BARTOLOMEO da Bologna
Ben poco è noto dei dati biografici di questo francescano, che pur non è da porsi tra gli ultimi teologi del sec. XIII, specie se si considera il contributo da lui dato all'approfondimento della teologia mariana.
Ignoto è il luogo di nascita, poiché l'appellativo "de Bononia", con il quale compare nelle fonti, può riferirsi semplicemente alla città in cui svolse la maggior parte della sua attività, come anche l'anno; di certo studiò a Bologna prima di entrare nell'Ordine francescano, presumibilmente a Bologna stessa, per un voto che aveva fatto da studente. úperciò da escludere uno studentato di B. a Parigi prima di entrare nell'Ordine, come chiarisce probantemente il Múchksoff (pp. XVIII ss.). Intorno al 1256 o, più probabilmente, al 1259 egli si trovava alla corte di Alessandro IV in Anagni ove, nell'agosto, per incarico del card. Giovanni Orsini, il futuro Nicolò III, "qui erat super officium inquisitionis haeretice pravitatis", sottopose a interrogatorio "quidam heresiarca" riportandolo all'ortodossia. L'episodio, che lo stesso B. narra nella XVIII quaestio de fide per provare che uno degli elementi di certezza della verità della fede cristiana è dato dalla rivelazione (cfr. Müchksoff, pp. XIX s.), lo ha fatto identificare con quel Bartolomeo, indicato senz'altre specificazioni, che risulta inquisitore nella provincia romana e in quella di S. Francesco nel 1260 (lettera di Alessandro IV del 24 sett. 1260, in Sbaraglia, II, p. 408, n. DXXIX). B. avrebbe perciò svolto un'attività di inquisitore che sarebbe durata, almeno per la provincia romana, fino al 1264; in tale anno infatti risulta con certezza inquisitore in questa provincia un altro francescano, Bartolomeo da Amelia, poi vescovo di Grosseto (9 apr. 1278), che ricoprì questa carica fino al 1272 (cfr. Mariano d'Alatri, pp. 143 s.).
Forti, tuttavia, sono i dubbi sulla legittimità di tale identificazione. Proprio la presenza infatti d'un altro Bartolomeo, quello da Amelia, come inquisitore della provincia romana assieme al fatto che, per lo più, gli inquisitori venivano scelti tra i frati della provincia su cui dovevano esercitare l'ufficio (cfr. Mariano d'Alatri, pp. 36 ss.; Gui[raud, pp. 512 s.), e la circostanza inoltre che B. non è mai ricordato dai contemporanei per questa sua attività, fanno pensare che persona diversa da lui possa essere il Bartolomeo "inquisitor heretice pravitatis in Romana provincia et administratione beati Francisci" nel 1260. Forse si tratta dello stesso Bartolomeo di Amelia, e questa è l'identificazione fatta dallo Sbaraglia; oppure, secondo quanto propone Mariano d'Alatri (pp. 64 s.), un Bartolomeo da Viterbo, predecessore nell'ufficio di inquisitore per la provincia romana di Sinibaldo del Lago Perugino, ricordato in un documento del codice Casanatense 1730.
B. si recò quindi a Parigi, dove fu prima studente poi "magister regens" in teologia presso l'università. Non vi sono elementi tali per fissare senza incertezze la cronologia del soggiorno parigino: tuttavia alcuni suoi sermoni pare siano databili all'anno accademico 1267-1268 (Glorieux, Sermons..., pp. 42 s.) e perciò la sua presenza a Parigi si dovrebbe far risalire al più tardi in tale anno. Intorno al 1270 poi egli iniziò con una certa probabilità la sua attività di magistero che si dovette protrarre al più tardi fino al 1275-1276 (Múchksoff, pp. XX-XXII). là da notare tuttavia che il Glorieux (ibid., p. 70), anche senza entrare inparticolari per dimostrare il suo asserto, pone il magistero di B. negli anni 1275-1277, facendolo predecessore immediato di Matteo d'Acquasparta (1277-1278) e modificando così la cronologia dei maestri francescani di Parigi da lui stesso precedentemente proposta (cfr. D'Alexandre...p. 270). Da studente B. seguì le lezioni di Giovanni Peckham, se è effettivamente lui, come propone a puro titolo di ipotesi il Doucet (Commentaires, pp.137 ss .), l'autore del Commentario sui quattro libri delle sentenze di Pietro Lombardo, contenuto nel codice lat.16407 della Biblioteca nazionale di Parigi, che il Doucet ritiene autografo: tale codice, infatti, non sarebbe altro che una raccolta di lezioni, con qualche commento personale, fatta da uno studente, appunto B., in vista d'una futura rielaborazione; il "baccalaureus" di cui sono raccolte le lezioni viene identificato, in modo piuttosto convincente, in Giovanni Peckham.
