BARTOLOMEO de' Libri
Bartolomeo di Francesco di Neri, fiorentino, non appartenne a una famiglia Libri, come generalmente si trova, ma ebbe quel soprannome dall'arte che proseguì per tutta la vita. Egli stesso lo accettò e lo usò, sottoscrivendo cinque sue edizioni (dal 1496 al 1511) con quella qualifica. Ignoto è l'anno della sua nascita, e il più antico documento che lo concerne e che ci è pervenuto, è un contratto di affitto per un negozio allogatogli dalla Badia Fiorentina nel 1453: "una bottega di cartolaio a Bartolomeo di Francesco di Neri già tenuta dal padre Francesco di Neri dei popolo di s. Pier Maggiore... una bottega di cartoleria con suoi palchi posta sotto il dormitoio vecchio della Badia dirimpetto a san Pulinari...", contratto rinnovato sino al dicembre del 1482. Iniziò dunque la sua attività nel 1453 (quando la cessò il padre suo, forse per morte) e fu venditore di carta e libri, come allora si usava. Mancando i registri delle Matricole dei Medici e Speziali (da quell'Arte dipendevano i librai, cartolari e tipografi) per quegli anni, non si conosce quando B. abbia chiesto l'immatricolazione all'arte, concessagli senza dubbio col beneficio del padre Francesco, che doveva essere immatricolato, poiché aveva tenuto in fitto dalla Badia una bottega di cartolaio prima del 1453. In quell'anno B. doveva essere assai giovane, dato che nel 15 11 era ancor vivo e operante. Di lui non si trovano "portate" nei registri della Repubblica, né segnalazioni di decime a lui intestate: questo non può spiegarsi che con l'ipotesi della sua appartenenza al clero fin dall'inizio della sua attività. Certo è che nel 1487 egli si sottoscrive "clericus florentinus", e nel 1492 "prete" e "presbyter fiorentmUs". Nell'Indice degli Scrittori Fiorentini (ms. in Bibl. Naz. di Firenze) il Cinelli e il Biscioni scrivono di lui: "Bartolomeo prete, figlio di Francesco e maestro della scuola dei chierici del Duomo; fu laureato nelle dispute... e lettore dello studio fiorentino". Ma non dicono dove hanno rinvenuto queste notizie così interessanti. Anche la data della sua morte è ignota, ma essa è certamente posteriore al 1511.
Allo stato attuale delle ricerche non è possibile affermare quante furono le edizioni di B., perché delle più che duecento probabili, solo sette sono sottoscritte; a questo si aggiunga che è assodato come B. fosse solito prestare i suoi caratteri a modesti tipografi occasionali. Secondo il De Marinis sono centoventi, secondo il Fava centocinquanta, ma L. Poli ne novera duecentonove (pur togliendogliene talune) ed a queste altre ne aggiunge R. Ridolfi, sino al numero di duecentoquattordici. Studi più approfonditi - specie sulle filigrane delle carte usate - condotti con metodo rigorosamente scientifico, potranno far variare, in più o in meno, queste odierne conclusioni.
Anche incerto è il suo primo prodotto: forse la Sfera in ottava rima di G. Dati, non sottoscritta, ma datata 9 nov. 1482; certo è che altre edizioni stampò prima del 1487, quando il suo nome compare per la prima volta in un suo prodotto. Così l'ultima sua edizione non è né del 1508, né del 1509 (come in De Marinis) giacché nella Bibl. Naz. di Firenze si conserva un Libro di Compagnia sottoscritto da B. e datato 1511; e di posteriori non se ne conoscono. Considerando il numero delle sue edizioni, B. è il più fecondo dei tipografi fiorentini del suo tempo; però la maggior parte della sua produzione consiste in opuscoli di poco conto - come impegno tipografico - per quanto oggi essi siano ricercatissimi e per la materia e per le illustrazioni che li adomano. Sono ventiquattro Sacre Rappresentazioni,ottantadue operette di G. Savonarola, non poche pubblicaziomi popolaresche, adatte a cantambanchi.
Le opere più notevoli sulle quali era fondata la sua fama gli sono state tolte dalla più recente critica: così l'Omero del 1488-1489 è stato assegnato dallo Scholderer (con una ipotesi assurda, pur seguita dal De Marinis, ma giustiziata con argomenti inconfutabili da R. Ridolfi) ad una mai esistita tipografia dei fratelli Nerli; ma se non dei Nerli, certo non èquesta edizione di Bartolomeo. Allo Scholderer, invece, si deve l'aver riconosciuto come le eleganti edizioni delle due edizioni "principes" (Zenobius, 1497 ed Orpheus, 1500) siano uscite dalla prima ignota tipografia di Benedetto Filologo (Ricardini) per conto di Filippo Giunta, del quale diverrà poi il migliore direttore editoriale e proto. Ed anche il Virgilius del 18 marzo 1487 (1488) è stato tolto a B. per assegnarlo a quel non identificato stampatore detto "del. Benignus", che meglio potrebbe qualificarsi "del Virgilius". Ma, anche così ridotta, l'attività di B. fu notevole; i suoi caratteri romani sono eleganti, le sue edizioni tutte dignitose e - per i tempi - corrette. Egli non usò mai marca tipografica.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Badia fiorentina, Libro creditori e debitori, anni 1450 e ss.; Ibid., Notarile anticos., Notaio Piero da Vinci, Atti 1482; Firenze, Bibl. Naz., Cinelli e Biscioni, Indice degli Scrittori Fiorentini, ms.;A. Scholderer, Catal. of books printed in the XV century now in the British Museum, VI, London 1908, pp. XV, 646-665; M. Bevilacqua, Tipografi ecclesiastici nel quattrocento, in La Bibliofilia, XLV (1943), p. 17; L. Poli, Contributo sopra B. de Libri, ibid., LI (1949), pp. 9-27; R. Ridolfi, Sulla data di un'ediz. di B. de Libri, ibid., LII (1950), pp. 38-46; Id., Nota sopra B. de Libri, in La stampa in Firenze nel sec. XV, Firenze 1958, pp. 63-78; F. J. Norton, Italian Prtnters, London 1958, pp. 31 s.; T. De Marinis, in Encicl. Ital., XXI, p. 67.