BARTOLOMEO della Pergola
S'ignora l'anno di nascita di questo francescano minore conventuale dell'antico e illustre convento di Pergola. Predicatore stimato, godeva il favore del cardinale Rodolfo Pio da Carpi, protettore dell'Ordine dei minori dal 1540 al 1564. Da una testimonianza del bolognese Giovanni Battista Scoto nel processo del cardinale Giovanni Morone risulta "istruito" da Marco Antonio Flaminio e da Alvise Priuli. Nel 1543 predicò la quaresima a Roma, in S. Damaso. Poiché non si ha notizia che durante questa sua predicazione romana destasse sospetti d'eterodossia, non si può affermare con certezza, per la mancanza di altri documenti, che a quella data egli avesse già aderito al valdesianesimo. Suoi rapporti coi maggiori rappresentanti di questo sono databili soltanto al 1544, anno in cui predicò la quaresima a Modena, chiamatovi dal Morone per indicazione del cardinale Pio e - forse - per sollecitazione del vescovo di Bergamo Vittore Soranzo. Da Venezia lo raggiunse a Modena il dono di una copia del famoso Trattato utilissimo del beneficio di Giesù Cristo crocifisso verso i cristiani del benedettino Benedetto da Mantova, inviatogli dall'eretico Guido Giannetti da Fano.
A Modena B. alternò le sue affollatissime prediche quaresimali con la frequenza della famosa "accademia" di Giovanni Grillenzoni e con discussioni sui temi religiosi del momento (meriti di Cristo, epistole di s. Paolo, libero arbitrio, intercessione dei santi, ecc.) sia con gli uomini che si raccoglievano mi quell'accademia (tra gli altri Ludovico Castelvetro, Filippo Valentini, Giovanni Bertari, Girolamo Teggia), sia in privato col Morone. Nel circolo del Grillenzoni conobbe certamente Bartolomeo Fonzio, rifugiatosi a Modena nel 1543; ma i motivi più caratteristici di quegli anni dell'evoluzione religiosa del Fonzio (la vera Chiesa vive "in hormm bus pauperibus et ignotis"; la Cena è il simbolo della presenza di Cristo nell'"ecclesia fidelium"; l'invocazione fiduciosa di Cristo esaurisce tutta la pratica del vivere cristiano) non si ritrovano fra le proposizioni abiurate da Bartolomeo. Il costante accorrere alle sue prediche degli accademici e di molte persone già da tempo sospette e il loro aperto appoggio alle sue argomentazioni divisero l'uditorio e la popolazione modenese in fautori e oppositori. Il dilagare delle discussioni e dei contrasti che ne seguivano provocò l'intervento prima del Morone e poi del superiore del convento dei minori che tentò di allontanare da Modena B. e trasferirlo a Venezia.
Il vicario dell'Inquisizione, però, su denuncia di Alessandro Tassoni e di Gaspare Carandini, aveva già aperto l'inchiesta contro di lui e ne aveva informato il Morone a Bologna. Formulate le accuse sulla base di undici testimonianze, B. si sarebbe dovuto presentare a Roma; ma, contrariamente a quanto risulta da una lettera di Girolamo Muzio, gli fu concesso dì presentarsi a Bologna per intercessione del duca di Ferrara Ercole II d'Este e dello stesso Morone, che lo fece interrogare prima da Ludovico Beccadelli e poi dall'inquisitore Tommaso Maria Beccadelli. Trovato reo di quarantasei proposizioni eterodosse, gli fu imposta l'abiura che egli fece il 15 giugno dal pulpito del duomo di Modena davanti a un uditorio di tremila persone e alla presenza dei conservatori del Comune, del Collegio dei dottori, dei letterati dell'accademia e del vescovo di Fano Pietro Bertano. Dell'abiura il lettore di teologia Bartolomeo Mirandola stese, in qualità di notaio del vescovato, un lungo atto che si conserva tuttora nell'incartamento originale del processo del Morone.
All'abiura modenese seguì a Roma un nuovo esame da parte dei cardinali Giampietro Carafa e juan Alvarez de Toledo, in seguito al quale B. fu privato della facoltà di predicare e, probabilmente, fu condannato a un periodo di detenzione nelle carceri dell'Inquisizione. Nel 1546, per intercessione del vescovo di Monopoli Teodoro Pio, poté tornare nel convento di Pergola, dove visse appartato, senza smettere tuttavia di intercedere presso i superiori perché gli fosse restituita la facoltà di predicare.
Nel 1549, in seguito a una minuziosa inchiesta del cardinale Marcello Cervini, B. risultò estraneo alla diffusione di dottrine eterodosse nel convento di Pergola e in altri conventi del ducato d'Urbino. Nel 1553 conobbe a Pesaro Girolamo Muzio, che si adoprò presso Rodolfa Pio e Giampietro Carafa per la sua completa riabilitazione; e ancora nel marzo del 1554 a questo stesso scopo si adoprava il duca d'Urbino, Guidobaldo della Rovere. Nel 1557 B. depose, nel carcere di Ripetta, contro il Morone, ma la sua deposizione venne invalidata dal difensore di questo., Antonio Borghese, come testimonianza di un nemico del prelato. Nel 1562 partecipò al concilio di Trento e nella congregazione dei teologi del 17 giugno parlò sul sacramento dell'eucarestia e votò contro la concessione del calice ai laici.
Si ignora l'anno della sua morte.
Fonti e Bibl.: L'atto dell'abiura modenese si conserva nella Biblioteca del Seminario di Foligno, ms. C. VI. s., ff. 86-103; l'intervento di Ercole II d'Este risulta da una lettera del governatore di Modena Francesco Villa del 13 giugno 1544 (Archivio di Stato di Modena, Rettori dello Stato, Modena,cart. 59) e da una lettera dell'ambasciatore estense a Bologna, Filippo Rodi, del 18 giugno 1544 (Ibid., Ambasciatori, Bologna, busta 2). Della predicazione di B. ]parla, in un processo del giugno 1545, il modenese Angelo Mondadori (Ibid., Inquisizione, busta 2, Processi 1548-1549, f 55 r); G. Muzio, Lettere cattoliche, Venezia 1571, pp180 ss.; Concilium Tridentinum, ed. Soc. Goerresiana, I, Freiburgi. Br. 1901, pp. 870 S.; III, 1, ibid. 1931, p. 40; V, ibid. 1919, pp. 565 s.; G. Tiraboschi, Biblioteca modenese, I, Modena 1781, pp. 18 s.; C. Cantù, Gli eretici d'Italia, II, Torino 1867, p. 189; T. Bianchi, Cronaca modenese, VIII, Parma 1871, pp. LXXVII s., LXXXIV S.; A. Tassoni, Cronaca, Modena 1888, p. 385; C. Corvisieri, Compendio dei processi del Sant' Uffizio di Roma da Paolo III a Paolo IV, in Arch. d. Soc. romana di storia Patria, III (1880), pp. 271 s., 275, 290, 454 s., 459 s.; P. Tacchi Venturi. Storia della Compagnia di Gesù in Italia, I, Roma 1910, pp. 536 s.; G. Buschbell, Reformation und Inquisition in Italien um die Mitte des XVI. Yahrhunderts, Paderborn 1910, pp. 208 s., 315 ss.; L. Carcereri, Riforma e Inquisizione nel Ducato d'Urbino verso la metà nel sec. XVI, Verona 1911, pp. 13-20; L. v. Pastor, Storia dei papi, VI, Roma 1044, pp. 654-58.