Notevole dovette essere l'attività svolta da B. a Parigi sia nel campo dell'insegnamento, come dimostrano le numerose Quaestiones disputatae, sia nel campo della predicazione: il Giorieux, oltre a quelli per gli anni 1267-1268, identifica un'altra serie di sermoni, da lui attribuiti agli anni 1272-1273, 1275-1276 (D'Alexandre..., p.270; i sermoni dal Glorieux attribuiti agli anni 1278-79, in questo stesso artiCOIO, p. 265, sono poi tra quelli successivamente dallo stesso autore, con più ragione, retrodatati al 1267-68, cfr. Sermons..., pp.42 s.); e dovette essere un'attività, inoltre, tale da porlo in contatto con i maggiori dotti presenti a Parigi: i nomi di s. Bonaventura, Gualtiero de Bruges, reggente in teologia (1267-68?), Guglielmo de la Mare anche lui reggente (1268-69?), Dreux de Provins, sono solo alcuni di quelli che compaiono accanto a quello di B. nelle raccolte di sermoni studiate dal Glorieux (1268-69; D'Alexandre, pp.265 ss.; Sermons..., passim, ma specie pp. 50-62); così come dovette avere contatti con lo stesso Tommaso d'Aquino (cfr. Fries, p. 400) e forse con Ruggero Bacone (cfr. Longpré, B. da Bologna, p.368). Tra quanti furono suoi uditori è da porre con ogni probabilità Ruggero Marston (cfr. Múchksoff, pp. XX-XXII).
Certo B. dovette raggiungere grande notorietà, come testimoniano non solo l'appellativo di "magnus et cathedratus magister" datogli da Salimbene, ma anche la stima e la considerazione in cui fu tenuto non solo all'intemo dell'Ordine, ma anche da parte del pontefice. Il 10 ag. 1278 infatti Nicolò III invitava B., "pagine sacre doctor", a recarsi presso di lui perché lo aveva prescelto "scientie dono et aliis virtutibus" tra quelli che dovevano essere inviati in Oriente per affrontare e risolvere il problema dell'unione tra Greci e Latini. B. però non compare - e non è noto il motivo - tra i nunzi pontifici che effettivamente partirono per questa missione.
Tornato in Italia da Parigi, B. partecipò al capitolo generale dell'Ordine (Assisi, 21 maggio 1279): il suo parere, insieme a quello degli altri maestri dell'Ordine, Gualtiero di Bruges, provinciale di Francia, e Giovanni, ministro d'Irlmda, fu detem-iinante per il chiarimento della dottrina sulla correzione fraterna che aveva diviso le due scuole, francescana e domenicana, fin dal 1270 (Longpré, B. da Bologna, p.369; Múchksoff, p. XXIII). là molto probabile inoltre, anche se le fonti non lo dicono esplicitamente, che B. fosse tra i "discretis fratribus", che, insieme al ministro generale Bonagrazia e ai membri della curia, collaborarono alla stesura dell'importante bolla di Nicolò III sulla regola di S. Francesco Exiit qui seminat ispirantesi all'Apologia pauperum di s. Bonaventura (Longpré, Quaestiones disputatae, p. III). Almeno dall'ottobre del 1282 B. dovette stabilirsi nel convento di Bologna: cosi fanno pensare una serie di testamenti, rogati tra l'ottobre 1282 e il luglio 1294 a Bologna, nei quali egli appare come testimone o esecutore testamentario o beneficiario di lasciti. Quivi forse insegnò o addirittura fu direttore della scuola francescana: in tal senso per lo meno numerosi studiosi (Longpré, B. da Bologna, p. 370; Squadrani, pp. 203 s.; Glorieux, Répertoire, p.208) hanno interpretato i titoli di "magister", "sacrae theologiae professor", "magister et professor in theologia", "doctor in theologia", che accompagnano sempre il suo nome in questi atti. Tuttavia il Múchksoff (pp. XXV s .) non ritiene con certezza provata su questa base né l'attività d'insegnamento di B., né, se questa ci fu, la sostenuta immediata sua successione come direttore della scuola a Matteo d'Acquasparta, la cui presenza a Bologna - il Múchksoff ha i suoi dubbi anche su un'attività d'insegnamento di Matteo a Bologna - non poté essere successiva agli anni 1278-1279.
