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BARTOLOMEO di Trento

di Angelico Ferrua - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 6 (1964)
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BARTOLOMEO di Trento

Angelico Ferrua

Scarse notizie e per lo più autobiografiche si hanno di questo scrittore domenicano, nato con ogni probabilità a Trento nei primi anni del sec. XIII da genitori dei quali conosciamo solo il nome della madre, Beata. Entrato nell'Ordine domenicano a Bologna, dopo la morte di s. Domenico (1221) ricevette probabilmente l'abito da Giordani di Sassonia, ricordato da B. con una certa insistenza nelle sue opere; nella notte tra il 23 e il 24 maggio del 1233 assistette, con pochi altri, alla riesumazione e traslazione della salma del santo fondatore dell'Ordine. Spiccate doti diplomatiche lo misero in contatto con alcune tra le più eminenti personalità politiche e religiose dei suoi tempi.

Così apprendiamo dall'epilogus in gesta Sanctorum che "a domino Innocentio IIII primo die electionis suae me cum verbo pacis ad dominum Fridericum augustum imperatorem missus" (sici da G. Abate, p. 270 n. 8), con allusione alle trattative di pace che si iniziarono tra Innocenzo IV e Federico II subito dopo l'elezione del primo: ma la sua partecipazione a quelle trattative non risulta da altre fonti. Conobbe certamente Guglielmo, cardinale vescovo di Sabina (cfr. V. J. Koudelka, Notes sur le Cartulaire de S. Dominique,in Archivum Fratr. Praed., XXVIII 11958], p. 98), Giordano di Sassonia, primo successore di s. Domenico, il beato Guala, vescovo di Brescia, Pietro martire da Verona, trucidato nel 1252 e che gli fu probabilmente compagn.3 di studi a Bologna: a proposito di quest'ultimo la testimonianza di B. è preziosa perché permette di, accertare la presenza di Pietro a Roma nel 1244 (cfr. A. Dondaine, S. Pierre Martyr,in Arch. Fratrum Praed., XXIII[19531, pp. 75 s. e n. 23). Nei suoi viaggi incontrò e conobbe sant'Antonio da Padova. Carattere gioviale e per natura avidissimo di sapere, B. traeva occasione da ogni circostanza per interrogare persone di qualsiasi condizione, raccogliendo così il materiale che avrebbe poi affidato allo scritto. La prima e più nota opera di lui, redatta nel convento di S. Lorenzo in Trento, è l'Epilogus (o Liber epilogorum) in gesta (o in gestis; o vitae) Sanctorum.

B. si accinse alla redazione sulla fine del 1244. Si tratta di un prontuario ("compendium") destinato ai predicatori, un vero e proprio manuale pratico, con oltre duecento "esempi" o "vite" di santi, in preferenza italiani e domenicani.

La precisa intenzione che presiedette alla stesura dell'epilogus gli conferì un posto eccezionale nella letteratura ecclesiastica del tempo; giustamente il Poncelet lo definì: "il primo leggendario dei santi a uso popolare". Purtroppo l'Epilogus non ebbe mai una edizione tipografica (solo alcuni profili, come quello di s. Domenico, furono ripetutamente pubblicati) e lo stesso codice Barberini 2300 della Vaticana, che lo contiene, è mutilo. Dei medesimo periodo (tra il 1241 e il 1251) è l'altra opera, Liber miraculorum Beatae Mariae Virginis,rinvenuto nel 1946 a Bologna in un codice membranaceo del sec. XIV (cod. 1794 della Bibl. Univ.). Il Liber miraculorum contiene 218 episodi o miracoli mariani, anch'essi destinati all'utilizzazione da parte dei predicatori e scelti con gli stessi criteri dell'epilogus. Anche qui fra, B. dà libero corso alle reminiscenze personali: non meno di cinquanta fatti sono autobiografici. Il Liber costituisce, in tal modo, la più estesa raccolta di leggende mariane medievali, cui attinsero liberamente i posteri, in particolare Vincenzo di Beauvais, Iacopo di Varazze, Pietro Calò, Stefano di BesanQon, Stefano di Bourbon, Tommaso di Cantimpré. P,, d'altra parte, da notare che la particolare devozione di B. alla Vergine trovò modo di esprimersi nella dichiarazione a favore dell'immacolata concezione: "sentiant alii quod placeat, dico ego quod sentio".

Di un rapporto con Innocenzo IV, oltre alla notizia già riferita di un incarico nell'ambasceria inviata a Federico TT, ètestimonianza una lettera papale del 6 dic. 1248 (cfr. Registres d'Innocent IV, II, Paris 1887, p. 22, n- 4231) indirizzata al priore provinciale dell'Ordine in Lombardia, in cui si ingiunge di considerare revocate "exemptiones et litteras quas ei (scil. Bartholomaeo) concessisse dicimur": e ciò a istanza dello stesso priore e dei confratelli, oltre che per la salvezza dell'anima di Bartolomeo. La data di morte di B. è incerta: verosimilmente avvenne tra il 1250 e il 1255. Secondo testimonianze di contemporanei, egli sarebbe anche autore di una Summa theologica adversus sui temporis haereses e di alcune monografie di romani pontefici.

Fonti e Bibl.: J. Quétif-J. Echard, Scriptores Ordinis Praedicatorum, 1, Torino 1961, p. mo; Analecta Sacri Ordinis Fratrum Praed.,XLIII (1935), pp. 35-43 (con bibl. e testo della vita di s. Domenico); J. L. Sette, Fra, Bartolomeo da Trento,in Tridentium, VIII (1905), pp. 22-39; A. Poncelet, Le légendier de P. Calò,in Analecta Bollandiana, XXIX (1910), pp.14-19; G. Abate, Il "Liber Epilogorum" di fra, B. da Trento,in Miscellanea Pio Paschini, I, Roma 1948; 1. Paltrinieri, Un nuovo codice di Fra, B. Tridentino,in Aevum, XX (1946), pp. 3 ss.; I. PaltrinieriG. Sangalli, Un'opera finora sconosciuta: il "Liber miraculorum B. M. Virginis* di fra, B. tridentino,in Salesianum, XII (1950), pp. 372-397; M. H. Vicaire, Saint Dominique de Caleruega d'après les documents du XIII siècle,Paris 1955, pp. 21 s.

Vedi anche
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