BARTOLOMEO DA CAPUA
Giurista, uomo politico, dignitario, diplomatico, teologo, personaggio di assoluta levatura, nato a Capua il 24 agosto 1248 e morto a Napoli nella prima metà del 1328. Il padre, Andrea, di una famiglia capuana di giuristi, fu avvocato fiscale e consigliere del re, mentre della madre conosciamo solo il nome, Giovanna. Brillantissimo negli studi giuridici, B. si addottorò il 12 settembre 1278 presso lo Studio di Napoli, dove poi insegnò, verosimilmente da quell'anno e fino al 1289, e comunque con certezza dal 1282 al 1284. Le sue qualità gli consentirono di divenire rapidamente consigliere e familiare di re Carlo I d'Angiò, che lo volle con sé durante l'assedio di Messina nel 1282. In quello stesso periodo si legò strettamente al principe di Salerno, poi Carlo II d'Angiò, e fu investito, in un momento imprecisato, della carica di maestro razionale della gran corte. In occasione di un viaggio in Francia di re Carlo II per trattare la questione siciliana, nel 1289-1290, B. fu chiamato al suo seguito e fu poi inviato in missione presso la corte pontificia insieme all'abate di Saint-Germain-des-Prés. Il 7 giugno del 1290 fu creato protonotario. Carlo II volle poi, il 21 agosto del 1294, confermarlo a vita in quell'altissima carica e, per alleggerirlo dal peso dei suoi impegni, assegnò a B. la facoltà di nominare due luogotenenti ovvero viceprotonotari, che furono Andrea d'Isernia e Andrea Acconzaioco da Ravello; infine nel febbraio del 1296, morto Sparano da Bari, logoteta del Regno, il re lo investì di quest'ultimo ufficio.
Per intendere l'importanza di queste nomine va ricordato a grandi linee che il logoteta nei parlamenti sedeva alla destra del re, prendeva la parola, rispondeva a indirizzi e petizioni e promulgava gli editti reali; inoltre redigeva leggi ed editti, si pronunciava sulle richieste e le concessioni di feudi, impieghi e privilegi, infine accoglieva a corte le personalità; mentre il protonotaro, svolgendo le funzioni di segretario particolare del sovrano, riceveva tutte le petizioni, che smistava a seconda della competenza, ovvero che soddisfaceva direttamente, se di sua spettanza, facendo redigere delle lettere conformi. Avendo riunito in sé le due più alte cariche, B. divenne così il personaggio più eminente e influente del Regno.
Tornando agli importanti incarichi che via via gli vennero affidati, nell'agosto del 1293 B. fu inviato a Roma con poteri illimitati di concedere terre e feudi ai cardinali per far eleggere un papa favorevole alla causa angioina: pur se non auspicata, l'elezione di Celestino V si rivelò comunque propizia agli Angiò; nel 1294 fra l'altro B. fu nominato notaio pontificio. Alla fine di quell'anno, dopo l'abdicazione di Pietro da Morrone, il nuovo papa, Bonifacio VIII, divenne mediatore del conflitto con gli Aragonesi: le trattative ripresero immediatamente e, nel gennaio del 1295, B. prese la volta di Anagni, ove, il 12 giugno, venne firmata la pace fra Angioini e Aragonesi alla presenza del papa, di ambasciatori aragonesi, francesi e inglesi, del re e del nostro protonotaro. Nell'autunno di quell'anno Carlo II condusse B. in Catalogna per la ratifica della pace di Anagni e, in ottemperanza agli accordi, per il matrimonio della propria figlia Bianca con Giacomo II d'Aragona. Il 2 agosto del 1296 B. fu nominato dal re, che si doveva assentare, capitano generale di Terra di Lavoro, della contea di Molise e del Principato, col mero e misto impero et cum gladii potestate, e con la facoltà, dovendo egli svolgere al contempo anche gli altri suoi uffici a Napoli, di creare altri capitani che lo sostituissero in quelle province. Il 3 settembre il re lo chiamò presso di sé a Brindisi, per poi recarsi a Roma. A causa dell'inasprirsi del conflitto siciliano, B. si dedicò a