Comunque sia, è certo che B. dovette avere un ruolo di rilievo nell'ambito bolognese e di prestigio all'intemo dell'Ordine: si possono per esempio istituire forti paralleli tra la descrizione del cielo empireo e il trionfo di Maria del paradiso dantesco e quanto è detto sullo stesso argomento da lui in due quaestiones sulla glorificazione di Maria: il Piana, che ha studiato da vicino il problema (cfr. Le questioni inedite), suppone appunto che Dante possa aver conosciuto B., poiché pare attestata la sua presenza a Bologna proprio in questi anni.
B. descrive ben diciotto modi di essere dei beati nell'empireo, in concordanza con i postulati della geometria euclidea e con le teorie prospettiche di Alhazen: il beato deve avere da ogni punto dell'empireo la visione dell'umanità trionfante del Cristo. A tal fìne, B. ritiene che la disposizione più adatta sia quella di considerare la posizione dei beati secondo la longitudine, la latitudine e l'altezza. Fedele all'insegnamento di s. Gregorio, B. concepisce la rosa celeste in maniera che non vi sia distinzione tra le posizioni degli angeli e quelle degli uomini: i posti dei futuri beati sono quelli lasciati vuoti dalla caduta degli angeli ribelli. Su questo punto le concezioni di Dante sono diverse, ritenendo il poeta che la posizione dei cori angelici sia diversa rispetto a Dio da quella dei beati. La posizione della Vergine più alta e più vicina a Cristo rimane compresa nel supremo coro dei serafini: pensiero che lo stesso Dante mostra di condividere in Par., IV, 28-30, ove s'intendano rettamente i versi: "De, serafin colui che più s'india, Moisè, Sarnuel e quel Giovanni, Che prender vuoli, io dico e non Maria" come allusivi ad una posizione non diversa (non Maria nonché Maria) della Vergine nell'ambito del coro dei serafini. Analoga a quella di Dante è anche la concezione di B. relativamente all'aumento di gaudio determinatosi tra i beati per l'assunzione in cielo della Vergine.Nell'ottobre del 1285 B., a riprova del suo prestigio nell'Ordine, fu eletto ministro della provincia di Bologna, elezione confermata dal ministro generale, Arlotto da Prato, allora a Parigi; in tale veste presiedette il capitolo provinciale tenutosi in Ferrara, alla presenza dell'allora ministro generale Matteo d'Acquasparta, nel settembre 1287.
Il 5 marzo 1289 aveva già lasciato la carica, che forse detenne fino alla fine del 1288 o agli inizi del 1289, e sulla quale si hanno atti relativi ad operazioni compiute dai suoi economi e procuratori. Le ulteriori testimonianze di B., sempre in atti testamentari, sono del 29 genn. 1293 e del 16 luglio 1294.
