BARTOLOMEO da Valdezocco
Introduttore della stampa in Padova, assieme al prutenico Martino "de septem arboribus" (nato probabilmente nella Slesia a Siebeneichen, possessione prussiana). La famiglia di B. era originaria del borgo di Val Zocco o "Val de Zocho seu sancti Gregarii", come si trova in una carta padovana del 1537. B. nacque nel 1446 da un Alvise, dottore di leggi, che aveva in Padova posizione cospicua, giacché nel 1457 lo si trova "massaro dell'Arca di s. Antonio", carica di gran conto a quei tempi. Alvise ebbe sei figli: B., Paolq e quattro femmine, che nell'estimo del 1456 compaiono nubili; egli morì non prima del 1474, perché la "portata" di quell'anno per la prima volta non lo nomina; Paolo morì prima del 1482, giacché l'estimo dell'anno novera B., abitante in contrada di San Bartolomeo, con la madre vedova, la cognata pure vedova e quattro "piccoli" figli di Paolo.
Anche B. seguì la professione del padre e fu "iuris peritus", divenendo uno tra i cospicui membri della borghesia padovana del suo tempo. Nella florida città universitaria ancora nel 1471 nessun tipografo aveva impiantato bottega: forse perché Venezia - tanto vicina - bastava, con l'attività dei suoi già numerosi stampatori, ai bisogni e alle richieste di Padova. Ma B. dovette intuire che le richieste di libri a stampa sarebbero state sempre maggiori e che, di conseguenza, una tipografia locale avrebbe potuto prosperare; decise così di impiantare una officina, affidandone la direzione tecnica a un artiere provetto. Come e dove abbia - conosciuto il prussiano Martino si ignora: sembra che questi giungesse a Padova da Milano, perché i caratteri tipografici usati dalla ditta rivelano origine milanese più che veneziana, e sembra certo che siano stati fusi da uno di quegli abili artigiani che operavano a Milano. Non si ha l'atto costitutivo della società tra B. e Martino; ma è facile congetturare che il prussiano dovette apportare la sua capacità, la sua esperienza professionale e il materiale tipografico, mentre B. dovette fornire il capitale liquido, i locali, ecc. Tra il 1471 e il 1472 l'officina fu attrezzata e posta in grado di produrre: Martino fu ospitato nella casa in contrada di San Bartolomeo, ove abitava B., e dove ebbe sede la stamperia. Il 21 marzo 1472 vide la luce il primo libro stampato a Padova: Fiammetta del Boccaccio, testo non ancora divulgato dall'arte nuova - Nello stesso anno (6 novembre) furono licenziate le Rime del Petrarca, edizione notevolissima, che non copia né la "princeps" veneziana di Wendefin von Speyer, né quella romana del ]~auer, ma che venne condotta - secondo il parere antico del Beccadelli, oggi accettato dalla moderna critica - su originali del poeta, passati - alla sua morte - all'amico intrinseco Lombardo della Seta (Sericus) e conservati a Padova sino al 1509, quando andarono in gran parte dispersi durante i mesi dell'assedio. Un terzo libro licenziarono il 21 apr. 1473: la prima edizione del romanzo cavalleresco di Andrea da Barberino, Guerino il Meschino. Frattanto alcuni docenti dello Studio padovano avevano affidato a B. la stampa di taluni loro testi: il medico fiumano Paolo Bagellardo commise il De aegritudinibus et remediis infantium, che fu terminato di stampare il 21 nov. 1472; il giurista Iacopo Zocchi da Ferrara fece da loro pubblicare il Canon utriusque sexus disputatus (23 luglio 1472); il giurista Antonio Turchetto una Oratio gratulatoria per Andrea Tron (5 maggio 1472). L'ultima edizione ove si legge la sottoscrizione datata con i nomi dei due soci è quella del De aeterna ac temporali generatiorje Christi del Mauroceno.
Parte di questa edizione - che sembra esser stata divisa in due diverse tirature - ha la sottoscrizione: "Bartholomaeus campanus ponticurvanus". Questo ha fatto sorgere una questione (che i documenti oggi rinvenuti permettono di risolvere senza che il minimo dubbio resti): Bartolomeo da Valdezocco e Bartolomeo campano da Pontecorvo (feudo dei Tomacelli, nel Regno) sono la stessa persona? E. Rigoni, conoscendo solo quei documenti che si prestano ad ambiguità di interpretazione, opinò per l'affermativa. Bartolomeo da Pontecorvo, invece, è una diversa persona (sembra che il cognome fosse Teo), che ebbe attività tipografica a Venezia e a Padova, ove fu anche operaio del francese Pierre Maufer. Quella sottoscrizione che sta nel Mauroceno potrebbe spiegarsi così: una prima parte della tiratura fu eseguita da Martino (e firmata dai due soci), mentre la seconda parte fu eseguita dal Teo, e fu perciò da lui sottoscritta. Non vi sono documenti che attestino che il Teo sia subentrato a Martino nella società con B., ma il fatto che dopo il 28 apr. 1473 il nome del prussiano più non compaia lo potrebbe far congetturare.
