennero una corrispondenza poetica in italiano. Il C. si dilettò infatti anche di poesia: i suoi componimenti, inediti, furono raccolti sotto il titolo di Poesie italiane scritte in vari tempi dal 1589 al 99 ad Ascanio Vitozzi, a Giorgio Chianale, a Cristoforo Pellegrino.
Il 13 dic. 1582 il C. fu insignito della carica di re d'armi dell'Ordine dell'Annunziata, carica che egli esercitò per venti anni. Indice della fama raggiunta dal C. come matematico è la dedica a lui rivolta nel 1585 dell'opera Quaedam notata digna in Ptolomeum, del veneziano Giovanni Battista Benedetti, lettore di matematica all'università di Torino, con il quale il C., rilevati alcuni errori in un suo scritto, non esitò a entrare in discussione con le Animadversiones in gnomonicam Ioannis Baptistae Benedicti, composte tra il 1585 e l'89.
Tanto Benedetti quanto il C., come d'uso, accanto agli interessi puramente matematici ed astronomici, coltivavano quelli astrologici. Benedetti si era addirittura compiaciuto di pronosticare la propria morte per il 1592: in realtà morì il 20 genn. 1590. L'errore nella previsione avrebbe certamente nuociuto alla sua fama postuma, e allora i suoi amici fecero circolare la voce che Benedetti, in punto di morte, avrebbe annunciato di aver commesso un errore di quattro minuti nei calcoli relativi al proprio tema natale, giustificando così in extremis l'errore. Intervenne però il C., sostenendo che Benedetti aveva commesso un errore di otto minuti e che non se ne era minimamente accorto: si accese così una polemica tra gli amici di Benedetti e il C., il quale compose, nello stesso 1590, una Essaminatione dell'errore della rettificatione del tempo della natività del fu signor Giovanni Battista Benedetti, inedita. Parimenti inediti rimasero gli scritti che, quasi in veste di astrologo di professione, tra il 1592 e il '93 il C. compose per Carlo Emanuele I, formulando pronostici e veri e propri oroscopi progressivi.
Nel 1594 assunse la carica di lettore di matematica all'università di Torino. Poco dopo Carlo Emanuele lo nominò precettore dei propri figli. È certo che il C. preparava metodicamente le lezioni da impartire ai giovani principi: si conosce infatti una sua Rithmomachia, specie di tavola pitagorica "per imparare con facilità e piacere la vera proprietà, proportione et uso de' numeri", del 1596. L'attività di precettore e i doveri dell'insegnamento all'università assorbirono completamente le energie del C.: soltanto dopo che i giovani principi, affidati all'abate Botero, furono inviati nel 1603 a Madrid per completarvi la propria educazione, egli poté dedicarsi alla stesura di nuove opere. Sono probabilmente infatti di questo periodo le inedite Logistica, Sciographia e Trigonometria. Èinvece edita (Torino 1605) una Methodus inveniendae meridianae lineae ex tribus umbris, composta su richiesta del bolognese Gian Antonio Magini.
L'ultima data certa nella vita del C. è il 1605, anno al quale risale la sua ultima lettera a Carlo Emanuele. La morte può essere situata non molto dopo tale anno, sulla base di vari indizi: nella dedica a Carlo Emanuele di uno scritto astrologico del 1593 (Revolutione trentesima terza del serenissimo signor il signor Carlo Emanuel duca di Savoia, inedito) il C. stesso si definisce già vecchio; inoltre, a partire dal 1606, il suo nome scompare dai ruoli dei lettori dell'università di Torino; infine nel 1608 un nuovo bibliotecario subentra a ricoprire l'incarico che era stato del Cristini.
Varie opere inedite dei C., a carattere matematico, astronomico e astrologico, si trovano in manoscritti della Biblioteca nazionale di Torino. Ne diamo l'elenco con le relative segnature: Calculo del tempo della revolutione XXXI corrente anno 1592 di Carlo Emmanuele I (N VII10), De ratione diurnae lucis (G IV 14; altra copia H IV 4), Gnomonices libri (K3 III 3), Logistica, sive Arithmetica (F V 27), Revolutione Astronomica del Serenissimo Duca di Savoia Carlo Emmanuele corrente l'anno 1594 (N VI 47), Sciographia (G IV 15), Trigonometria (F IV 19). Una Aritmetica pratica in due libri, dedicata a Carlo Emanuele, pure inedita, è conservata nel Ms. lat. cl. 8 n. 3 della Biblioteca naz. Marciana.
Bibl.: G. Vernazza, Notizie di B. C., Nizza 1783; G. B. Toselli, Biographie niçoise, I, Nice 1890, pp. 229-233; S. Pivano, Emanuele Filiberto e le università di Mondovì e di Torino, Torino 1928, pp. 20-21; M. Chiaudano, I lettori dell'università di Torino ai tempi di Carlo Emanuele I, in Carlo Emanuele I. Miscellanea, II, Torino 1930, pp. 178 ss.