BARTOLOMEO di Cori (Cordo, Bartolomeo)
Nacque probabilmente a Venezia (o a Padova) sulla fine del sec. XV. IR noto attraverso il suo poemetto in ottava rima su La obsidione di Padua del 1509 (scritto in base a una testimonianza diretta), che illumina l'episodio centrale della guerra condotta da Venezia contro Massimiliano I e i collegati della lega di Cambrai.
Si deve ogni più accurata ricerca, illazione critica e conclusione dubitativa circa la personalità di B. ad A. Medin in prefazione alla ristampa annotata del 1892 della rarissima edizione originale del poemetto. Né, dopo lo studioso padovano, il problema biografico dell'autore dell'Obsidione ha potuto procedere d'un sol passo.
La prima questione spetta alla stessa individuazione onomastica, e si riferisce all'identificabilità del "Bartholamio di Cori, da Venezia", il quale chiedeva al Collegio della Repubblica il consueto privilegio di stampa per la sua descrizione di "tute le cose sono m dita obsidione occorse", ecc., con il "Cordo" presentato dall'editore dell'opera nella stampa del 1510. Fu quest'ultiino il cremonese Lorenzo Lampridio, commilitone di B. in Padova e suo intrinseco, come appare sia nella dedicatoria della Obsidione al patrizio Leonardo Balbi, sia dai tre susseguenti distici latini: l'una e gli altri stesi dal Lampridio stesso. Al Fulin parve evidente che si trattasse comunque "del libro di Bartolammeo de Cori, il cui cognome agevolmente poteva essere trasformato o dal copista o dal tipografo in Cordo". Ma il Medin ebbe ben fondate, sebbene forse troppo sottili ragioni, per concludere, dopo ricerche archivistiche su taluni "Cordo" del territorio padovano, con qualche dubbio sulla pretesa identificazione. (Un M. Cuoio, mercante del sec. XV, che meglio si connetterebbe al "di Cori", ricorda invece il Cicogna dalla contrada veneziana di S. Geremia: cfr. Delle Inscrizioni Veneziane, I, Venezia 1824, p. 80; noi suggeriremmo anche quella famigha "Cordes", originaria da Toumay nelle Fiandre, venuta a Venezia e ívi ascritta alla cittadinanza originaria, giusta le consuete fonti).
Molteplici furono anche le perplessità del Medin, dopo attenta analisi del poemetto, nel bilanciare le rispettive ragioni a favore d'una assegnazione di B. a Padova o a Venezia.
Giova almeno raccogliere le poche notizie di sé che l'autore stesso ci porge nell'opera sua. Anzitutto fu uomo di leggi: nel canto VI, ott. XXVIII-XXX dell'Obsidione, allo scopo di accattivarsi i critici più severi, chiede perdono dei propri difetti, riconoscendo di non essere poeta, giacché "... Agli studii di lege et al litigio / conversa in tutto ne è la mente mia" (ed. Medin, pp. 116 s.). Ancor più importante è la notizia sulla partecipazione alla difesa di Padova, quale si legge nel canto IV, ott. XLI (ibid., p. 82) dell'Obsidione. Ivi il poeta ci assicura della scrupolosa veracità dei fatti esposti: "... ché il tutto vidi, perché era presente, / ché io numero ancor fea tra l'altra gente". Affermazione, del resto, confermata dalla predetta lettera dedicatoria del Lampridio, il quale, a sua volta, parimenti dichiarava d'aver fatto "numero in tal impresa".
Notevole è il valore dell'opera come testimonianza diretta, e tale da poter agevolare la nozione di avvenimenti che si suole per lo più affidare all'ordinaria storiografia veneta più classica (da Pietro Bembo ad Andrea Mocenigo, da Pietro Giustinian alle famose Lettere del Da Porto); e questo compito l'opera del B. assolve meglio degli altri poemi in ottava rima sull'argomento, quali Li successi bellici di Niccolò degli Agostiffi, Venetia 1521, sino alla Padova riacquistata di Giuseppe AvelIoni, Venezia 1790. (Intorno alla materia dell'Obsidione, ma cori troppa trascuranza di B., cfr. ancora: G. Trieste, Cenno sull'assedio di Padova nel MDIX, Padova 1843; L. Menin, L'assedio di Padova, ibid. 1857; A. Gloria, cit. in bibl., 1863; A. Ciscato, Gli avvenimenti del 1508 nel Padovano: alcuni documenti inediti, Padova 1900).
Il poemetto di B. è di sei canti in ottava rima per complessive trecento ottantasette strofe, preceduto da una "Tavola de tutta l'operetta" in prosa. L'edizione originale si intitola: La obsidione di Padua, ne la quale se tractano tutte le cose che sonno occorse dal giorno che per el prestantissimo messere Andrea Gritti proveditore generale fu reacquistata, che fu a dì 17 luio 1509, per insino che Maximiliano imperatore da quella si levò. Nel colophon: "In Venetia, nel MDX, a dì III Octobris. Cum gratia che nullo sotto lo ill.mo Dominio Veneto la presente operetta imprimere ardisca sotto le pene nel privilegio se contieneno". Fu ristampato sempre a Venezia nel 1515, e il testo si ritrova quasi ìntegralmente inserito nelle note edizioni cinquecentesche di poesia popolare delle Guerre horrende d'Italia (1530) e della Cronica delle guerre d'Italia (sino all'ed. milanese del 1566): segno di persistente vitalità e di non mediocre fortuna.
Il predetto editore dell'Obsidione e compagno d'armi di B., Lorenzo Lampridio, pur professandosi "soldato e di poche littere et exiguo iudicio", si riteneva peraltro adeguato a lodarne "la suave elegantia di stile, la abondante copia di accomodate parole e la mera verità di essa cosa" (ed. Medin, p. 3). Oltre tre secoli dopo il bibliofilo G. Libri si troverà a possederlo, attestando d'averlo letto "avec plaisir et fruit", e D. Barbaran ne estrarrà alcune stanze (canto IV, ott. III-XVI) in una pubblicazione per nozze (Padova 1886). A. D'Ancona autorevolmente lo registrerà tra i campioni di poesia popolare italiana.
Bibl.: La trattazione più esauriente sulla figura e l'opera di B. è costituita dalla pref. a La obsidione di Padua nel MDIX: Poemetto contemporaneo, ristamp. ed illustr. da A. Medin, Bologna 1892. Cfr. inoltre: G. Libri, Catal. de la Bibliorhèque de M. L[ibril,Paris 1847, p. 206; E. A. Cicogna, Saggio di bibliogr. veneziana, Venezia 1847, pp. 270 s., nn. 1910, 1911; A. Gloria, Di Padova dopo la Lega stretta in Cambrai..., Padova 1863, D. 48; A. D'Ancona, La poesia popol. italiana, Livorno 1878, pp. 68 s., 73 (n. 9), 74; R. Fulin, Documenti per servire alla storia della tipogr. veneziana..., in Arch. veneto, XXILI,1 (1882), pp. 173 s.; A. Potthast, Wegweiser durch die Geschichtswerke..., I, Berlin 1896, p. 354; A. Medin, La storia della Repubbl. di Venezia nella poesia, Milano 1904, pp. 175, sA (n. 2-93).