Sono con certezza opera di B. una serie di Quaestiones disputatae (12 "de primo principio et creatione"; 5 "de fide"; 5 "de anima"; 4 "de Assuniptione Beatae Virginis Mariae"; 2 sulla glorificazione della Vergine; sono pubblicate le Quaestiones de fide e le Quaestiones de Assumptione, cfr. bibliografia); un Tractatus de luce, pubblicato dallo Squadrani, erroneamente attribuito a Giovami Peckham nel Díct. de Theol. Cath., XII, col. 108; vari Sermones.
In base all'esame che studiosi come lo Squadrani, il Miickshoff, il Piana hanno fatto della sua opera, si può dire che B. fu dotato di grande erudizione nel campo scientifico, filosofico e teologico, erudizione di cui usufruì in modo personale e autonomo, e di grandi capacità sistematiche; fu non privo di influenze sui suoi contemporanei - alle sue Quaestiones de fide attinse direttamente Matteo d'Acquasparta - e capace di contributi originali, specie per quanto riguarda la teologia mariana: cosi nelle Quaestiones de Assumptione non si limita ad elencare i motivi per affermare questa verità, come fanno quanti s'occuparono del medesimo argomento nel suo secolo (Matteo d'Acquasparta, Giovanni da Varagine, Servasanto da Faenza, Agostino Trionfo), ma procede sistematicamente attraverso l'esame della Scrittura, della tradizione - B. conosce solo quella latina -, della ratio theologica e degli argomenti storici, non ignorando, anzi prendendo in considerazione e confutando gli argomenti contrari e le difficoltà che questa verità presentava, cosicché il Piana, nello studio che dedica alla letteratura del XIII secolo sull'Assunzione, poté scrivere che. le Quaestiones di B. rappresentano a buon diritto tutto quello che la teologia mariana del XIII secolo - età in cui particolarmente si sviluppò probabilmente in relazione con lo sviluppo degli Ordini dei minori e dei predicatori - è capace di affermare sull'Assunzione e la glorificazione della Vergine: che Maria cioè morì, ma il suo corpo fu preservato dalla corruzione; che il corpo della Vergine non fu assunto esanime, ma Maria risorse prima di essere assunta in Cielo; così a proposito dell'Inunacolata Concezione, che B. non trattò mai ex professo,ma che toccò nel corso delle Quaestiones de Assumptione, se, in accordo con gli scolastici contemporanei, escluse l'esenzione di Maria dal peccato originale, originalmente pose in relazione questo e le sorti del corpo della Vergine, che fu esente da corruzione, pur subendo la morte per aver contratto l'elemento formale del peccato originale (separazione dell'anima da Dio), ma non l'elemento materiale.
Fonti e Bibl.: Bullarium franciscanum Romanorum pontificum,a cura di G. Sbaraglia, II, Romae 1761; III, ibid. 1765, p. 345, n. LXIV; Chronica fratris Nicolai Glassberger Ordinis minorum observantium, in Analecta franciscana, II, Ad Claras Aquas (Quaracchi) 1987, p. 94; Chronica fratris Salimbene de Adam Ordinis minorum, a cura di O. Holder-Egger, in Mon. Germ. Hist., Scriptores, XXXII, Hannoverae et Lipsiae 1905-1913, pp. 593, 650; Liber exemplorum ad usum praedicantium, a cura di A. G. Little, in British Society of Franciscan Studies, I, Aberdoniae 1908, pp. 28, 133-134; Materials for history of the Franciscan Province of Ireland, A. D. 1230-1450, a cura di E. B. Fitzmaurice e A. G. Little, ibid., IX, Manchester 1920, p. 45; Acta franciscana e tabulariis Bononiensibus deprompta, a cura di B. Giordani, in Analecta franciscana, IX, Ad Claras Aquas (Quaracchi) 1927, docc. 158, p. 58; 254, p. 96; 