BARTOLOMEO di Neocastro
Cittadino messinese, fu ad intervalli, giudice della Curia stratigoziale di Messina dal 1273, fin quando, scoppiata la rivolta del Vespro (1282), fu proclamata la Communitas Messanae. Nell'ottobre di quell'anno fu, con re Pietro I, secreto maestro portulano e procuratore della Sicilia orientale; nel 1286 a Palermo avvocato del fisco, e pochi mesi dopo, con Gilberto di Castelletto, ambasciatore di re Giacomo al papa Onorio IV. Più tardi ancora, fino agli ultimi documenti che lo ricordano (1291), appare fra gl'intimi della corte.
Della rivolta del Vespro e dei primi anni del regno degli Aragonesi in Sicilia egli è forse il miglior testimone; di alcuni episodî è l'espositore più vivace, colorito e minuto, come, ad es., degli assedî di Messina, d'Augusta e di Gaeta; sebbene il soverchio amore alla città natia l'abbia reso talvolta ingiusto nel valutare ciò che fecero i Palermitani per liberare l'isola. Questi eventi, fino al 3 aprile 1293 (onde parrebbe sia morto intorno a quel tempo), egli cantò metrico stylo in XV libri, di cui si ha solo il ricordo attraverso lo storiografo castigliano Girolamo Zurita (sec. XVI) e il diplomatista siciliano Antonino Amico (sec. XVII), e ridusse poi in quella prosa, spesso diffusa, ma qua e là aspra e oscura, che va col titolo di Historia Sicula, 1250-1293.
Edizioni: di L. A. Muratori, in Rer. Ital. Script., XIII; di R. Gregorio, in Bibliotheca scriptorum qui res in Sicilia gestas sub Aragonum imperio retulere, I, Palermo 1791, pp.1-240; di G. Paladino nella ristampa dei Rer. Ital. Script., Bologna 1921 e 1922.
Bibl.: V. le prefazioni alle varie edizioni dell'Historia sicula, sopra citate; notizie inedite in Archivio di Stato di Palermo, Tab. S. Maria di Valle Giosafat, perg. n. 146; Tab. S. Maria di Malfinò, perg. n. 84.