BARTOLOMEO da Foggia
Personaggio il cui nome appare sul bordo superiore dell'epigrafe relativa alla fondazione del distrutto palazzo imperiale di Federico II a Foggia ("Sic Cesar fieri iussit opus istu[d] p(...)to Bartholomeus sic construxit illud [...]"), che nel successivo contesto riporta la data 1223. Questa epigrafe, posta tuttora, come in origine, sotto un archivolto ornato da rigidi fogliami e sorretto da due aquile ad ali spiegate, è attualmente murata in palazzo Arpi a Foggia (Aceto, 1990).L'abbreviazione p(...)to che precede nell'iscrizione il nome dell'artista (ritenuto il padre del Nicola di Bartolomeo da Foggia che firmò nel 1272 il pulpito della cattedrale di Ravello) è stata sciolta, a partire da Schulz (1860), in p(ro)to(magister). Sulla base di questa lettura, che suggerirebbe tuttavia piuttosto un responsabile dell'attività costruttiva che non uno scultore, sono stati attribuiti a B. gli ornamenti dell'arco, soprattutto le aquile, e successivamente (Venturi, 1904, pp. 672-673) anche il cornicione di facciata della cattedrale di Foggia, per le affinità che legano alcune mensole alle aquile dell'arco.Bologna (1969, pp. 26-28), notando le analogie tra il cornicione della cattedrale di Foggia e i due capitelli di Troia (databili prima del 1229) con protomi umane emergenti da foglie d'acanto (New York, Metropolitan Mus. of Art, The Cloisters; Troia, cattedrale) - a loro volta legati al busto di Federico II conservato a Barletta (Mus. Civ.) -, ipotizza l'appartenenza di tutte queste opere a Bartolomeo. Allo stesso artista potrebbe essere riferito anche il modello da cui derivò il conio degli augustali del 1231 (Napoli, Mus. Archeologico Naz., Medagliere Medievale), per le affinità tra il ritratto di Federico II, sul dritto, e il busto di Barletta (Bologna, 1969, pp. 26-28).Successivamente Calò Mariani (1980, pp. 254-256) ha aggiunto al corpus di B. anche il portale, recentemente portato alla luce, del fianco settentrionale della cattedrale di Foggia, con archivolto a ferro di cavallo - nella lunetta Madonna con Bambino e angeli - e rilievi di vario soggetto. Verrebbe così a delinearsi la personalità di uno scultore di grande rilievo, uno dei massimi del periodo federiciano.Dubbi sull'attività di B. come scultore sono invece stati avanzati da Bertaux (1903), Righetti Tosti-Croce (1980, p. 251), Belli D'Elia (1980, pp. 273-278) e Aceto (1990, pp. 28-34). Quest'ultimo, riproponendo lo scioglimento del p(...)to dell'epigrafe del palazzo di Foggia non in p(ro)to(magister), ma in p(raecep)to - ipotesi già avanzata da Salazaro (1871) -, riconosce a B. solo "funzioni di direttore dei lavori nel senso di responsabile della fabbrica per tutti gli aspetti di pratica organizzazione e di controllo" (Aceto, 1990, p. 34).Tale interpretazione indebolisce ulteriormente i contorni della figura di B., già difficili da definire, vuoi per la mancanza di riscontri documentari, vuoi per l'eterogeneità delle opere attribuitegli.
Bibl.: H.W. Schulz, Denkmäler der Kunst des Mittelalters in Unteritalien, Dresden 1860, I, p. 208; D. Salazaro, Studi sui monumenti dell'Italia meridionale dal IV al XIII secolo, Napoli 1871, I, p. 25; E. Bertaux, L'art dans l'Italie méridionale, Paris 1903 (19682), II, pp. 645-646, 755; Venturi, Storia, III, 1904, pp. 672-675, 680; A. Haseloff, Die Bauten der Hohenstaufen in Unteritalien, I, Leipzig 1920, pp. 71-72; Toesca, Medioevo, 1927, pp. 839-840; M. Bellucci, Il palazzo imperiale di Foggia, Archivio storico pugliese 4, 1951, pp. 121-136; F. Schettini, L'anastilosi del ciborio di Alfano nella cattedrale di Bari, BArte 38, 1953, pp. 115-124, n. 26; S. Bottari, Intorno a Nicola di Bartolomeo da Foggia, Commentari 6, 1955, pp. 159-163; M. Di Gioia, La Diocesi di Foggia - Appunti per la storia, Foggia 1955, pp. 130-131; W.R. Valentiner, The Bamberger Rider, Los Angeles 1956, p. 120; H. Decker, Italia romanica, Wien-München 1958, pp. 322-323; C.A. Willemsen, D. Odenthal, Apulien, Land der Normannen, Land der Staufer, Köln 1958, p. 53 (trad. it. Puglia, terra dei Normanni e degli Svevi, Bari 19782); A. Petrucci, Cattedrali di Puglia, Roma 1960, p. 65; F. Jakobs, Die Kathedrale S. Maria Icona Vetere in Foggia. Studien zur Architektur und Plastik des 11.-13. Jh. in Süditalien, I, Hamburg 1968, pp. 191-194; F. Bologna, I pittori alla corte angioina di Napoli 1266-1414, Roma 1969; M.S. Calò Mariani, Aspetti della scultura sveva in Puglia e Lucania, "Atti delle seconde giornate federiciane, Oria 1971", Bari [1972], pp. 151, 166-169; M. Di Gioia, Il Duomo di Foggia (appunti per la storia e l'arte), II, Foggia 1975, pp. 41-51; G.L. Mellini, Appunti per la scultura federiciana, Comunità 179, 1978, pp. 245-246, 249; M.S. Calò Mariani, in L'art dans l'Italie méridionale. Aggiornamento dell'opera di Emile Bertaux, Roma 1978, V, p. 957; M. Righetti Tosti-Croce, La scultura del castello di Lagopesole, in Federico II e l'arte del Duecento italiano, "Atti della III Settimana di Studi di storia dell'arte medievale dell'Università di Roma, Roma 1978", a cura di A. M. Romanini, Galatina 1980, I, pp. 237-252; A. Lorusso, Cattedrale di S. Maria Icona Vetere in Foggia. Il cornicione a mensole: proposte per una sua più precisa collocazione nell'ambito della scultura di epoca federiciana, ivi, pp. 253-264: 263; P. Belli D'Elia, Scultura pugliese di epoca sveva, ivi, pp. 265-287; M.S. Calò Mariani, La scultura in Puglia durante l'età sveva e protoangioina, in La Puglia fra Bisanzio e l'Occidente (Civiltà e culture in Puglia, 2), Milano 1980, pp. 254-316; id., L'arte del Duecento in Puglia, Torino 1984, pp. 114-115; F. Aceto, ''Magistri'' e cantieri nel ''Regnum Siciliae'': l'Abruzzo e la cerchia federiciana, BArte 59, 1990, pp. 15-96.