272, p. 104; 280, pp. 107-108; 308, p. 120; 348, pp. 146-147; 351, p. 148; 406, pp. 169-171; 438, pp. 185-186; 578, pp. 271-273; 645, pp. 311-312; 1400, p. 670; Gualtieri Cancellarii et Bartholomaei de Bononia O. F. M. Quaestiones ineditae de Assumptione B. V. Mariae, a cura di A. Deneffe, in Opuscula et textus... Series scholastica, IX, Monasterii 1930; 2 ed., a cura di H. Weisweiler, ibid. 1952, p. IS; Tractatus de luce fr. Bartholomaei de Bononia,a cura di I. Squadrani, in Antonianum, VII (1932), pp. 139-238, 338-376, 465-487, 488-494, ove è Pubblicato oltre al Tractatus anche un Sermo de nativitate Domini; Les registres de Nicolas III (1277-1280), a cura di J. Gay e S. Vitte, V, Paris 1938, n. 872, p. 394; Die Quaestiones disputatae de fide des Bartholomaus von Bologna O. F. M., a cura di M. Múckshoff, in Beitráge zur Geschichte der Philosophie und Theologie des Mittelalters, XXIV,4, Múnster i. W. 1940; G. Picconi da Cantalupo, Serie cronologico-biografica dei ministri e vicari provinciali della minoritica Provincia di Bologna,Parma 1908, pp. 58-60; A. Callebaut, Les provinciaux de la Province de France au XIIIe siècle. Notes, documents et études, in Arch. francisc. hist., X (1917), p. 340; E. Longpré, B. da Bologna, un maestro francescano del secolo XIII, in Studi francescani (già La Verna), n.s., IX, 4 (1932), pp. 365-384; D. M. Sparacio, Series ministrorum provincialium qui perantiquam Bononiae provinciam ordinis minorum conventualium..., Romae 1925, p. 8 dell'estr.; E. Longpré, Quaestiones disputatae du B. Gauthier de Bruges, in Les philosophes belges, X, Louvain 1928, p. III; P. Giorieux, Répertoire des maitres en théologie de Paris au XIII siècle, II, Paris 1933, pp. 108-109; P. Giorieux, D'Alexandre de Halès à Pierre Auriol. La suite des maitres franciscains de Paris au XIIIe siècle, in Arch. franisc hist., XXVI (1933), pp. 264 s., 270, 274; V.Doucet, Maitres franciscains de Paris. Supplément au "Repertoire des maitres en théologie de Paris au XIIIe siècle" de M. le chan. P. Glorieux, ibid., XXVII (1934), p. 550; J. Guiraud, Histoire de l'Inauisition au Moyen Age, II, L'Inquisition au XIIIe siècle en France, Espagne et Italie, Paris 1938; C. Piana, Le questioni inedite "De glorificatione B. M. Virginis" di B. da Bologna O. F. M. e le concezioni del Paradiso dantesco, in L'Archiginnasio, XXXIII (1938), pp. 247-262; Id., La controversia della Concezione della Vergine nella chiesa bolognese prima di G. Duns Scoto, in Studi francescani, XIII (1941), pp. 3 ss.; Id., Assumptio beatae Virginis Mariae apud Scriptores saeculi XIII, in Bibliotheca mariana Medii Aevi, IV, Sibenici~Romae 1942, pp. XIXXXII, 134 s. e passim; P.Glorieux, Sermons universitaires Parisiens de 1267-1268, in Recherches de théologie ancienne et médiévale, XVI (1949), pp. 40-71; P. Mariano d'Alatri, L'inquis. francescana nell'Italia centrale nel secolo XIII.,Roma 1954, PD. 143 s., estratto da Collectanea Francescana, XXII (1952), fasc. 3-4; XXIII (1953), fasc. 1-4; A. Fries, Eine Marien Predigt des Bartholomaus von Bologna O. F. M.,in Franziskanische Studien, XXXV (1953), pp. 385-400; C. Piana, recens. all'edizione di H. Weisweiler delle "Quaestiones de Assumptione B. V. Mariae", in Archivum franciscanum historicum, XLVI (1953), p. 137; V. Doucet, Commentaires sur les Sentences. Supplément au Répertoire de M. Fr. Stegmueller , in Arch. francisc. hist.,XLVII (1954), p. 139; Lex. für Theologie und Kirche, II, coll. 10-11; Dictionn. de spiriti, coll. 263-264.