BARTOLOMEO da Bologna
Compositore italiano di cui si ignorano le date di nascita e di morte, ma che probabilmente visse e operò tra la fine del sec. XIV e il primo quarto del XV. Appartenne all'Ordine benedettino e oltre che a Bologna visse anche a Ferrara; infatti nel 1407 tra i nomi degli organisti che appartenevano alla cattedrale di quella città troviamo anche il suo; sappiamo inoltre che era priore dei fiesolani che si trovavano in S. Nicolò e che era stato in precedenza mansionario del Capitolo. La sua figura è legata al tentativo fatto da alcuni musicisti italiani di aderire alle innovazioni dell'Ars nova francese nella maniera più esasperata; egli, come del resto tutti gli altri musicisti, mostrò una spiccata preferenza per le raffinatezze tecniche e stilistiche della musica d'oltre Alpe e rivelò una padronanza della ritmica e della notazione musicali più che della lingua e idei testi francesi. Le prime composizioni, in cui si nota il distacco dalla tradizione tardo-trecentesca e si rivelano gli influssi dell'Ars Nova francoolandese, con preferenze per una struttura complicata e una ritmica assai varia, sono probabilmente le due su testo latino contenute nel codice latino 568 della Biblioteca Estense di Modena. La prima, Arte psallentes anexa dulcori Patruum patre summo pontifice coram..., è una ballata latina a 3 voci, assai scorrevole nella forma; l'altra Que pena major ... èun virelai anche a 3 voci, nel quale si nota un virtuosismo raffinato per l'uso della tecnica e della notazione. In queste composizioni B., non seguendo il criterio di altri musici intonatori che si servirono soltanto di testi francesi, preferì adottare una soluzione meno rigida, musicando testi latini secondo le forme metriche della polifonia francese. Queste composizioni probabilmente furono scritte prima del 1417, poiché da un'annotazione di B. intorno ad un gruppo di musicisti che compaiono nel codice e che egli stesso definisce "arte psallentes" sappiamo che si trattava di una cappella musicale al servizio di un pontefice, "forse legittimo" (Pirrotta); il fatto che si ribadisca chiaramente la necessità di un "vero e almo pastore" fa pensare che si volesse alludere alla scissione della Chiesa cattolica e quindi ad un periodo anteriore- al 1417. Inoltre, poiché l'esortazione al collegio musicale è rivolta da B. e da Corrado da Pistoia, si ritiene che essi non fossero colleghi ma soltanto ammiratori dei musicisti della cappella. B. si rivela nelle sue composizioni come un esempio di manierismo musicale, soprattutto per i preziosismi di ritmo e notazione d'imitazione francese.
Nelle due ballate italiane contenute nel codice di Oxford (Bodleian Library, Canonici Music 213), B. si ricollega però alla tradizione italiana sia per la lingua dei testi sia per l'impianto sonoro: nelle ballate Vince con lena (n- 315) e Morir desio (n. 320) la struttura è costituita da due parti estreme vocali e da un contratenor strumentale intermedio. Nel codice di Parigi, Bibliothèque Nationale, Nouvelle acquisition franp. 6771, si trova un rondeau, Merci chiamando (n. 205), di incerta datazione, che denota una maggiore semplificazione stilistica e rivela nel carattere patetico dell'insieme intonazioni quasi popolaresche. Influenze dell'arte francese del sec. XIV si ritrovano nei due tempi di una Messa nel codice di Oxford: Et in terra a 3 voci (n. 317) e Patrem a 4 voci (.- 319), che, esemplificati sul tipo della ballata francese, solo nell'impostazione generale presentano alcune caratteristiche dell'arte italiana. In queste composizioni liturgiche (un Gloria e un Credo)troviamo un tenor e un contratenor strumentah, primo esempio di una tecnica che fu poi quella della Missa parodia.
Bibl.: L. N. Cittadella, Notizie relat. a Ferrara, I, Ferrara 1868, p. 67; W. Korte, Studien zur Geschichte der Musik in Italien im ersten Viertel des is. Yahrhunderts, Kassel 1933, pp. 12, 54, 55, 63-66; V. Pirrotta, Il Codice Estense 568 e la musica francese in Italia al principio del 400, Palermo 1946, pp. 16 s., 41 s.; G. Pannama. Della Corte, Storia della musica, I, Torino 1952, p. 242; Enciclopedia della Musica Ricordi, I, Milano 1963, p. 196.