BARTOLOMEO da Bologna
Figlio di Tonunaso, ne è ignota la data di nascita; le prime notizie risalgono 1420, anno nel quale è documentata la sua presenza a Padova. E pure a Padova lo dichiarano documenti del 1424, 1437 e 1438, nei quali non si fa però ancora cenno a suoi lavori.
Del 1440 è la prima notizia sulla sua attività di orefice sempre a Padova: in quell'anno egli aveva terminato, insieme con i milanesi Antonio di Giovanni e Francesco di Comino, due turiboli per la basilica del Santo, che si è tentato di identificare, ma con dubbi e riserve, in due fra quelli tuttora conservati nel tesoro della basilica.
Il reliquiario della tonaca di S. Antonio, eseguito poco dopo per la stessa basilica e che reca la sua firma, è opera documentata, eseguita anch'essa in collaborazione con i due soci testé nonunati, che erano alle sue dipendenze.
Della sua presenza a Ferrara nel 1443, dichiarata da autorevole fonte (Cittadella), nulla è rimasto; mentre è accertata nello stesso anno la sua presenza attiva a Padova in un contratto del mese di agosto .
Nel settembre del 1447 B. stipula, insieme con i suoi due soci, un contratto per l'esecuzione di una grande immagine della Vergine a lamina sbalzata; l'opera andò perduta, ma il documento sta a testimoniare che la sua attività non era di orafo soltanto.
Dello stesso anno è un contratto per un reliquiario dei capelli della Vergine, terminato da B. e dai suoi due soci nel 1448 e consegnato alla basilica del Santo, nel cui tesoro tuttora si conserva. Un altro reliquiario, del sangue di S. Francesco, esso pure per il Santo, iniziato da lui e dai suoi soci, fu terminato e consegnato da questi ultimi nel 1449; il reliquiario di S. Taddeo conservato nel medesimo tesoro, seppure non documentato, gli viene fondatamente attribuito. Il B. morì a Padova nel 1448.
Ma il lavoro più importante, per mole e abbondanza di particolari, quello per cui ebbe poi fama è il grande reliquiario della Croce del tesoro del duomo, alto i metro e 35 cm, lavorato a sbalzo e cesello in argento dorato e decorato con alcune placche a smalto. Commesso a Pietro da Parma, che ebbe appena il tempo di iniziare il lavoro prima del decesso avvenuto nel 1443, fu in quell'anno stesso affidato a B., che condusse innanzi l'opera insieme con i suoi due soci fino al 1448, anno della sua morte.
Ripreso e condotto a termine dai due soci nel 1453, esso rivela nelle parti, ultime l'influsso di Donatello a cui soggiacquero i due orafi milanesi, ma l'impronta strutturale e stilistica del complesso e di gran parte dei particolari è tipica di Bartolomeo.
Nonostante la fama che accompagnò attraverso il tempo il nome del maestro bolognese, i giudizi espressi nel nostro secolo dagli studiosi sul complesso della sua opera non sono favorevoli in quanto lo stile ed il gusto di B. sono ancora gotici e attardati.
Bibl.: B. Gonzati, La basilica di S. Antonio di Padova, I, Padova 1852, pp. 122, 123, 124, 125, 193; L. N. Cittadella, Notizie relative a Ferrara, Ferrara 1864, p. 78; A. Moschetti, B. da Bologna orefice del sec. XV e il grande Tabernacolo del duomo di Padova, in Boll. del Museo civico di Padova, XII (1909), pp. 115-140; Id., Il tesoro del duomo di Padova, II, in Dedalo, VI (1925), pp. 277-281; Inventario degli oggetti d'arte d'Italia, W. Arslan, Provincia di Padova. Comune di Padova, Roma 1936, pp. 14, 17, 18, 19, 22, 23, 24, 29, 30, 54, 80, 82; A. Sartori, I reliquiari della lingua di s. Antonio, in Il Santo, III (1963), pp. 37, 38; G. Fiocco, Il reliquiario della lingua del Santo, ibid., pp.132, 133, 134, 136.