Nello stesso anno 1472 - e nei successivi - prosegue l'attività di B., che dovette sostituire con altro tecnico il socio per qualche motivo abbandonato. I caratteri usati continuano ad essere quelli consueti nella Congratulatio pro Nicolai Marcelli principatu di Antonio Orsatti (21 ott. 1473), nelle Svetonii Opera, s.d., nel De octo partibus orationis del Leoniceno (14 genn. 1474).
Queste edizioni non hanno nome di tipografo; ma il 17 apr. 1474 nell'opuscolo di Hierocles De aureis versis Pythagorae si legge il solo nome di B.; seguono le Terentii Fabulae del 4 agosto s.n. e il Prognosticon super Antichristi adventu di Joh. von Lubeck, che non ha note di stampa. Nel Rhasis Liber IX ad Almansorem (4 ag. 1476) si trova la sigla: "B.C.P.F.F." e, nello stesso anno, la Vita s. Antomi di Sicco Polentone ha la sigla: "B.V.C.P.". Nella prolusione di Cristoforo De Cani De modo studendi in utroque iure (1476) la sigla è: "B.V.I.P.F.". Lo scioglimento delle sigle dovrebbe essere: B[artholomaeus] V[aldezoco] P[atavus] F[ieri] F[ecit] (E. Rigoni osserva che potrebbe essere B[artholomaeus] V[aldezoco] P[onticurvanus] ecc.). Anche la sigla "B.V.C.P." può risolversi in B.V. C[ivis] P[atavus] e B.V. C[ampanus] P[onticurvanus], ma i documenti di archivio assicurano che i primi scioglimenti sono quelli esatti. Lo Scholderer avanza l'ipotesi che l'ultirna sigla indichi - oltre a quello di B. - il nome di un suo collaboratore "I.P." ignoto; ma la sigla può risolversi con B.V. I[mpressit] P[aduae] F[eliciter] ovvero I[mprimere] P[aduae] F[ecit].
Dopo queste non sono note altre edizioni che portino il nome o sigle che indichino Bartolomeo. Il De Marinis ne fa giungere l'attività editoriale e tipografica sino al 1484, evidentemente fondando la sua affermazione sulla ristampa dell'opuscolo del De Cani, che ha quella data, ma è una ristampa linea a linea - compresa la sigla - della edizione genuina, certamente non uscita dalla tipografia di B., già da tempo smontata. Ma questi - se cessò di produrre libri col 1476 in una sua tipografia - continuò per anni a occuparsi del commercio librario, partecipando a società occasionali con tipografi, librai, editori e cartai di Padova, quali: Ercole Bruschi, Antonio Cremonino, Antonio Pocheparole, Zaccaria Zaccarotti, "Petrus franzossium" (Pierre Maufer) e altri. Questa attività durò fin dopo il 1484, ma non si hanno documenti che lo nominino dopo quell'anno. Ignota ci resta la data della morte.
Fonti e Bibl.: Padova, Arch. "sigillo", Not. Carrara, f. 148; Not. Da Marano, f. 151; "vettovaglie", Not. Giovanni da San Francesco, f. 54; "compromessi sigillo", T. 12, cc. 13, 43* "cavallo", T. 75, f. 8, cc. 4, 44; "vettovaglie": Nt. A. Olzignano, f. 41; Arch. not., Not. Fabrizio Fabrizi (1477 21 11) T. 99, c. 103; (1477 7 V) T. 2908, c. 152; (147 8 131) T. 2908, c. 162; T. 2478, c. 23; T. 2908, c. 182/183; (1478 9 VII) T. 2917, c. 102; (1479 8 11) T. 2921, c. 200; Not. Luca Talamazza (1479 8 11) T. 247, C. 233; Not. Fabrizio Fabrizi (1482 8 11) T. 2908, c. 320; (1482 26 V) T. 2914, C. 16; (1484 10 II) T. 2914, c. 151; T. De Marinis, in Enciclopedia Italiana, XXV, Roma 1935, p. 896 (sub voce Padova); K. Haebler, Die deutschen Buchdrucker des XV. Yahrhunderts im Auslande' München 1924, p. 236; V. Scholderer, Catalogue of printed books in the XVth Century now in the British Museum, VII, pp. XXXIX, 92 ss.; E. Rigoni, Stampatori del secolo XV a Padova, Padova 1934, passim ;A. Sartori, Documenti padovani sull'arte della stampa nel sec. XV, in Libri e stampatori a Padova, Padova 1959, pp. 111 ss.