BOLLI (Bolla), Bartolomeo Desiderio Michele
Figlio di Giovanni Battista, notaio in Milano, esigue sono le tracce documentarie che lo riguardano. La prima, del 1721 (1º ottobre), concerne l'inizio del suo tirocinio presso lo studio di Giacomo Antonio Quadrio ingegnere ed architetto collegiato di Milano (Milano, Archivio Storico Civico: Materie, l. z, c. 556), dove rimase per sei anni consecutivi acquisendo l'indispensabile idoneità a sostenere gli esami d'ammissione al Collegio degli ingegneri ed architetti di Milano. Per ragioni a noi sconosciute il B. conseguì le patenti di agrimensore pubblico e di ingegnere-architetto soltanto nel 1730 (rispettivamente il 21 ed il 24 dicembre; doc. ibid.).
Nel 1734 (13 agosto e 30 novembre) risulta impegnato nel progetto dell'altare maggiore di S. Vittore a Varese, la realizzazione del quale verrà affidata nel 1735 (7 agosto) ai viggiutesi fratelli Buzzi (Varese, Archivio prep. di S. Vittore, Libro delle Ordinazioni... 1731-1780, pp. 18, 19, 25, 54).
Il tabernacolo dell'altare maggiore di S. Vittore a Varese assume un particolare rilievo nel quadro dell'architettura lombarda del Settecento: infatti molte innovazioni venivano anticipate nelle piante di altari e tabernacoli, opere che, considerate le condizioni di estrema instabilità politica e di difficoltà economica dell'epoca, risultavano di più pronta esecuzione e di minor costo rispetto a fabbriche più impegnative. Se appare felice la fusione tra architettura e statue, non meno interessante è l'ambientazione del complesso nel presbiterio della basilica, soprattutto per aver piegato il mobile effetto della luce filtrante dai finestroni dell'abside all'illuminazione delle statue in adesione a certa poetica barocca.
La fabbrica del duomo di Milano impegnò il B. il 27 febbr. 1743, nominandolo ingegnere. Vi comparì fino al 25 aprile 1760, quando fu collocato a riposo (Annali, p. 179). Nel 1750, con F. Croce e C. G. Merlo, il B. discusse il progetto della facciata del duomo (Mezzanotte, 1948). Dal 1752 al 1761, in parte parallelamente all'incarico ricevuto dalla fabbrica del duomo, eseguì la facciata del milanese palazzo Arese-Litta (ora propr. Ferrovie dello Stato, in corso Magenta).
Più che all'esempio della ben nota facciata del romano G. Ruggeri per palazzo Cusani a Milano, alla quale solitamente ci si richiama, il B. ci pare attento alla lezione di G. A. Veneroni, che nel palazzo Mezzabarba a Pavia aveva dato il più alto modello di barocchetto lombardo del primo Settecento. Ciò in specie per la sciolta stesura di alcuni particolari (pilastrini delle balaustrate, cappelli delle finestre) che maestranze di scalpellini - pronti imitatori di forme genuine quali quelle veneroniane - abilmente caratterizzarono. La datazione piuttosto avanzata del complesso giova però ad individuare abbastanza agevolmente nel B. un seguace di forme nuovissime (quelle veneroniane), al corrente degli esiti romani di un Ruggeri o dell'enigmatico Marco Bianco.
Il B. morì a Milano l'8 dic. 1761 (Annali, p. 181).
Fonti e Bibl.: M. L. Gatti Perer, Fonti per la storiadell'architettura milanese dal XVI al XVIII secolo: il Collegiodegli Agrimensori Ingegneri e Architetti, in Arte lombarda, X (1965), 2, p. 130; Annali della Fabbrica del Duomo..., VI, Milano 1885, pp. 149, 158, 166, 170,179, 181; (G. Bianconi), Nuova guida di Milano, Milano 1787, p. 274; L. Bossi, Guida di Milano, Milano 1818, p. 157; F. Pirovano, Milano nuovamente descritta, Milano 1828, p. 273; G. Ferrario, Memorie per servire alla storiadell'architettura milanese, Milano 1843, p. 131; G. Mongeri, L'arte in Milano, Milano 1872, p. 484; F. Malaguzzi-Valeri, Milano, II, Bergamo 1906, pp. 112-114; P. Arrigoni, Milano settecentesca nell'album di M. A. DalRe, Milano 1927, pp. 10, 18, fig. 53; P. Bertarelli-A. Monti, Tre secoli di vita milanese, Milano 1927, p. 366; G. C. Bascapé, Ipalazzi della vecchiaMilano, Milano 1945, pp. 125-132, figg. 83-85; P. Mezzanotte-G. C. Bascapé, Milano nell'arte e nella storia, Milano 1948, pp. 189, 190, 629; M. Bertolone, Varese,le sue castellanze e i suoi rioni, Milano 1952, p. 32; R. Wittkower, Art and Architecture in Italy1600-1750, Harmondsworth 1965, pp. 256, 379 n. 2, 4, 383 n. 56; P. Mezzanotte, L'architettura a Milano nel '700, in Storia diMilano, XII, Milano 1959, pp. 665-667, 677; S. Colombo, Contributo per G. A. Veneroni architetto, in Commentari, XIV (1963), p. 189 n. 9.