GIULIANO, Bartolomeo
Nacque a Susa il 15 ag. 1825. Secondo le notizie biografiche fornite da G. Carotti, si trasferì con la famiglia nel 1832 a Torino, dove studiò presso le scuole pubbliche di S. Francesco di Paola, vicine all'Accademia Albertina, alla quale successivamente s'iscrisse, diventando allievo di G.B. Biscarra e C. Arienti. Seguì quindi il padre, medico, in Sardegna, dove realizzò disegni e acquerelli dal vero, dai quali trarrà spunto anche per Abitazioni sotterranee nei dintorni di Cagliari, opera esposta nel 1856 alla Promotrice torinese; un progettato viaggio a Roma s'interruppe a Firenze e nei dintorni, dove il G. si esercitò ulteriormente in vedute al tratto e all'acquerello di paesaggi ed edifici medievali (Paese nei dintorni di Firenze e Fonte a Porta Ovile a Siena, esposti alla Promotrice torinese del 1857). Dal 1857 (dal 1855 secondo Lamberti) fu professore all'Accademia Albertina di Torino, dove fu chiamato come aggiunto di E. Gamba alla cattedra del disegno di figura; insegnò anche all'Accademia militare.
In questa fase iniziale della sua carriera si dedicò a una pittura di storia e di paesaggio d'impronta romantica. Alla prima appartengono Gli esuli italiani che piangono la patria perduta, Una vittima del feudalesimo, Fra Dolcino e Margherita condotti al supplizio, La Pia de' Tolomei - presentati alla Promotrice torinese rispettivamente nel 1851, 1855, 1859, 1860 - e Parisina, esposta nella stessa sede nel 1861 e acquistata dal Municipio di Torino (ora nella Galleria d'arte moderna, come Addio di Ugo a Parisina, 1863, acquistato da Vittorio Emanuele II alla Promotrice dello stesso anno, e Faust e Margherita, 1864, acquistato dal ministero di Agricoltura e Commercio alla Promotrice del 1864); alla seconda, vedute di paesaggio e di città come quelle esposte alla Promotrice nel 1853 (Dopo la pioggia) e nel 1854 (Ritorno da una festa nei dintorni della Spezia, Veduta del Torretto della Spezia, Veduta della Valle di Susa).
Nel 1860 (o 1861) sposò la pittrice Federica Giuseppina Gervasoni (Genova, 1838-1915), figlia di Nicolò, importante funzionario pubblico, dalla quale avrà i figli Nicolò e Giulia. Il trasferimento a Milano del G. è appunto legato al nuovo incarico milanese del suocero; grazie all'appoggio di M. d'Azeglio, presidente dell'Accademia di Brera, il G. ottenne la nomina di primo aggiunto di R. Casnedi, titolare della cattedra di disegno di figura, istituita nel 1860. Insegnò a Brera fino al 1883 (dal 1884, infatti, risulta sostituito dal secondo aggiunto A. Caironi). Continuò, però, a partecipare all'attività della scuola come membro del consiglio accademico e fu più volte commissario della giuria incaricata di selezionare le opere da inviare a esposizioni nazionali e internazionali.
Gli sviluppi della sua pittura a Milano lo vedono ancora rivolto in particolare alla pittura di storia d'intonazione eroica, ambientata nel paesaggio o in scorci architettonici urbani: tra le opere di questo genere, che egli rende piacevole attraverso un'alta qualità di pittura, la più nota è Passaggio travaglioso per Susa dell'imperatore Federico Barbarossa, eseguito nel 1869 ed esposto alla Promotrice di Torino del 1870 (ora a Torino, Galleria d'arte moderna). Progressivamente, però, anche in relazione con il clima culturale di Milano, dove i suoi rapporti con l'ambiente accademico non esclusero contatti con la scapigliatura, si avvicinò a un tipo di pittura di storia più aneddotico e rispondente alle attese di un gusto e di un pubblico borghese: possono esemplificare questo aspetto della sua produzione sia quadri di soggetto ancora storico-letterario come Van Dyck dipinge i figli di Carlo I, esposto a Torino nel 1880 e già di proprietà del re d'Italia, sia, soprattutto, scene galanti e di genere virtuosisticamente rese, con grande padronanza della materia pittorica, in stile ora vagamente barocco, ora più naturalistico, in ciò influenzato dai suaccennati rapporti con l'ambiente scapigliato milanese (si veda Lo sloggio forzato, esposto nel 1867 al Circolo degli artisti di Torino e ora nella locale Galleria d'arte moderna). Un suo stile più personale si avverte nei paesaggi e nelle marine, caratterizzato da una pittura abbreviata, diretta e sensibile al dato di natura. La tendenza verista si accentuò negli anni Ottanta, in concomitanza con una diffusa evoluzione del gusto, che nel G. si manifestò nella rappresentazione sempre meno letteraria di scene di vita contemporanea: i suoi più notevoli risultati si riscontrano nelle opere che raffigurano fatti ed episodi della vita e del lavoro dei marinai e dei pescatori della Liguria (dal 1883 soggiornò spesso a Quarto, nella Riviera di Levante).
Nell'opera complessiva del G. anche la ritrattistica occupò uno spazio rilevante, così come l'attività di frescante: in questo ambito è da ricordare l'intervento nella galleria Vittorio Emanuele II di Milano dove, in corrispondenza della cupola centrale, eseguì le lunette con le allegorie - oggi perdute e sostituite da mosaici - dell'Asia (il cui bozzetto a olio su tela, dipinto nel 1866 ed esposto a Brera nel 1867, lo stesso anno dell'inaugurazione della parte interna del monumento, si trova ora alla Galleria d'arte moderna di Milano) e dell'Industria.
In Italia espose regolarmente, oltre che a Torino, alle principali mostre di Roma, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Milano; all'estero, a Monaco, Parigi e Vienna, ottenendo un notevole successo.
Nel cortile dell'Accademia di Brera e al cimitero Monumentale di Milano si trovano fusioni in bronzo di un suo ritratto a mezzo busto dovute allo scultore G. Branca.
Il G. morì a Milano il 12 apr. 1909.
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