INTIERI, Bartolomeo
Nato a Firenze nel 1676, morto a Napoli il 21 febbraio 1757. Venuto a Napoli sui primi del sec. XVIII quale amministratore delle vaste tenute della casa Corsini in Campania, poi degli stati medicei del regno, si dedicò agli studi matematici e fu geniale inventore e perfezionatore di strumenti pratici per l'agricoltura, come la celebre stufa pei grani, da lui descritta in un opuscolo, erroneamente attribuito al Galiani: Della perfetta conservazione del grano (Napoli 1754). Divenuto ricco, si diede tutto al progresso della città ch'egli considerò come sua seconda patria. Nei ritrovi del palazzo Rinuccini al Museo, da lui abitato, in cui si radunavano i cultori di scienze economiche verso la metà del secolo, intorno al Galiani e al Genovesi, sorse nell'I. la munifica idea di dotar Napoli, a sue spese, d'una cattedra, la prima in Europa, di economia e commercio e di meccanica delle arti. Tale cattedra fu eretta con pubblico strumento in data 25 maggio 1754: l'I. garantiva sopra un capitale di 7500 ducati un'annua rendita di 300 ducati e metteva tre condizioni, che furono integralmente osservate: che la cattedra fosse data ad Antonio Genovesi, che le lezioni venissero impartite in italiano, e che, morto il Genovesi, essa fosse tenuta da laici. Molto l'I. dovette lottare perché la sua offerta, avversata da preti e da retrivi, dei quali s'era fatto portavoce lo stesso segretario di stato marchese Brancone, potesse venire accolta; ma finalmente, rimossi gli ostacoli per il caloroso interessamento del Fogliani, del Losada e specialmente del principe di Sansevero, il Genovesi teneva il 5 novembre 1754 la sua prima lezione, e la cattedra per lui fondata dall'I., fu per quindici anni palestra di civile progresso nel regno di Napoli e valse a trasmutare mirabilmente "in lavorio collettivo" tendente ad assumere nella vita politica forme organiche determinate, lo studio "individuale, tardo, rivale, cenobitico" dei problemi di pubblica economia.
Bibl.: A. Simioni, Le origini del Risorgimento politico dell'Italia meridionale, I, Messina 1925, p. 145, e la bibliografia ricordata alla n. 55.