difendere la causa angioina presso la corte pontificia per quattro anni, di-stogliendosene solo per qualche rapida missione diplomatica: su incarico del re alla fine del 1298 si recò in Sicilia e poi, nel 1299, in Toscana. I problemi del re angioino erano prevalentemente di natura finanziaria: per sostenere i costi della guerra pluriennale contro gli Aragonesi B. si adoperò non solo per ottenere dalla Curia nuovi prestiti, ma affinché fossero in qualche modo cancellati i gravissimi debiti già contratti da Carlo II. A questo proposito B. preparò la minuta di una bolla, che non sembra sia stata mai emanata da Clemente V, in cui, con minuzia di argomenti, si sosteneva che, se la responsabilità del conflitto era attribuibile alla politica della Chiesa, titolare fra l'altro di diritti feudali sul Regno di Sicilia, allora la Chiesa doveva assumersene i costi. Oltre a questa missione, B. esercitò le sue qualità di diplomatico presso la Curia anche in altre occasioni: nel 1303 difese con successo i diritti sulla Corona d'Ungheria di Caroberto d'Angiò contro Venceslao figlio del re di Boemia, e nel 1309, morto Carlo II, patrocinò, insieme ad Andrea d'Isernia, i diritti di successione sul Regno di Sicilia del figlio Roberto contro il nipote Caroberto d'Ungheria. Anche re Roberto investì B. della più totale fiducia: in occasione della discesa in Italia di Arrigo VII, nel 1310, lo incaricò di soprintendere all'approvvigionamento della flotta angioina e lo volle con sé in Provenza, per consigli e suggerimenti. A questo proposito, pur se non si reputa sufficientemente provata la paternità di B. di una serie di scritti anonimi contrari alla deposizione di re Roberto proclamata dall'imperatore, pare indubbio che, se non della penna del protonotaro e logoteta, questi scritti di natura ufficiale si giovarono della sua scienza ed esperienza e quantomeno del placet. Nel 1307 uno dei figli di B., Giacomo, fu nominato protonotaro a fianco del padre, restando la carica comunque una e indivisibile; ma nel 1312 morì e fu seppellito nella chiesa di S. Lorenzo a Napoli. B. continuò a servire fedelmente la causa angioina svolgendo numerosi delicati incarichi: sollecitò contributi finanziari da parte delle varie città del Regno per sostenere la guerra siciliana; nel 1318 si premurò di porre fine alle lotte interne del comune di Sorrento; si occupò dello Studio di Napoli; nel 1324 fu indicato da Carlo duca di Calabria fra gli esecutori del testamento della regina Maria; nel 1325 fu fra i membri del consiglio di reggenza istituito in occasione di un'impresa in Sicilia di re Roberto. Ancora vivo nel dicembre del 1327, risulta morto prima del 30 agosto 1328. Sulla sua tomba, nella cappella gentilizia del duomo di Napoli, era scolpito un elegante epitaffio, di cui ci è giunto il testo, ove egli era definito "summus atleta Regni". La sapienza, l'abilità, la fedeltà dimostrata alla casa d'Angiò nel corso della sua lunga operosa vita fruttarono una tangibile riconoscenza da parte dei sovrani, tanto che alla sua morte B. risultava proprietario o comunque beneficiario di un'impressionante lista di beni feudali, terre, ville, palazzi e quant'altro. Edificò e dotò a sue spese a Capua e a Napoli monasteri, cappelle, ospedali, nonché la facciata delle chiese di S. Domenico Maggiore e di S. Lorenzo Maggiore, e bagni pubblici a Pozzuoli. Uomo profondamente pio, ebbe rapporti con i Domenicani di Napoli e conobbe s. Tommaso, di cui diffuse la dottrina e padroneggiò le opere, compilandone anzi un fondamentale catalogo allegato alla testimonianza presentata per la canonizzazione del santo aquinate. Ebbe due mogli: dalla prima, Mattia di Franco nipote del giureconsulto Taddeo da Sessa, nacquero otto figli; rimasto vedovo, sposò settantenne nel 1318 Margherita de Lauria.
