ARAGONA, Bartolomeo d'
Figlio di Vinciguerra, ereditò la contea di Cammarata, a cui furono aggiunti nel 1392 altri feudi come le terre di Ficarra, Galati, Calatabiano, Noto, ecc.
Siniscalco del Regno, il 10 luglio 1391 partecipò al convegno dei baroni siciliani a Castronuovo, aderendo alla politica di opposizione ai Martini, pur con qualche esitazione, specialmente quando ebbe dai nuovi sovrani assicurazioni sul mantenimento dei propri feudi e della carica di siniscalco. Insorse poi nel 1393, sottomettendosi solo nel 1396, grazie ai buoni uffici di Guglielmo Ventimiglia; ma ritornava poco dopo alla ribellione nel 1397 al seguito di Guglielmo Raimondo Moncada e di Antonio Ventimiglia, conte di Golisano.
Sopraggiunto l'accordo tra il re di Sicilia e il pontefice, l'A. fu costretto a esulare e i suoi beni furono confiscati. Accolto alla corte di Ladislao, da Napoli cercò di riorganizzare le forze degli esuli siciliani, d'accordo con quanto faceva Artale d'Alagona, esule a Milano. Riuscì così ad armare una piccola flotta e a correre per i mari di Sicilia (1400). Ma il suo tentativo, come altri analoghi, rimase sterile.
Morì in esilio probabilmente nei primi anni del sec. XV.
Bibl.: J. Zurita, Anales de la Corona de Aragón, X, cap. 62, Zaragoza 1610, pp. 422, 430, 434; R. Starrabba, Docc. riguardanti la Sicilia sotto re Martino I, in Arch. stor. siciliano, III(1875), docc. X, XII; I. La Lumia, Storie Siciliane, II, Palermo 1882, pp. 320, 324 s., 339, 393, 470, 475 s.; F. Giunta, Aragonesi e Catalani nel Mediterraneo, I, Palermo 1953, pp. 170, 201, 207 s., 218 s.