B. non fu solo un eccellente diplomatico, uomo politico e amministratore: la sua attività pratica fu accompagnata da una fine quanto rigorosa opera di esegeta e legislatore. Oltre alla redazione di una notevole mole di atti e documenti, orazioni e lettere legati alle sue funzioni pubbliche, la sua produzione giuridica, pervenutaci attraverso manoscritti ed edizioni, si articolò in glosse, additiones e apostillae, quaestiones, singularia, relativi sia allo ius Regni sia alle varie parti del Corpusiuris civilis, nonché in un Tractatus de appretio sive forma super appretio, ora perduto, ma ai tempi di Chioccarello presente in un manoscritto "penes Dominum Bartholomaeum Caracciolum de Aragonia" (1780, I, p. 93b); non meno rilevanti furono i suoi scritti teologici, in particolare sermones, tràditi esclusivamente dai manoscritti, oggetto di analisi ed edizioni in epoca moderna. La mancanza di uno studio complessivo sulla sua opera teorica non consente di accertarne con compiutezza la diffusione, l'influenza e la fortuna. Salvo quanto indagini accurate potranno precisare e correggere, le glosse alle costituzioni e ai capitoli del Regno furono pubblicate anche autonomamente come Aurea glossa (ad esempio Napoli 1550, Lione 1556); i Singularia sono presenti nelle raccolte di singularia doctorum (ad esempio nell'ediz. Venezia 1578 si trovano nel vol. II, cc. 179-184v con addizioni di Marcello Bono); trentasei quaestiones sono edite insieme alle Additiones et apostillae in constitutionibus di Tommaso Grammatico (Venezia 1562, cc. 169v-173v); additiones e apostillae si leggono, oltre che nell'edizione del Grammatico appena citata, nei Capitula Regni editi da Giovanni Antonio De Nigris (Campagna 1561, Venezia 1582 e 1594).
fonti e bibliografia
Il quadro bibliografico più completo e più articolato si legge nella scrupolosa voce su B. di I. Walter-M. Piccialuti, in Dizionario Biografico degli Italiani, VI, Roma 1964, pp. 697-704, cui rinviamo. Tuttavia, fra i moltissimi titoli ivi ricordati, per il profilo biografico va menzionato almeno C. Minieri Riccio, De' grandi uffiziali del regno di Sicilia dal 1265 al 1285, Napoli 1872, pp. 135-148, ove si legge un documentatissimo ritratto di B., basato sui registri dell'Archivio angioino oggi perduti, utilizzati per aggiunte e precisazioni anche daL. Cadier, Essai sur l'administration du royaume de Sicile sous Charles Ier et Charles II d'Anjou, Paris 1891, in partic. pp. 202-213 (pp. 255-268 della recente traduzione italiana, a cura di F. Giunta, Palermo 1974); mentre, per studi ed edizioni degli scritti di B., pur già segnalati nella voce del Dizionario Biografico degli Italiani, è necessario citare per lo meno per l'ambito teologico A. Nitschke, Die Reden des Logotheten Bartholomäus von Capua, "Quellen und Forschungen aus Italienischen Archiven und Bibliotheken", 35, 1955, pp. 226-274, che studia il manoscritto di Vienna, Österreichische Nationalbibliothek, Lat. 2132, e per quello giuridico E.M. Meijers (con i suoi allievi), Iuris interpretes saeculi XIII, Neapoli 1925, ad ind. nom. Inoltre, nell'ambito dell'erudizione antica, ai titoli segnalati dal Dizionario Biografico degli Italiani si possono aggiungere P. Vincenti, Teatro de gli uomini illustri che furono Protonotarii nel Regno di Napoli, ivi 1607, pp. 72-76 (e su Giacomo, figlio di B., pp. 76-84); B. Chioccarello, De illustribus scriptoribus qui in civitate et Regno Neapolis ab orbe condito ad annum usque MDCXXXXVI floruerunt, I, ivi 1780, pp. 92a-95a, nonché V. Brilla, Nomothecium parthenopaeum sive iuris neapolitani promptuarium, ivi 1679, ove, a pp. 300-302, si trova una Bartholomaei de Capua vita, estratta dal ms. di Chioccarello, secondo quanto afferma L. Giustiniani, Memorie istoriche degli scrittori legali del Regno di Napoli, I, ivi 1787, p. 141, nel profilo sullo stesso Brilla. I seguenti titoli costituiscono invece un aggiornamento della voce del Dizionario Biografico degli Italiani. Nuove brevi voci enciclopediche su B. si leggono, a cura di G. Di Renzo Villata, in Lexikon des Mittelalters, I, München-Zürich 1980, col. 1494, e a cura di R. Weigand, in Lexikon für Theologie und Kirche, II, Freiburg-Basel-Rom-Wien 1994, p. 41a. Dell'opera teologica di B. si è interessato J.P. Boyer, Parler du roi et pour le roi: deux 'sermons' de Barthélemy de Capoue, logothète du Royaume de Sicilie, "Revue des Sciences Philosophiques et Théologiques", 79/2, 1995, pp. 193-248, e Id., Prédication et état napolitain dans la première moitié du XIVe siècle (avec l'édition d'un sermon de Barthélemy de Capoue), in L'État angevin: pouvoir, culture et société entre XIIIe et XIVe siècle. Actes du colloque international (Rome-Naples, 7-11 novembre 1995), Rome 1998, pp. 127-157. Nello stesso volume cenni su B. in A. Kiesewetter, La cancelleria angioina, pp. 361-416, del quale v. anche la monografia Die Anfänge der Regierung König Karls II. von Anjou (1278-1295). Das Königreich Neapel, die Grafschaft Provence und der Mittelmeerraum zu Ausgang des 13. Jahrhunderts, Husum 1999, ad ind.
Aspetti del pensiero giuridico di B. sono stati di recente considerati da G. Vallone, Iurisdictio domini. Introduzione a Matteo d'Afflitto ed alla cultura giuridica meridionale tra Quattro e Cinquecento, Lecce 1985, ad ind., e Id., Istituzioni feudali dell'Italia meridionale tra Medioevo ed Antico Regime. L'area salentina, Roma 1999, ad ind., mentre testi attribuibili a B. sono stati editi da G. Nicolosi Grassi, 'Lecturae' di scuola meridionale nei secoli XIII-XIV. Il manoscritto Vaticano, Arch. S. Pietro A. 32, Catania 1984, ad ind. e in partic. pp. 42-45, 122, 125.
Per i manoscritti contenenti opere di B. si consulti G. Dolezalek-J.A.C. Van de Wouw, Verzeichnis der Handschriften zum römischen Recht bis 1600, Frankfurt a.M. 1972, ad ind., e G. Dolezalek-L. Mayali, Repertorium manuscriptorum veterum Codicis Iustiniani, ivi 1985, ad ind. Auctores; uno spunto anche in P.O. Kristeller, Iter italicum, I, Italy (Agrigento to Novara), London-Leiden 1965, p. 154b: Frater Delmadutius de Forlivio, de resurrectione mortuorum, with a preface to Bart. de Capua, R. Sicilie regis protonotarius (Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Conv. soppr. A 8, 1796).
Per le edizioni antiche degli scritti di B., mancando uno studio specifico, si consultino i cataloghi on line, specialmente quello dell'Istituto Centrale per il Catalogo Unico (ICCU); per le glosse di B. sulla legislazione del Regno è utile l'inventario di O. Zecchino, Le edizioni delle 'Constitutiones' di Federico II, Roma 1995.